L’Archivio intestato alla fotoreporter avvia un’opera di divulgazione. Quindici sezioni da Palermo ai viaggi l’elenco dei cataloghi e dei documentari
di Mario Di Caro
La Leica fra le mani che mettono a fuoco la propria immagine allo specchio, l’immancabile sigaretta stretta tra indice medio e il caschetto biondo, colore prescelto di quel mese di chissà quale anno. La donna allo specchio è Letizia Battaglia nell’immagine scelta per la homepage del sito internet dedicato alla fotografa palermitana, realizzato dall’Archivio e sviluppato da QMedia: un cantiere appena avviato con l’obiettivo di divulgare vita, lotte e scatti di Letizia Battaglia attraverso quindici sezioni fotografiche divise per categorie, da Palermo alla mafia, dalla Real casa dei matti ai viaggi all’estero, dalle feste religiose ai progetti speciali come le “Rielaborazioni” delle storiche foto di cronaca nera.
Ma non solo: nella macroarea “Letizia” si può leggere la vita da romanzo della fotografa, con la timeline curata da Paolo Falcone divisa per periodi con gli episodi salienti della sua biografia, l’elenco dei libri e dei cataloghi delle sue mostre, i film e documentari a lei dedicati, le sue regie teatrali, i titoli di video e super 8 girati dalla fotografa, e la sua attività da editrice.Ce n’è abbastanza per farsi un’idea della straordinaria vitalità di una donna che è persino riduttivo definire fotografa e che adesso, post mortem, potrebbe trovare gloria in Sudamerica con una serie di mostre.
Ma, inevitabilmente, il clic del navigatore non può che cominciare dalle gallery fotografiche, dalle sue bambine, diventate icona di una carriera e specchio della propria infanzia che probabilmente lei avrebbe voluto diversa. Ed eccoli, allora, gli occhioni neri e magnetici della ragazzina di via Calderai, anno 1991, riecco l’iconica bambina col pallone alla Kalsa, nel 1980, la bambolina bionda che ostenta falce e martello alla Festa dell’Unità del 1981, e poi la piccola lavapiatti di Monreale e la bimba che sgranocchia il pane nelle strade della Kalsa. Siamo nella sezione più affascinante, quella dedicata alla sua Palermo, in gran parte perduta: “ La festa è finita” recita il titolo della foto che ritrae una gallina intenta a zampettare sulla tovaglia che ricopre un tavolo di legno con resti di bisboccia sulla spiaggia dell’Arenella, in un 1986 che sembra lontanissimo. Sfodera un sorriso da vacanza, o forse da refrigerio, invece, la donna in bikini sotto la doccia assieme a un altro bagnante, a Mondello, nella torrida estate del 1982, mentre il bacioche sovrasta una cesta di carciofi arrostiti è il simbolo della felicità a buon mercato per la Pasquetta alla Favorita del 1984.
Inevitabile esplorare la sezione “Mafia”, quella che ha fatto la fortuna all’estero di Letizia Battaglia: “Impastato assassinato dalla mafia qui” recita il cartello sul luogo dell’omicidio del militante di Cinisi. È la prima foto della sezione e vededi spalle Franco Zecchin, collega e compagno di allora di Letizia, mentre mette a fuoco la scritta del cartello. Una foto che rimanda al ritratto di mamma Impastato, così fragile e così composta nella sua maschera di dolore. E se il boss Leoluca Bagarella ringhia la sua rabbia in manette dopo l’arresto del 1979, un altro capomafia, Gaetano Fidanzati, finito sotto processo, non sembra temere l’obiettivo della fotografa, al contrario degli altri imputati in terza fila che si coprono il volto con i cappelli, mentre Luciano Liggio al Palazzo di giustizia ostenta il suo ruolo di capo con la solita aria malandrina in barba ai ceppi ai polsi.
È una storia di Sicilia e d’Italia che scorre foto dopo foto, dai funerali del sindaco Dc Vito Lipari a Castelvetrano, nel 1980, alla concentrazione di Roberto Scarpinato, pm nel processo a Giulio Andreotti, che compare sullo sfondo assieme all’avvocata Giulia Bongiorno. E poi la scrivania di Boris Giuliano alla Squadra mobile ricoperta di fiori dopo il suo omicidio del ’ 79, i carabinieri che frugano nella camera della morte di Cosa nostra, a Sant’Erasmo, la piccola folla attorno a quel che resta del giudice Costa dopo l’agguato, una macchia di sangue e i suoi occhiali, e l’ex sindaco Vito Ciancimino portato a braccia da due agenti dopo l’arresto nel 1984.
Ma la parte più sorprendente arriva dalla sezione “ Letizia” dove si apprende che i documentari e i film dedicati alla “pasionaria” sono dodici, da “ Shooting the mafia” di Kim Longinotto a “ La mia Battaglia” di Franco Maresco, con produzioni francesi, tedesche, canadesi e olandesi, oltre alla fiction di Roberto Andò “ Solo per passione”. E poi, diciannove pubblicazioni tra libri e cataloghi di mostre, quattro regie video e cinque regie teatrali: la sua collaborazione con Teatès di Michele Perriera, infatti, sfociò nelle regie di “ Uccidiamo il chiaro di luna”, nel 1979 al teatro Biondo, “Donna di Paradiso”, in vicolo della Salvezza, “ Match” e “ Cordelia & co.”, nel 1992 al capannone della Stazione Lolli, mentre tra le scorribande in video c’è “ Vatinne!”, del 1983, firmato assieme a Franco Zecchin e Giuseppe Zimmardi, con le musiche di Philip Glass e con le voci recitanti di Massimo Verdastro e Sabina De Pasquale.
E mentre si avvicina l’anniversario della morte, ad aprile, l’Archivio retto dai nipoti Marta e Matteo Sollima sta organizzando un tour di mostre in Centro e Sudamerica: a Città del Messico, a Caracas, a Buenos Aires e a Santiago del Cile. Uno sconfinamento di cui Letizia, di certo, avrebbe gioito come una bambina.
La Repubblica Palermo, 19/01/2024
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