Dall’archivio dei ricordi di Pietro Di Miceli: u Zu Damiano insieme a me, al prof. Alagna ed altri durante una cavalcata a Piano delle Giumente (Campofiorito) |
PIETRO DI MICELI |
Cavallo magazine, con un articolo del noto giornalista e foto-reporter Franco Barbagallo, riporta la notizia che il cavallo siciliano è stato riconosciuto come razza autoctona e pertanto ufficialmente inserito nel programma nazionale per la conservazione delle razze.
Un risultato che premia l’impegno, la passione e la dedizione di Francesco e Patrizia Russo che hanno creduto nella scommessa di far riconoscere il cavallo del nostro territorio come razza equina distinta dalle altre, con un proprio disciplinare ed un apposito libro genealogico. Mi permetto, a questo punto, ricordare come nasce questa bellissima storia.
Rondello era un bellissimo puledro baio castano con una bella coda e una lunga criniera, di media altezza ma molto compatto che durante una fiera zootecnica che annualmente si svolgeva nel corleonese, stava per essere venduto per la macellazione. Fu salvato da Franco Ferro di Campofiorito, appassionato allevatore e domatore di cavalli che lo comprò subito, pagandolo più di quanto valesse per il macellaio che lo stava contrattando. Fu un amore a prima vista perché il puledro, seppur ancora da svezzare, aveva una docilità ed un portamento tipico dei nostri cavalli “nostrani”.
Rondello fu così allevato e domato a Campofiorito da mani esperte e diventò nel giro di pochi anni un cavallo sicuro ed affidabile ed un riproduttore eccezionale.
Ad un certo punto Franco Ferro non potè più mantenerlo per mancanza di spazio, perché il terreno dove lo teneva passò ad altri proprietari e fu costretto a venderlo. Fu così che Damiano D’Antoni, conosciuto da tutti i corleonesi come “U Zu Damianu” pure Lui appassionato e grande esperto di cavalli, lo comprò e lo tenne sino a quando uno spaventoso incendio alle porte del paese, bruciò la stalla dove alloggiava il povero Rondello.
Ricordo ancora le lacrime e la disperazione di “Zu Damiano” che aveva perso un fedele compagno non solo di lavoro ma anche di piacevoli ed indimenticabili passeggiate a cavallo lungo i sentieri forestali e le trazzere che attraversano il nostro territorio. Eravamo agli inizi degli ‘90 ed io con Zara, la mia giumenta baia che mi fece scoprire le emozioni del nostro paesaggio montano, oggi percorso da tanti camminatori ed appassionati di escursionismo, insieme a zio Damiano, organizzavamo escursioni a cavallo cui partecipavano decine di appassionati.
La triste fine di Rondello, che gettò nello sconforto lo zio Damiano, al punto da farlo desistere dall’acquisto di altri cavalli, non arrestò la diffusione ed il ripopolamento del nostro cavallo “nostrano” grazie ai tanti discendenti di questo bellissimo riproduttore che tramettevano, in maniera costante, le caratteristiche genetiche, caratteriali e morfologiche di Rondello.
Oggi la storia di Rondello e dello Zio Damiano continua con i suoi nipoti Matteo e Giuseppe ed altri appassionati che ancora oggi allevano i suoi discendenti, ma soprattutto da Francesco e Patrizia Russo che hanno caparbiamente ed orgogliosamente inseguito il sogno di far riconoscere il nostro cavallo siciliano quale razza autoctona riconosciuta dallo Stato Italiano.
Il lavoro svolto in questi anni dall’associazione degli allevatori ARACSI ha consentito di rassegnare diverse centinaia di cavalli con le caratteristiche idonee per iscriversi al libro genealogico del cavallo siciliano che, per le caratteristiche morfologiche, la docilità e la robustezza, potrebbe dare una spinta considerevole al turismo equestre oggi praticato da appassionati provenienti soprattutto dal nord Europa.
Pietro Di Miceli
Nessun commento:
Posta un commento