di Salvatore Mannino
La madre di una manifestante finita poi in ospedale per le cariche della polizia di venerdì mattina a Pisa: «Ha edemi e contusioni, una violenza inaudita»
«La piazza piena di venerdì sera a Pisa è la migliore risposta al rischio di alienazione, di subalternità, di violenza delle manganellate della mattina contro gli studenti. Rincuora vedere tanta gente riunita, dopo le immagini pesanti di una città militarizzata».
Sara Costanzo, 48 anni, pedagogista e professoressa di filosofia, è la madre di una delle adolescenti ferite (lievemente) a Pisa negli scontri fra poliziotti e corteo dei ragazzi represso dagli agenti con le maniere forti che hanno suscitato il richiamo del presidente Mattarella.
Lei il suo giudizio l’ha già espresso sui social appena uscita con la figlia dall’ospedale: «Lunedì Gemma torna a scuola a testa alta, voi poliziotti non so come potete guardare i vostri figli».
Qui la ricostruzione dell'accaduto (a Pisa e a Firenze) e delle reazioni e conseguenze.
Professoressa Costanzo, è un giudizio forte. Che ne pensa della risposta che ha già dato Pisa?
«Non ero presente alla manifestazione perché ero ancora in ospedale con mia figlia, ma mi commuove molto quella folla: ringrazio i colleghi e tutti gli amici che in un momento così orribile hanno avuto la forza di scendere in piazza».
Lei come ha saputo quello che era successo?
«Mi ha telefonato mia figlia, mentre stavo facendo lezione al liceo. All’inizio ha cercato di rassicurarmi: “Mamma, ci sono state tensioni durante il corteo”. Poi mi ha raccontato che i poliziotti avevano usato i manganelli contro gli studenti».
E a Gemma in particolare cosa è accaduto?
«Lei mi ha spiegato che si è trovata nel mezzo, imbottigliata nel vicolo fra i poliziotti da una parte e la coda del corteo dietro. I ragazzi si rivolgevano agli agenti con le mani alzate. Gemma è caduta a terra, e mentre era a terra un agente in tenuta antisommossa l’ha picchiata con lo sfollagente sulla gamba destra. Lei gli ha urlato di smettere, ma non è bastato».
Ma sua figlia è andata in ospedale da sola?
«Ci siamo andate assieme. Gemma è rientrata a casa con ecchimosi evidenti alla gamba, l’ho accompagnata all’ospedale a Pontedera. Ha delle contusioni, e degli edemi».
Gemma l’aveva avvertita della manifestazione?
«Mi aveva detto che ci sarebbe stato uno sciopero degli studenti e forse un corteo pro-Palestina».
E lei era d’accordo?
«Lascio libertà a mia figlia di manifestare le sue idee, almeno fino a quando restano nei limiti di un pacifico dissenso. Posso essere d’accordo o meno sui contenuti, ma difendo il diritto dei ragazzi a dire la loro».
Gli studenti del corteo erano disarmati?
«Assolutamente sì, avevano soltanto gli zaini e le loro borse. Quando la polizia ha caricato, hanno cercato di rifugiarsi nell’istituto d’arte lì accanto, ma le porte erano chiuse. I professori hanno ripreso la scena dall’alto: lì si vede chiaramente che i ragazzi erano inermi».
Sua figlia fa politica attiva?
«Lei è nel collettivo degli studenti del liceo scientifico “Buonarroti” di Pisa, in cui frequenta il quarto anno. Ha quasi 18 anni, ha partecipato ad altri cortei, ma mai c’era stata questa aggressività inaudita da parte della polizia».
La lascerà partecipare ad altre manifestazioni?
«Mia figlia è già ripartita per prendere parte alla protesta di piazza di oggi (ieri, ndr) a Pisa contro quanto è successo. Mi sembra la migliore risposta. Non è possibile usare i manganelli contro dei ragazzini, il diritto di critica, finché non è violento, va sempre garantito».
Corriere.it, 25 febbraio 2024
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