«Il latitante di Castelvetrano e le stragi del ‘92? Serve una Commissione d’inchiesta»
Giorgio Mannino
Il ritorno ai conflitti a fuoco, il business della droga sempre meno dipendente dalla 'ndrangheta, la grande disponibilità di armi e poi il pizzo, imposto e pagato a tappeto, come forma di controllo del territorio. Cosa nostra ha una voglia irrefrenabile di rialzare la testa. Lo sa bene il procuratore aggiunto Marzia Sabella da anni in prima linea nella lotta alla mafia: «C'è un ritorno a modalità che sono preoccupanti», afferma.
Cosa intende?
«C'è una criminalità organizzata, data per moribonda da un lato e stracciona dall'altro perché non faceva grandi affari, che prova a riprendersi spazi che anni di attività giudiziaria hanno ristretto. La mafia stragista non esiste più, i capi storici viventi sono al 41-bis. Sembrava che quest'organizzazione criminale stentasse a controllare il territorio e invece lentamente prova a riemergere con i connotati del passato».
Quali scenari si aprono?