GIOVANNI BURGIO
Martedì 30 gennaio è finito in carcere John Pipitone, figlio di Giovan Battista storico boss di Carini all’ergastolo. Ai domiciliari è andato Vincenzo Vallelunga, già condannato per mafia, mentre il figlio Salvatore è stato arrestato. Anche Giuseppe Passalacqua, già condannato per mafia, è stato arrestato. Completa l’elenco dei reclusi l’imprenditore edile Salvatore Abbate. Sarebbero questi oggi i personaggi più in vista della famiglia di Carini, con il giovane John Pipitone al comando e Salvatore Abbate suo fedele aiutante. Abbiamo quindi gli scarcerati che tornerebbero in auge e i figli che continuerebbero la tradizione delinquenziale dei padri.
Ma è il silenzio assoluto delle ben 115 famiglie che utilizzavano l’acqua fornita dal clan che ha colpito gli inquirenti. Nonostante fossero sottoposte a una sorta di “pizzo” per avere l’acqua, queste centinaia di persone hanno dimostrato una connivenza e una sottomissione assoluta non aprendo bocca sulle persone che li vessavano. Un rapporto vittima – carnefice descritto nel provvedimento cautelare come “una condizione di dominio incontrastato che ha trovato il consenso di una larga parte della popolazione”.
Alcuni episodi emersi dalle indagini rivelano come sia ancora forte e determinante la regola della divisione territoriale in famiglie e mandamenti. Prima di tutto la paura che attanaglia tutta la famiglia mafiosa di Carini dopo gli arresti del luglio dello scorso anno degli appartenenti al mandamento di San Lorenzo – Tommaso Natale, mandamento a cui appartiene il centro del palermitano. Dice Salvatore Vallelunga “Stanotte l’opera c’è stata… a tutti quelli di là. E ora cominciano con qua. Io mi ci sono visto sabato mattina. Questi non mi devono fare dormire più, perché è capace che vengono stasera ‘sti gran cornuti. Comunque io alle 4 mi sveglio e me ne vado, perché loro vengono alle cinque meno dieci”. Quindi c’è la conferma del legame stretto e continuo fra famiglie dello stesso mandamento.
Poi ci sono gli affari, l’economia che si sviluppa in un luogo rigidamente controllato dai boss. In una compravendita gestita da un “sensale” afferente ai carinesi, Sergio Giannusa, braccio destro di Salvo Genova del mandamento di Resuttana, rivendica la parte della mediazioneche spetta alla sua famiglia. E per definire la questione si sarebbe addirittura convocato un summit tra capi. E poi ancora c’è una delega dei mafiosi di Resuttana ai Vallelunga per riscuotere il pizzo da un imprenditore che non vuole pagare. Tutto, quindi, viene rivendicato a secondo del luogo dove si svolge la transazione del denaro.
Nelle carte dell’inchiesta ci sono anche i lavori per la costruzione del Centro per le biotecnologie e la ricerca biomedica di Carini. Ci sarebbero stati dei rapporti fra alcune ditte appaltatrici e boss locali. La Fondazione Ri.Med. si è messa a disposizione degli inquirenti per fornire tutte le informazioni utili alle indagini.
Giovanni Burgio
6.3.23
Just another WordPress.com site
Nessun commento:
Posta un commento