Decreto della Regione per incrementare le risorse idriche
Andrea D’Orazio
Mentre anche l’assessorato regionale all’Energia entra in campo per arginare i rischi della siccità, varando un decreto, tra i primi in Italia nel suo genere, che permette di riutilizzare le acque reflue urbane, la protesta degli agricoltori e degli allevatori non si placa, ma almeno per un giorno il rumore dei trattori accesi lascia il posto al coro di voci che sta provando ad organizzare le rivendicazioni e a dare un’armonia ai tanti comitati nati spontaneamente nell’Isola in questi giorni.
E nel coro ci sono pure i camionisti, ormai tutt’uno con i coltivatori - in Sicilia, loro principali committenti – e in rivolta da settimane contro l’Ets, la tassa Ue sulle emissioni climalteranti, tanto da minacciare più e più volte il fermo dei mezzi. Uno sciopero, spiega il presidente del sindacato Aitras, Salvatore Bella, «che abbiamo deciso di rinviare, per marciare insieme agli agricoltori e dare una mano a coordinare tutti i movimenti e presidi, in modo da presentare richieste univoche contro la crisi che attanaglia il loro e il nostro comparto, causata dalle norme europee sul Green Deal. A tal fine, ci siamo già incontrati al municipio di Canicattì, ma seguiranno raduni simili in ogni provincia, per programmare le prossime manifestazioni e stilare un elenco di istanze da consegnare alle istituzioni regionali, nazionali ed europee», mentre Gaspare La Marca, leader del Movimento spontaneo dei produttori agricoli della Valle del Belice annuncia: «Bisogna continuare la battaglia, dobbiamo pianificare un grosso corteo, con almeno 400 trattori, che culmini la prossima settimana con una concentrazione di mezzi a Palermo, con presidi davanti le sedi istituzionali, tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni».Dalla Regione, intanto, arriva un provvedimento che promette di usare le acque reflue depurate in agricoltura, così come nell’industria, per usi civili e ambientali. È l’obiettivo del decreto firmato ieri dall’assessorato regionale dell’Energia, Roberto Di Mauro, in linea con la più recente legislazione comunitaria e con la legge regionale del 22 marzo 2022: una scelta che amplia e disciplina le possibilità di impiego di questa risorsa secondo precisi standard di riferimento per ciascun ambito di riuso, e che potrebbe costituire una soluzione concreta alla scarsità di risorse idriche che sta mettendo in ginocchio le campagne. La Sicilia diventa così tra le prime regioni a recepire la direttiva Ue in materia, anticipando la legislazione nazionale ancora ferma al 2003, con un provvedimento frutto di un anno di lavoro congiunto insieme alle università siciliane, le Ati (Assemblee territoriali idriche), i gestori del servizio idrico, l’Autorità di bacino, l’Arpa e le Asp, che sulla carta presenta grandi potenzialità: basti pensare che al momento nell’Isola la totalità delle acque depurate viene scaricata in natura. Il decreto, in particolare, disciplina l’iter autorizzatorio e fissa i parametri per ogni utilizzo cui andrebbe destinata l’acqua reflua: l’Arpa, unitamente alle Asp, garantirà la conformità per il fine specifico. La produzione, lo stoccaggio, la distribuzione e l’utilizzo di quelle che in gergo vengono definite «acque affinate» saranno oggetto di un piano di gestione dei rischi che stabilisce i confini e le relative misure di prevenzione, individuando gli utilizzatori finali. Sarà il dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti ad approvare il piano di gestione e autorizzare il riuso, acquisiti i pareri da parte di Arpa, Asp e Autorità di bacino. Per il governatore Schifani, la norma «va nella direzione giusta promuovendo un uso sostenibile e prolungato della preziosa risorsa, ma non è l’unica misura messa in campo per fronteggiare il rischio siccità: abbiamo finanziato, ad esempio, la realizzazione di 311 laghi artificiali, per 35 milioni di euro, e stiamo programmando gli adeguamenti necessari agli impianti esistenti». Sul fronte mare, invece, sempre ieri, l’assessorato all’Agricoltura guidato da Luca Sammartino ha liberato oltre 116 milioni per pesca e acquacoltura innovative e sostenibili: la metà è di cofinanziamento comunitario, il 35% statale e il 15% regionale. (*ADO*)
GdS, 12/2/2024
Da circa vent’anni il comune ha avuto finanziato un progetto per il riutilizzo di acque reflue depurate. Sono stati realizzati dei laghetti, le opere di canalizzazione, ma poi tutto è andato in malora. Qualche amministratore potrebbe informare i contadini e l’opinione pubblica su cosa è successo? E se è vero che si potrebbe recuperare quest’opera più che mai necessaria data l’incombente siccità? (dp)
Nessun commento:
Posta un commento