di SALVATORE VAIANA
Quello del 29 febbraio 2024 è un convegno commemorativo che continua una lunga tradizione di manifestazioni per Alongi iniziata nello stesso anno del suo assassinio ed interrotta solo dallo sciagurato ventennio della dittatura fascista.
È un’iniziativa significativa per diversi aspetti: avviene dopo la mancata commemorazione del 2020 a causa del covid (non rimasta priva di contributi individuali), cade in un anno bisestile (Alongi fu ucciso il 29 febbraio), ed è, come si evince dalla locandina qui accanto, ampiamente e significativamente condivisa: vi aderiscono l’attuale Amministrazione comunale, Dirigenti scolastici e docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, i rappresentanti dei sindacati locali (Camera del Lavoro, Uil e Cisl), la Cgil di Palermo e la prof.ssa Anna Pecoraro, esponente storico del socialismo prizzese.
Assieme a questa e tante altre celebrazioni passate non bisogna dimenticare la produzione culturale su Alongi: dagli studi fondamentali e pionieristiche del prof. Giuseppe Carlo Marino dell’Università di Palermo (Partiti e lotta di classe in Sicilia, 1976, Vita politica e martirio di Nicola Alongi contadino socialista,1997, Il maligno orizzonte e l'utopia, 1998) alle ricerche, interviste e raccolta di documenti svolte da un gruppo di giovani studenti universitari carichi di entusiasmo e idealità nel lontano 1976-77, alla tesi di laurea Nicolò Alongi martire del movimento contadino della nostra concittadina Maura Tuzzolino (relatore il prof. Marino), ai tanti saggi scritti da studiosi reperibili su Internet.
Personalmente sono davvero dispiaciuto non essere stato presente fisicamente e con un contributo personale alla celebrazione, seppur invitato a relazionare dal sindaco prof.ssa Antonella Comparetto, con la quale mi scuso, anche perché la commemorazione di Alongi avviene in un ambiente che mi è caro, la scuola, e rivolta ai giovani alunni che vi partecipano con diverse attività.
Di seguito riporto per i giovani studenti e non un mio recente contributo sull’importanza della memoria e della storia nell’odierna società tecnologico-informatica, che tanto deve all’acuto saggio Contro l’inverno della memoria e della storia (2019) del prof. Marino.
Il valore della memoria
Oggi i miti e i riti comunitari, e quindi la memoria e l’identità, cominciano ad essere messi in discussione dalla livellatrice cultura tecnologica e globale. Ci avverte Giuseppe Carlo Marino che «qualora venisse meno il rito verrebbe meno anche quella specifica “memoria collettiva” a esso corrispondente. Ed è infatti quel che sta accadendo ai nostri tempi a danno della continuità di numerose memorie collettive per gli sviluppi di una “società liquida”, sempre più fluidificata e disgregativa e consegnata a un crescente individualismo, che tende a vedere nel rito nient’altro che un’antiquata retorica da eliminare». La eliminazione della memoria collettiva determinerebbe a sua volta la morte delle comunità civili sia locali che nazionali: «Ogni comunità civile cessa di esistere in quanto tale se viene meno la sua memoria collettiva e questo accade con esiti più vistosi se si tratta di una comunità civile che coincide con un popolo: le vengono meno i riti e i riferimenti simbolici, se ne dimentica la lingua, si interrompe per sempre la tradizione delle sue res gestae, se ne dissolvono i miti».
Al processo che tende all’eliminazione della memoria collettiva corrisponde, paradossalmente, un’espansione della memoria nel web: un’espansione così smisurata che, osserva ancora Marino, «tende a frantumarsi e a perdere qualità in una dinamica di dispersione, determinando una specie di entropia che fa regredire a caos ogni “memoria collettiva”». La memoria informatizzata, sebbene venga organizzata ed elaborata dall’intelligenza artificiale, «costituisce una sterminata materia assai informe ed eterogenea […], mentre l’autentica “memoria collettiva” […] è un processo sintetico aperto che si realizza […] nella concreta vita sociale delle comunità organizzate (con un ruolo privilegiato delle attività culturali e degli storici)»; inoltre, «la memoria immagazzinata dall’informatica è trasformata in una cosa» (cioè reificata) e in quanto tale viene mercificata e di conseguenza venduta e comprata al mercato di Internet. «Questa specie di archiviazione utilitaristica dei contenuti della memoria, sta producendo degli effetti molto vistosi nelle nuove generazioni sempre meno convinte dell’opportunità di farsi carico della memorizzazione e, di conseguenza, sempre meno interessate alla storia».
Ci si avvia, paventa Harari, verso una «scissione tra intelligenza e coscienza» e un graduale indebolimento della capacità umana del ricordo. Inoltre, lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale potrebbe condurre a «un mondo dominato da entità super-intelligenti, ma del tutto irresponsabili»: sarebbe la fine di Homo sapiens e la nascita di Homo deus.
È necessaria quindi una presa di coscienza politica globale delle masse, altrimenti condannati all’«irrilevanza» prefigurata da Harari e poi all’estinzione, che s’incarni in grandi movimenti planetari di lotta e resistenza, organizzati e cooperanti. Senza di ciò il dominio delle diversamente colorate élite mondialiste durerà, da Occidente a Oriente, sine die.
* Brano tratto da un mio saggio "Per una primavera della storia. La microstoria di Gaetano Augello, un argine al tramonto della memoria nel tempo dell’intelligenza artificiale", introduzione al libro di Gaetano Augello Caleidoscopio canicattinese (2023).
https://salvatorevaiana.blogspot.com/2024/02/il-convegno-commemorativo-su-nicola.html#more
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