ANTONIA FAMA
Nella settimana in cui tutto si ferma e tutto diventa di secondaria importanza rispetto al FantaSanremo, le attenzioni sono rivolte completamente a quel palco gigantesco, e a chi ci sale sopra. Ma la performance artistica non è che un pezzo dello show. O per dirla meglio, a renderla potente, quando lo è, contribuiscono tanti tasselli di un lavoro quasi artigianale.
Quello dei tecnici che sono, a modo loro, degli artisti. Del suono, delle luci, della messa in onda, della messa in scena. Ma chi sono quelle api silenziose che ogni tanto, nel corso delle serate del Festival, qualcuno- Amadeus, o un concorrente – si ricorda di ringraziare?
PRIMA DELLA PRIMA
“Un grande chitarrista è un grande chitarrista perché si approccia al suo strumento in maniera assolutamente peculiare. Per noi tecnici è la stessa cosa quando ci approcciamo alle macchine che abbiamo a disposizione”. Carlo Volpe lavora nel campo dei service audio e luci dal 1986. Ha una sua società, con cui ha fatto più di un Festival della Canzone. Lui si occupa del palco di Piazza Colombo, dove si svolge lo show parallelo per chi non ha un posto in platea, con una serie di collegamenti in diretta televisiva. “Siamo qui dal 24 gennaio, in venti lavoriamo al service, senza considerare i tecnici Rai e tutti quelli che si trovano, invece, dietro le quinte del palco principale. Dobbiamo interfacciarci con tutti”.
Sì, perché la macchina del Festival è particolarmente complessa e prevede la collaborazione tra gruppi di tecnici diversi. Oltre ai dipendenti Rai, che seguono principalmente la parte della messa in onda, ci sono decine di professionisti provenienti da aziende differenti, vincitrici di gara, occupate su altri pezzi di questa articolata filiera. Per esempio gli staff tecnici che supportano i singoli artisti. O chi, come Volpe, segue il montaggio del palco esterno e e la parte di fonica e luci. Prima della prima ci sono intere settimane di montaggio, prove tecniche, prove con gli artisti. E la leggendaria tensione da Sanremo, arriva anche qui. “Fa parte del gioco, è una sorta di effetto domino” – prosegue Volpe – “le giornate sono lunghe, il giorno della prima serata eravamo in piazza già alle dieci del mattino, e abbiamo fatto quasi le tre di notte, quando Amadeus ha chiuso”.
IL LAVORO SUL PALCO
Sanremo è, nel bene e nel male, lo specchio del paese e qui tutto succede più in grande. Quel palco è diventato, negli anni, l’occasione per parlare di temi importanti come i diritti, il lavoro. Lavoro che, nel caso dei tecnici del settore dello spettacolo dal vivo, è ancora troppo poco tutelato, o lo è ma non in maniera peculiare. Si tratta, infatti, di un settore in cui il rischio è all’ordine del giorno, tra cavi, scale alte dieci metri e materiale elettrico. E c’è chi, cadendo da un palco, ci ha perso la vita.
LA PANDEMIA, UN PRIMA E UN DOPO
“La pandemia è stata uno spartiacque da un punto di vista lavorativo” dice Marco Barusso, direttore tecnico. Lui di Sanremo ne ha fatti talmente tanti che neanche riesce a numerarli tutti. C’è stato quello con Alice, con Frankie Hi-Nrg, la vittoria al fianco di Marco Mengoni nel 2013, quella con Emma Marrone, un anno prima. “La figura del direttore tecnico è molto cambiata al Festival negli ultimi anni – spiega Barusso – intanto perché dal Covid in poi non siamo più noi ad avere libero accesso alla consolle quando cantano gli artisti che seguiamo, ma sono i tecnici Rai”. Ma c’è un’altra cosa che il Covid ha rappresentato: l’occasione di rimettere in discussione un intero sistema. “Molti dopo la pandemia hanno cambiato mestiere, non ce l’hanno fatta a resistere. C’è stato un momento in cui la carenza di organico era grandissima”. Ed è lì che, come sottolinea Barusso, bisogna tenere gli occhi aperti.
LA BATTAGLIA PER I DIRITTI
Il rischio è che le aziende del settore mettano in atto meccanismi di dumping sociale, in cui vengono assunte – si fa per dire- persone poco preparate, con paghe ridicole e diritti inesistenti. Persone disperate, pronte ad accettare tutto, pur di lavorare. “Io c’ero in piazza a protestare col mio baule, nel 2020 – ricorda Volpe con un velo di tristezza - speravamo che quella sarebbe stata, nella disgrazia, la scintilla per iniziare un percorso nuovo”. I lavoratori e il sindacato su quel percorso ci stanno camminando, provando a contrattare in maniera del tutto inedita e innovativa nuove modalità di organizzazione del lavoro, condizioni, tutele, salari dignitosi. Ma il grande assente sembra essere ancora il governo. “È come se le istituzioni si ricordassero di noi solo in occasione di grandi eventi come il Festival. Ma noi esistiamo – conclude Volpe – e continuiamo a lavorare, anche quando Sanremo finisce”.
Collettiva.it, 9/2/2024
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