Mattarella con Tajani e Meloni
di Concetto Vecchio
Il discorso per la Giornata della Memoria. Conferma il sostegno a Israele ma avverte: “Chi ha sofferto così non neghi il diritto di un popolo a uno Stato”
«La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa». Sergio Mattarella cita Primo Levi. Poi aggiunge di suo: «Non si deve mai dimenticare che l’Italia adottò durante il fascismo — in un clima di complessiva indifferenza — le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio. E che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei, sulle quali mai dovremo far calare il velo del silenzio».
Discorso antifascista
Quirinale. Salone dei Corazzieri gremito di autorità. Giornata della memoria. Sergio Mattarella fa un discorso antifascista nettissimo, chiamando le cose col loro nome. I fascisti. I repubblichini. Il nesso storico e morale con lo sterminio degli ebrei italiani. In prima fila la premier Giorgia Meloni, seduta tra Ignazio La Russa e Antonio Tajani, presenti anche i ministri Valditara (che interviene), Sangiuliano, Piantedosi, Abodi. Standing ovation per Sami Modiano, uno dei sopravvissuti di Birkenau, le cui parole toccano il cuore di tutti.
Gli ingiusti...
Il presidente mette in fila cos’è stato il nazifascismo: superiorità razziale, nazionalismo predatorio, supremazia dello Stato, culto della personalità e del capo. Dice che non bisogna dimenticare «i tanti, troppi ingiusti» italiani del Ventennio. Li chiama «i pavidi, i delatori per denaro, per invidia o per conformismo, i cacciatori di ebrei, gli assassini, gli ideologi del razzismo». L’opposto di un regime che «fece anche cose buone». «Non c’è torto maggiore che si possa commettere nei confronti della memoria delle vittime che annegare in un calderone indistinto le responsabilità o compiere superficiali operazioni di negazione o riduzione delle colpe, personali o collettive». Chiaro, no? Come già un anno fa a Cuneo, durante il 25 aprile, («Ora e sempre Resistenza») ricorda i fondamentali della Repubblica a un governo di estrema destra che non riesce a fare i conti con le proprie origini. Che fatica a pronunciare la parola antifascismo. È un manifesto contro l’ambiguità. Nel video trasmesso in sala si vede Benito Mussolini a Trieste nel 1938, subito dopo l’infamia delle leggi razziali.
… e i Giusti
Ma il suo è anche un discorso sui Giusti. Cioè chi, a rischio della vita, salvò le vite agli ebrei, Giorgio Perlasca e Gino Bartali. In Italia furono 700. Compirono «gesti di rivolta contro il conformismo e l’ideologia imperante». Il loro esempio «rischiara la nostra vita».
Pesare i paragoni
La Shoah fu «il più abominevole dei crimini, per gravità e per dimensione»; «l’orrore assoluto, cui null’altro può essere parificato», precisa. Un invito esplicito a pesare i paragoni. Oggi si corre il rischio «di pericolose fattispecie di antisemitismo potenziato da social media senza controllo e senza pudore». Agli ebrei dice: l’Italia è casa vostra, la vostra presenza è stata fondamentale per la Repubblica. «L’Italia non tollera minacce, prepotenze, intimidazioni nei loro confronti». È sgomento per i rigurgiti neofascisti. Parole d’ordine. Gesti di odio. Che fare però per impedirli? La cura deve iniziare dalla «cultura e dall’istruzione, le collaborazioni di studio e ricerca tra le università». La cultura unisce. Specialmente in questo tempo in cui «la ruota della storia sembra talvolta smarrire la sua strada».
Sostegno a Israele
Quest’anno il Giorno della memoria cade nel pieno della guerra in Medio Oriente, con Israele che continua a reagire con le bombe all’aggressione di Hamas, definita dal Quirinale «indicibile, feroce strage antisemita, pagina di vergogna per l’umanità, raccapricciante replica della Shoah». Mattarella conferma il sostegno italiano per la sicurezza dello Stato amico di Israele. «Guardiamo a Israele come Paese a noi vicino e pienamente amico, oggi e in futuro, per condivisione di storia e di valori. Siamo e saremo sempre impegnati per la sua sicurezza. Ribadisce l’angoscia per gli ostaggi «nelle mani crudeli» di Hamas.
Due popoli due Stati
La stessa angoscia vale però per la popolazione di Gaza, «tante donne e bambini». Invita il governo d’Israele alla ragionevolezza. «Una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio. Può accrescere gli ostacoli per il raggiungimento di una soluzione capace di assicurare pace e prosperità in quella regione, così centrale nella storia dell’umanità e così martoriata. Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno Stato». Due popoli due Stati. Una posizione in linea con la sua storia. Rimane la preoccupazione per le troppe guerre. «Un’epoca travagliata», la definisce. Aveva iniziato con Primo Levi. Chiude con Giorgio La Pira: «Siamo di fronte a un nuovo crinale apocalittico».
La Repubblica, 26 gennaio 2024
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