Si è concluso oggi in primo grado il processo al clan mafioso di Porta Nuova di Palermo, in cui la maggior parte degli imputati sono stati condannati a vario titolo per i reati di associazione mafiosa, traffico di stupefacente ed estorsione.
Il processo nell’ambito del quale l’autore dell’estorsione è stato condannato mentre il presunto mandante assolto, costituisce un fatto senza precedenti dato che per la prima volta in giudizio oltre al titolare dell’impresa edile anche i suoi lavoratori, destinatari di intimidazioni prontamente denunciate, si sono costituiti parte civile con l’ausilio di Addiopizzo.
È stato grazie a un percorso di ascolto e sostegno portato avanti dall’Associazione assieme all’imprenditore e agli operai, in sinergia con i magistrati della procura di Palermo e gli investigatori dell’Arma, che è maturata la scelta di opporsi e non piegarsi alle richieste estorsive.
L’imprenditore e gli operai hanno infatti raccontato, ricostruendo i fatti con dovizia di particolari, l’asfissiante strategia estorsiva subita e sfociata anche nelle ripetute minacce di interrompere i lavori di ristrutturazione di un immobile situato nel mandamento mafioso di Porta Nuova.
Una storia che seppure abbia un lieto fine racconta in controluce la persistenza del fenomeno estorsivo nel settore dell’edilizia dove c’è bisogno che le organizzazioni datoriali del comparto e i sindacati di riferimento si facciano concretamente sentire nei confronti dei loro iscritti.
Ci sono infatti aree della città e della provincia di Palermo dove imprenditori e operai hanno serie difficoltà a lavorare dato che altre imprese edili in cambio delle estorsioni pagate si accaparrano forniture e lavori con la protezione di Cosa nostra. Tale fenomeno non può essere ignorato visto che oltre a colpire chi vuole fare impresa sana e lavorare onestamente, altera e sterilizza le regole del libero mercato e della concorrenza anche a danno dei cittadini-consumatori.
I processi, celebrati negli ultimi due decenni grazie al lavoro di magistrati e forze dell’ordine e con l’ausilio di associazioni realmente operative, raccontano che a Palermo sono maturate centinaia di denunce di operatori economici che si sono opposti a Cosa nostra e che dopo tale scelta sono riusciti a proseguire la loro attività economica in condizioni di normalità.
Tuttavia c’è ancora chi paga le estorsioni e non denuncia perché ricerca, più che subisce, la “messa a posto” in un contesto che non è di intimidazione e di paura ma di connivenza e convenienza. Per queste ragioni va aggiornata l’analisi e la narrazione sul fenomeno estorsivo e soprattutto sulla circostanza che chi paga e non denuncia non è sempre una vittima.
addiopizzo, 23/2/24
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