(Da "Ossigeno per l'informa- zione) – Gli tesero un agguato, 40 anni fa, la sera del 5 gennaio 1984, sorpren-dendolo nei pressi del Teatro Stabile di Catania, la sua città: cinque colpi di pistola alla nuca, un omicidio efferato.
Fu ucciso così da Cosa nostra il giornalista Giuseppe “Pippo” Fava, 59 anni, dal 1982 direttore del mensile “I Siciliani” . Era impegnato da anni a denunciare le collusioni che legavano imprenditori, politici e mafiosi nella città in cui tutti negavano che la mafia fosse presente e in piena attività.
Ci sono voluti dieci anni anni per accertare che fu la mafia a uccidere il cronista. A lungo si cercò di far credere che si trattava di un delitto passionale, come è accaduto anche per coprire altri omicidi di matrice mafiosa. Alla fine i processi hanno accertato che fu il capomafia Nitto Santapaola insieme ad Aldo Ercolano a ordinare di mettere a tacere Pippo Fava. Lo ha confermato definitivamente la Cassazione nel 2003. Dai processi sono usciti assolti Marcello D’Agata, Francesco Giammusso e Vincenzo Santapaola, che erano stati condannati in primo grado come esecutori.
Il ricordo di Attilio Bolzoni in un colloquio con "Ossigeno": "Mi occupai del delitto Fava quale inviato di Repubblica, in quei primi giorni di gennaio del 1984 ... Al di là delle sue denunce sui poteri criminali mafiosi a Catania, la cosa che più colpisce, ancora oggi, di Pippo Fava è la duttilità e la modernità del suo giornalismo fatto di sapere, da una parte, cioè di esperienze che aveva accumulato nel tempo con lo studio e il lavoro sul campo, e moderno dall’altra. Fava è stato anticipatore di tante cose, come il giornalismo di racconto, basti ricordare che è stato tra i primi, alla fine degli anni Settanta, a realizzare reportage televisivi". "Nella Catania dei primi anni Ottanta che negava l’esistenza della mafia, l’unica voce ‘altra’, forte, era quella di Pippo Fava che denunciava gli intrecci tra politica, affari e alcuni imprenditori, i “cavalieri del lavoro” al servizio della mafia o che da Cosa nostra traevano enormi vantaggi, quelli che egli chiamava “I Cavalieri dell’Apocalisse”». «Dopo “L’Ora” di Palermo, quella de “I Siciliani” è certamente l’altra grande esperienza editoriale che ha fatto scuola – conclude Bolzoni – ma pensare che oggi ci possano essere realtà simili sarebbe anacronistico. Sono cambiati i tempi, la mafia è cambiata e anche il giornalismo".
Oggi a Catania il Premio Nazionale giornalistico dedicato alla memoria di Pippo Fava sarà assegnato a Francesco La Licata, grande cronista ex de L'Ora.
L’Ora, edizione straordinaria, 5/1/2024
Dall'archivio del giornale, custodito a Palermo presso la Biblioteca Centrale Regionale, la prima pagina del giorno dopo l'assassinio
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