IL LIBRO SARA DISPONIBILE A PARTIRE DAL 20 MARZO IN TUTTE LE LIBRERIE.
“L’amore di Dio ha il sapore della irragionevolezza”. L’irragionevolezza del Dio di Gesù Cristo, che continua a graziare, a perdere, a “misericordiare”, come afferma Papa Francesco, per guadagnare la vita di ogni uomo.
Nel volume, l’autore traccia un percorso che aiuta a prendere coscienza di ciò che ancora oggi questo sacramento significa per la vita della Chiesa e per la vita di ogni battezzato. Pertanto, il libro si configura come vademecum, tanto per il penitente, quanto per il confessore, entrambi protagonisti della confessione ed entrambi soggetti alla tentazione sottile di scadere in una pratica formale che nulla ha a che vedere con il cuore. Perché la confessione è un fatto del cuore.
Lo scrittore introduce il lettore dapprima alla definizione e alle varie tipologie di peccato, denunciando così l’incapacità odierna di riconoscere ciò che è bene da ciò che non lo è, immersi come siamo nel gran mare del relativismo, che, come despota, spadroneggia. È il punto iniziale, questo, da cui iniziare un cammino di rinnovamento, altrimenti impossibile.
E da qui si procede, come in una lenta navigazione, alla riscoperta del nome di Dio, che è Misericordia, manifestato definitivamente in Cristo Gesù, definito da Agostino “Medico umile” dei cuori afflitti dal peccato. Percorso, questo, che nell’intenzione dell’autore è una rieducazione e una correzione delle false immagini che si hanno di Dio.
Nella sapienza pastorale del libro, dettata certamente dalla esperienza più che ventennale di ministero dell’autore, come egli stesso afferma nell’introduzione al volume, è riscontrabile una sana e santa preoccupazione per il Sacramento della Riconciliazione, oggi più che mai insidiato da un certo lassismo e mediocrità, che appiattiscono i cammini spirituali di ciascuno e non permettono alla grazia divina di risplendere nella sua piena luce. In particolare, l’autore passa in rassegna casi concreti in cui il penitente è poco o mal disposto a ricevere il perdono di Dio, avvertendolo quasi come un’imposizione o frutto di uno scrupolo di coscienza, senza, cioè, disporsi al cambiamento e alla conversione. Si segnalano, addirittura, casi di perversione magico-scaramantica del sacramento, riducendolo ad amuleto per scongiurare le ire divine di un tremendo Zeus dell’Olimpo. E se la mediocrità è riscontrabile in molti penitenti, di certo non ne sono esenti anche, purtroppo, i ministri della grazia, ossia i confessori, i quali spesso tutto mostrano tranne che il volto del Padre misericordioso, pronto a correre incontro al figlio per baciarlo e donargli il suo Amore. Scrive Don Leoluca a questo proposito: “Lì dove un sacerdote è disposto ad ascoltare e a levare le mani per assolvere, si offre un’opportunità di salvezza a una vita ferita, un tempo di grazia dove si permette all’uomo di incontrarsi e lasciarsi riconciliare con Dio”.
La riflessione dell’autore, dunque, si pone all’interno di questa dicotomia tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere il Sacramento della Riconciliazione, come condizione essenziale perché ogni uomo abbia sempre, ogni giorno, un orizzonte, un futuro ricolmo di speranza verso cui camminare, anzi correre, nella sicura certezza che quand’anche dovesse inciampare e cadere, vi è sempre il braccio santo del Signore, quello che compie meraviglie, pronto a risollevarlo.
Mattia Mazza
Nessun commento:
Posta un commento