domenica, febbraio 04, 2024

Il liberty tra le otto circoscrizioni di Palermo: la bellezza presa per mano dai bambini


DANILO MANISCALCO

È questo probabilmente, uno dei periodi più fertili per un reale rilancio «pragmatico» del nostro Liberty. Facendo seguito alle ottime riflessioni di Elio Adelfio Cardinale (nelle scorse settimane proprio da queste pagine), riguardo ad una sorta di premialità di merito per quanti abbiano, nella difficile stagione della furia demolitiva del sacco di Palermo, salvato opere e dunque tasselli preziosi di bellezza, e al rilancio in termini di disponibilità manifestata dal sindaco Roberto Lagalla, non possiamo che auspicare che l’attenzione già messa in moto attraverso studi mirati, mostre ed esposizioni inerenti il trasversale lessico floreale, trovi una cabina di regia in grado di proseguire nel solco indicato da una politica oggettivamente attenta, alla travolgente parentesi dell’acme della Belle époque siciliana. 

Tantissimo c’è ancora da fare, ma un buon inizio è sicuramente quello vissuto negli ultimi mesi, in direzione di quel portato culturale impresso dalla Convenzione di Faro, esplicitata nel diritto alla piena fruizione della bellezza dei nostri monumenti intesi come «documenti storici» tout court da valorizzare e condividere.

È l’orgoglio più autentico infatti a guidare la cura capillare della nostra grande bellezza urbana, oltre le mere normative di settore, troppo spesso troppo ingessate. Nulla come la piena adesione del cittadino alla storia del luogo che abita è in grado di alimentare processi virtuosi di valorizzazione e tutela di pezzi importanti di quella memoria tangibile, che per facilità definiamo con trasporto emotivo «Architettura». «Chi conosce, riconosce» e da tale assunto nascono interazioni in grado di creare e custodire nuovo valore culturale, sociale, tangibile. Un cittadino consapevole è la prima sentinella anti-degrado, il primo indicatore del benessere di un luogo, l’estensione radicata dello spirito di comunità di una data collettività e intesse con la storia dell’arte del luogo un rapporto di prestigiosa simbiosi generatrice di ulteriori esempi virtuosi.

Ecco che nell’ideale razionalizzazione di una valorizzazione capillare di quel che può e deve divenire l’itinerario del Liberty palermitano, non possiamo non immaginare di dover partire dalle scuole e, senza retorica, da quei motori empatici del futuro collettivo che sono i bambini, piccoli abitanti di città raramente immaginate per la loro scala, bensì autentici ambasciatori della bellezza. Va altresì registrato che nella singolarità di una «piccola capitale Art nouveau» così come Leonardo Sciascia ebbe a definire la Palermo Liberty della sua giovinezza, il capoluogo abbia, tra le otto circoscrizioni di cui si compone il territorio comunale, una costellazione di architetture costruite nell’arco temporale 1897-1932, all’interno del quale Ernesto Basile e i suoi allievi ed epigoni hanno di fatto plasmato il volto floreale della città aurea, malgrado tutto, malgrado il degrado in cui spesso alcune opere versano nell’indifferenza, malgrado la drammatica stagione del sacco, malgrado quell’alzheimer culturale che insieme alle opere ne dimentica anche i protagonisti della scena progettuale. Che la città custodisca ancora tale e tanta bellezza urbana di matrice floreale è davvero un miracolo. Si stima che oltre un centinaio siano state le «vittime architettoniche eccellenti» che nell’arco temporale disgraziato 1953-1980 sono state cancellate da quell’idea distorta di progresso iconoclasta che ha sostituito villini e parchi rigogliosi con condomini intensivi di cemento armato. Ma se la storia urbana è sopravvissuta al saccheggio, se il miracolo della bellezza residua può assicurare ancora un profitto etico funzione della valorizzazione del circuito Art nouveau, questo è il momento della politica comunale e regionale, perché alla politica spetta il primato di sintetizzare le aspirazioni dei cittadini per strutturale visioni culturali tangibili da tradurre in valore sociale ed economia locale, governando il potenziale esponenziale legato al turismo culturale di settore. La proposta, in grado di legare quanto sopra punteggiato, non può che essere quella di proseguire nel solco già dunque tracciato e strutturare insieme alle scuole una rassegna tematica dal titolo: «La scuola adotta un monumento Liberty», strettamente legata al quartiere e dunque alla circoscrizione territorialmente afferente, rendendo merito ad amministratori virtuosi come la compianta Alessandra Siragusa, e a quell’idea di condivisone pedagogica ideale dal basso, rendendo tutti partecipi e consapevoli attori di una storia più grande fatta di micro-storie importanti, condensate oltre un secolo fa sotto forma di architetture resistenti. Ognuna delle otto circoscrizioni contiene almeno una delle opere del Maestro di Montecitorio e molteplici altre opere di altrettanti protagonisti del floreale locale. Dalla scuola Cavallari in corso dei Mille, alle ville di Mondello, dal sanatorio Cervello di Cruillas alla bellezza contenuta dentro quei presidi di storia che sono i nostri quattro cimiteri monumentali; dalle opere del centro storico all’edilizia popolare in via Cappuccini o Brigata Aosta, dai villini di Sferracavallo ai Palazzi da pigione del quartiere Libertà. Tutto parla il linguaggio della bellezza Liberty, di una natura raddoppiata nella sintesi eseguita magistralmente da titani dell’architettura del primo Novecento. Sia dunque, tale possibilità di sviluppo condiviso, il ponte culturale tra un passato glorioso e un futuro ancora tutto da definire, per costruire valore ma soprattutto per consentire alle future generazioni di godere di questa grande bellezza «fragile» per la quale, ancora la politica, non può più tardare a tradurre in legge indirizzi normativi per un grande Piano Marshall di tutela e valorizzazione del nostro Liberty siciliano, bello come la bellezza.

Danilo Maniscalco

GdS, 4/2/2024

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