I dem scelti da oltre 530mila contribuenti staccano FdI che si ferma a 4.8 milioni. E Iv meglio della Lega
DI MATTEO PUCCIARELLI
MILANO — Se per il campo progressista fosse una questione di 2 per mille, stravincerebbe le elezioni: i contribuenti che hanno deciso di destinare la piccola quota ai partiti — e già sono uno sparuta minoranza, il 4 per cento del totale della dichiarazione dei redditi del 2023 — hanno scelto nel 30,4 per cento dei casi il Pd, nel 10 per cento il M5S, nel 4,6 per cento i Verdi, nel 4,1 per cento Sinistra Italiana, nel 3,1 +Europa, nel 2,3 per cento Articolo 1, oggi confluito nei dem. A destra invece c’è in testa FdI (19,9 per cento delle scelte), le due Leghe (la Salvini premier e la Nord, in totale il 7,5 per cento) e Forza Italia inchiodata ad un misero 2 per cento.
I dati comunicati dalle Agenzie delle Entrate sono molto interessanti. Il Pd incamera 8,1 milioni dal 2 per mille, FdI 4,8 milioni, i 5 Stelle — all’esordio in questa forma di finanziamento pubblico — 1,8 milioni e Italia Viva 1,1 milioni, più della Lega. Ma al netto delle cifre, è possibile capire la base sociale di chi sostiene un partito, banalmente vedendo i redditi medi dei contribuenti che in fase di dichiarazione optano per un soggetto politico piuttosto che un altro. In questo senso i simpatizzanti di Matteo Renzi e di Carlo Calenda sono decisamente benestanti; per dire, il numero di scelte per la Lega salviniana (91.200) è oltre ildoppio di Azione (39.300), eppure la cifra finale incamerata dai due partiti è quasi identica. Per il Pd invece la percentuale di scelte si è abbassata rispetto allo scorso anno, quando fu del 33,2 per cento, ma il contributo sarà maggiore perché sono aumentati in generale i contribuenti. «Abbiamo deciso di destinare per la prima volta gran parte delle risorse in più raccolte dal Pd, oltre 770 mila euro, ai territori», spiegano dal Nazareno. In termini di scelte complessive il balzo maggiore è quello del partito con la fiamma tricolore nel simbolo, che passa da 234 mila scelte nel 2022 alle ultime 348 mila. Alla destinazione del 2 per mille partecipano i partiti che hanno trasmesso il proprio statuto alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici e che la commissione stessa ha ritenuto essere conforme a quanto previsto dall’articolo 3 della norma. Piccola curiosità: in fondo alla classifica c’è il micropartito Italia al centro di Giovanni Toti, presidente ligure, cioè 1.300 scelte che valgono 13 mila euro.
La Repubblica, 23/1/24
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