Sulla vicenda della controversa intitolazione del liceo Santi Savarino di Partinico a Peppino Impastato e alla madre Felicia Bartolotta interviene la sede provinciale di Palermo dei Cobas, Comitati di base della scuola.
«Ci sembra indiscutibile - si legge in una nota - la correttezza dell'operato della scuola sia nel merito sia nel metodo seguito. Così come è pienamente condivisibile la decisione della comunità scolastica di cambiare il nome della scuola attualmente intitolata al senatore partinicese Santi Savarino, attivo sostenitore delle infami leggi razziste emanate dal regime fascista nel 1938, riciclatosi dopo il 25 luglio 1943 come censore della stampa nel governo Badoglio e - come sostiene Salvo Vitale - amichevole corrispondente del boss mafioso Frank Coppola».
I Cobas ricordano che il Consiglio d’istituto, lo scorso 7 marzo, ha deliberato a maggioranza (12 favorevoli, 4 contrari espressi dalla componente studentesca, 3 astenuti) la decisione di intitolare la scuola a Felicia e Peppino Impastato, ribadendo, come è noto, la delibera precedente, del giugno del 2022. «Stupisce quindi - incalzano i Cobas di Palermo - che tanta stampa e tv abbiano ripreso senza fare verifiche, l’accusa rivolta dagli studenti presenti nel CdI di un voto non democratico, basata su un sondaggio condotto tra gli studenti del liceo, secondo il quale il 73 % di coloro che hanno risposto sul totale dei circa 1.300 alunni, si sarebbe espresso conto l’intitolazione a Felicia e Peppino Impastato. Democrazia avrebbe voluto che, a fronte di un 27% di studenti che nel sondaggio si era dichiarato favorevole all'intitolazione a Felicia e Peppino Impastato, almeno uno dei quattro rappresentanti della componente studentesca in CdI votasse a favore per rappresentare la stessa proporzione emersa dal sondaggio».
La componente studentesca, ricorda la nota dei Cobas, ha motivato la sua contrarietà dell’intitolazione a Felicia e Peppino Impastato al fatto che il nome di Peppino sia divisivo in quanto appartenente ad un partito politico. «Riteniamo - commentano i Comitati di base - che combattere ed essere assassinati in modo atroce per il proprio impegno antimafia debba essere considerato in massimo grado elemento di condivisione oltre le appartenenze politiche, anche così si è fatto ad esempio nei confronti di Paolo Borsellino, la cui appartenenza al Fuan (organizzazione universitaria del Movimento Sociale Italiano, partito dell’estrema destra in attività dal 1946 al 1995) era notoria».
«Prendiamo atto - continuano nella nota - che un comunicato pubblicato ieri dalla componente studentesca del CdI del liceo Savarino attenua i toni polemici, sebbene appaia un frettoloso rattoppo, affermando che “abbiamo votato no all’intitolazione Felicia e Peppino Impastato, non abbiamo detto no né a Felicia Bartolotta e neanche a Peppino Impastato” e che il termine divisivo non era rivolto alla persona di Peppino Impastato, ma è stato usato “per sottolineare le divisioni che sono sorte nel territorio e nella stessa comunità scolastica”». Infine, si legge nel documento, «ci pare importante rilevare che l’orientamento espresso dalla maggioranza degli studenti del liceo Savarino, più che da una mentalità tollerante nei confronti della mafia sembra dettato da una concezione – figlia dei tempi che viviamo - per cui l’avversario politico non ha diritto a esistere neppure simbolicamente. Chi inquadra la vicenda nel solito copione duale mafia/antimafia nasconde ipocritamente quanto si agita nella società per giustificarsi e lavarsi la coscienza dalla grande responsabilità che ha nell’emarginazione delle posizioni critiche e scomode».
In premessa, la nota dei Cobas contiene altre considerazioni, là dove sottolinea che la vicenda del liceo di Partinico «ha avuto nei giorni passati una vasta visibilità sui media nazionali, visibilità che purtroppo non viene dedicata ai numerosi e gravi problemi vecchi e nuovi che affliggono le scuole in questo periodo». Da questa considerazione parte un elenco di temi sollevati dai Cobas: «Le strutture scolastiche in molti casi inadeguate, carenti e fatiscenti, in palese violazione delle norme di sicurezza; la precarietà sistemica degli organici; la compressione della libertà di insegnamento, vedasi le circolari di vari Usr volte ad impedire che per la Giornata della Memoria si discutesse nelle aule del massacro che sta avvenendo in Palestina; l'impoverimento culturale della scuola in ossequio all'opprimente processo di digitalizzazione, spinto ai massimi livelli dal Pnnr; l'invadente presenza della propaganda militare nelle scuole; le conseguenze dannose sull’istruzione derivante dal progetto di autonomia differenziata».
GdS, 17/3/2024
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