martedì, febbraio 27, 2024

Todde eletta presidente, la Sardegna punisce Meloni. Schlein: “Cambia il vento”


di Concetto Vecchio (La Repubblica)

All’una di notte, dopo uno spoglio interminabile, l’annuncio della vittoria con i leader dem e Cinquestelle. E’ la sconfitta della premier Meloni

CAGLIARI – “Cambia il vento”, annuncia Elly Schlein. E’ l’una di notte, mancano una manciata di sezioni, ma la segretaria pd e Giuseppe Conte si presentano nel comitato elettorale della candidata del centrosinistra in via Dante per dire che Alessandra Todde ha vinto. Meno di mezzo punto, tremila voti di differenza. “Si profila una vittoria”, aveva annunciato Todde poco prima. “Sarò la prima presidente donna della Regione, una pagina storica per la Sardegna. Sono felice e orgogliosa”. Fuori trecento militanti pd e cinquestelle, in attesa da ore al freddo, inneggiano all’affermazione. Poi entrano in scena anche Conte e Schlein. Foto di gruppo.

“E’ una giornata indimenticabile”, gongola Conte. “I sardi hanno aperto la porta all’alternativa”. Schlein annuisce convinta. Lei e Todde si conoscono da tempo, si stimano. “E’ il modo migliore per festeggiare l’anniversario della mia vittoria alle primarie”, spiega Schlein. “Ci abbiamo creduto come coalizione”. Poi escono fuori. Bagno di folla. Selfie. “Alessandra, Alessandra”, gridano i militanti. Un signore stringe Todde in un abbraccio. Lei si commuove. Ovazione.

Elezioni thriller. Todde 45,3, Truzzu 45,1. Questo il dato delle due di notte, quando mancano ancora trenta sezioni da scrutinare. Giorgia Meloni quindi ha perso. Era così sicura di vincere dall’avere imposto un suo sodale, Paolo Truzzu - dai più ritenuto inadeguato e impopolarissimo - a candidato governatore. Un eccesso di sicurezza dopo un anno e mezzo di sondaggi esaltanti, di elogi sulla sua presunta bravura, che potrebbe all’improvviso porre fine alla luna di miele e all’aura d’invincibilità. Qualcosa cambierà.

Ci sono tante prime volte in questa storia. E’ il debutto di una governatrice cinquestelle: Todde, nuorese di 55 anni, manager, viceministra allo Sviluppo economico nel governo Draghi, vicinissima a Giuseppe Conte. La prima volta di una donna in Sardegna. Non era nemmeno mai successo che il Pd sostenesse una presidente grillina. Il rovescio isolano apre una resa dei conti tra Fratelli d’Italia e Lega e ridà fiducia al centrosinistra. La destra non è affatto imbattibile, se si marcia uniti e si scelgono politici di qualità.

Giornata estenuante. Alle 23,30, un tweet di Youtrend dà per fatta la vittoria di Todde, dopo uno spoglio di una lentezza scandalosa, non degna di una democrazia moderna. Ci sono voluti quasi ventiquattro ore in una regione con 757mila votanti. Un ritardo che ha autorizzato molti sospetti, per il mancato caricamento dei dati delle città, Cagliari e Sassari in testa, nelle quali Todde era nettamente in vantaggio. Tanto che Conte e Schlein hanno sentito il bisogno di volare a Cagliari, sullo stesso aereo, anche per vigilare simbolicamente sullo spoglio. Dopodiché nessuno li ha visti fino a notte fonda, perché sono rimasti rintanati in un albergo.

Lo spoglio, iniziato alle sette del mattino, si è rivelato subito di una macchinosità esasperante. Dai rappresentanti dei seggi del centrosinistra arrivavano però buone notizie, che alimentavano il fuoco della speranza. A mezzogiorno, nella sede della Todde, si presenta il segretario del Pd, Piero Comandini, e rilascia molte interviste alle tv private, di fatto parla come vincitore. Poi abbraccia Zoro di Propaganda Live: “Sei il mio idolo”. Il clima è questo. La Nuova Sardegna pubblica un retroscena, secondo cui Truzzu avrebbe detto: “E’ andata, purtroppo”. La rivelazione alimenta la certezza della vittoria del centrosinistra, anche se in quel momento i dati caricati sono appena il cinque per cento. Truzzu smentirà di averlo mai detto. Poi tutto si blocca. Lo spoglio si incarta. Per buona parte del pomeriggio Truzzu è in vantaggio. Dal comitato Todde protestano. «Lo scrutinio è complesso, la scheda elettorale è complicata, le procedure sono articolate e dunque serve tempo. Ma sono i comuni che devono caricare correttamente i dati, se i comuni non li caricano noi dalla regione non possiamo fare nulla», spiegano a sera dal servizio elettorale della Regione.

Alle 19 Todde sorpassa Truzzu, ma non allunga mai in maniera decisiva. Alle dieci e mezzo mancavano ancora duecento sezioni scrutinare e nessuno può dichiararsi vincitore. Alle undici il vantaggio di Todde si assottiglia a 1200 voti. Poi risale a duemila, quando mancano sessanta seggi a Cagliari, trenta a Sassari. I risultati definitivi? Previsti fra le 4 e le 5 del mattino. In piena notte. Cosa potrebbe succedere adesso? Per Meloni è un danno d’immagine. Aveva scommesso tutta se stessa sulla Sardegna, imponendosi sul candidato di Salvini, Christian Solinas. Il bilancio di cinque anni di destra è disastroso. Fratelli d’Italia è andata male, al quattordici per cento. Consensi dimezzati rispetto alle politiche. La Lega è al quattro per cento. I sardisti hanno fatto ricorso al voto disgiunto, non votando per Truzzu. Una battuta d’arresto che potrebbe pesare. Il grande vincitore però è Giuseppe Conte, che si allea col Pd solo se c’è un suo candidato presidente. La sua strategia – guidare il centrosinistra – prosegue. Schlein al momento deve abbozzare. Ma il Pd ha preso il doppio dei voti rispetto al M5s e il vero cimento saranno le Europee.

Il centrosinistra ha capito che Pd e M5s devono stare insieme se vogliono avere una chance. “La Sardegna indica che la strada imboccata tra mille difficoltà nel settembre 2019 era quella giusta. Ora va percorsa con convinzione e generosità”, ha fatto notare Dario Franceschini, uno degli architetti del governo giallorosso. Forse lo capiranno anche Renzi e Calenda, che uniti a Renato Soru, che si è fermato all’8,6 per cento, e non entreranno manco in consiglio regionale. Senza Soru, uno dei fondatori del Pd, Todde avrebbe vinto a mani basse. Il Terzo Polo ancora una volta risulta irrilevante. Finisce così la lunga notte sarda. Fuori i militanti intonano Bella ciao. L’Italia democratica tira un sospiro di sollievo.

La Repubblica, 27 FEBBRAIO 2024

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