Il cappellano del cimitero: ho voluto offrire io la celebrazione
Laura Spanò
Trapani - Nonostante il questore di Trapani avesse vietato i funerali per Gaetano Riina, fratello del boss corleonese Totò, morto a 90 anni, don Nicola Misuraca, cappellano del cimitero di Mazara, ha deciso di celebrare una messa ricordando il defunto. Il rito si è tenuta al cimitero dove è stato sepolto Riina. Il vescovo della diocesi di Mazara, Monsignor Angelo Giurdanella dopo essere venuto a conoscenza dei fatti ha ribadito che «per il presbitero, che nei giorni successivi alla sepoltura, ha disubbidito alle norme della Chiesa, da tutti conosciute, saranno presi i dovuti provvedimenti disciplinari».
«A seguito dell’incresciosa e arbitraria scelta del cappellano del cimitero di Mazara, in favore del defunto Gaetano Riina, esponente di rilievo della associazione mafiosa denominata Cosa nostra», il vescovo di Mazara ribadisce, «che la posizione della Chiesa, nei confronti di suddetta associazione e dei suoi singoli componenti, è chiara ed inequivocabile: l’associazione è inconciliabile con il Vangelo e con la fede della Chiesa, tutti coloro che ne fanno parte si autoescludono, direttamente o indirettamente, dalla comunità ecclesiale. In riferimento al defunto Gaetano Riina, le autorità competenti della provincia di Trapani, in data 23 febbraio 2024, hanno decretato e notificato al Vescovo, la sepoltura privata, senza alcuna celebrazione liturgica ma solo una eventuale benedizione, cosa che è stata puntualmente eseguita».Dal canto suo Don Misuraca ha confermato: «Questa è una messa che ho voluto offrire io, una solennità per papà, il nostro fratello Gaetano - ha detto rivolgendosi alla figlia Concetta Riina - e pregherò per lui sia nella prossima domenica che fino alla fine del mese. Adesso lo vogliamo benedire». Poi ha continuato: «Oggi siamo qui anche per il nostro amatissimo fratello Gaetano. Non avendo potuto fare il funerale, preghiamo per lui perché noi siamo e dobbiamo essere una chiesa che ascolta e asciuga ogni lacrima, una chiesa con la quale condividiamo gioie e dolori», rivolgendo lo sguardo alla moglie di Riina, la figlia Concetta, familiari e amici presenti. «Non saremo giudicati dalla Chiesa ma da Dio a cui nessuno si può sostituire. Lui è l’unico giudice della nostra vita. Cristo è morto per tutti, ha versato il suo sangue per tutti, nessuno escluso. Nella misura in cui qualcuno esprime un giudizio sull’anima della persona, questo è nel peccato. Se per esempio io commetto un furto, devo essere condannato e questo è un giudizio sul comportamento ma il giudizio dell’anima non spetta a nessuno se non a Dio. Ecco perché la nostra preghiera deve essere rivolta a tutti e nessuno può giudicare. E aggiungo che se io commetto un furto ma ho fatto tante opere di bene, Dio su quelle mi giudicherà e non sull’unico gesto brutto che ho commesso nella mia vita». Don Misuraca al termine della funzione ha incensato e cosparso di acqua benedetta la foto del defunto posta su un tavolino davanti all’altare, poi coi familiari si è poi recato dinnanzi al loculo dove è stata sepolta la salma e l’ha benedetta. (*LASPA*)
GdS, 28 febbraio 2024
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