Particolare del mural di via Bentivegna con B. Verro |
di JOHN PHILLIPS
CORLEONE, Sicilia - Trent'anni dopo la mia prima visita in questo paese di collina per fare un reportage Times sugli alunni della scuola, sui sindacalisti e sui giornalisti che si ribellano alla mafia, il suo centro è stato trasformato, con un murale che celebra sia santi cattolici che un eroe laico ucciso da Cosa Nostra, mentre la splendida bellezza naturalistica che lo circonda è un'attrazione turistica in sviluppo.
La mia guida durante la visita, come la prima volta che venni a Corleone nel 1992, all’apice del sinistro potere del feroce clan mafioso dei “Corleonesi”, è Dino Paternostro, un sindacalista e giornalista combattivo, che ha fondato il giornale antimafia Città Nuove, pubblicazione retta da volontari sopravvissuta all'incendio dei propri uffici per mano mafiosa nel 1991, e alle minacce ripetute dei criminali al responsabile e alla sua famiglia. Mi mostra
orgogliosamente il grande mural in Piazza Garibaldi che adesso omaggia i due santi patroni del paese, Leoluca e Bernardo, e Bernardino Verro, uno dei più noti degli almeno 36 sindacalisti uccisi in Sicilia dagli assassini mafiosi. Verro fu ucciso a colpi d'arma da fuoco dalla mafia nel 1915.
Ciascuno dei 36 è celebrato anche da “pietre d'inciampo” in ceramica coi loro nomi sopra sparse sul marciapiedi della città, richiamando le pietre di bronzo in miniatura inserite tra le pietre a Roma per ricordare gli ebrei romani mandati nei campi di concentramento nazisti nella seconda guerra mondiale.
Da quando Dino ed io ci siamo incontrati qui per la prima volta, molti dei figli più noti di Corleone come Totò Riina, il "capo dei capi", e il suo successore a capo di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, sono morti dopo essere stati catturati e dopo decenni di latitanza. La morte del boss della mafia trapanese Matteo Messina Denaro quest'anno e l'arresto di molti dei suoi aiutanti ha diminuito ulteriormente il potere della criminalità organizzata sull'isola. Ma l’affermarsi di politici di destra, con presunte connessioni alla mafia, che riprendono importanti posizioni di potere al municipio di Palermo e al parlamento regionale siciliano è un monito che la lotta alla mafia non è ancora finita.
Molti altri boss di Cosa Nostra sono chiusi in prigione ma lo Stato ha ancora da battere la versione calabrese della mafia, la Ndrangheta, e le violente gang criminali napoletane della Camorra. Nei decenni passati Dino ha continuato instancabilmente a diffondere l'orgoglio siciliano col magnifico esempio dato dai sindacalisti che hanno pagato il prezzo più alto per aver organizzato i contadini contro i grandi proprietari terrieri che usavano i mafiosi per contrastare le manifestazioni per la riforma agraria e per salari decenti ai lavoratori.
Nel 1992 ho citato Dino sul Times che mi diceva "Condannare i mafiosi a Milano, Roma e Palermo è relativamente facile. Ma a Corleone dove ci conosciamo tutti è una conquista. Un processo di rinnovamento è iniziato". Sotto la leadership ispirata da Dino - allora come consigliere indipendente - centinaia di abitanti di Corleone sono andati in prima linea nella resistenza contro la mafia e il suo codice di silenzio. I siciliani sono stati sorpresi quando la parrocchia di Corleone tenne una messa speciale per commemorare la morte del giudice Paolo Borsellino.
Dopo, la messa circa 300 persone hanno organizzato un corteo con le torce per le strade medievali della città. Più di 800 alunni e 40 insegnanti hanno organizzato una manifestazione contro l'assassinio di Giovanni Falcone.
Le autorità scolastiche hanno poi chiesto a tutti gli alunni di Corleone di scrivere lettere ai mafiosi. Una classe di bambini di nove e dieci anni scrisse: "Vogliamo dirvelo, mafiosi, che domani molti di noi bambini della scuola primaria saremo magistrati e giornalisti, poliziotti e insegnanti. Proveremo a usare il potere a nostra disposizione per sconfiggere la violenza e l'odio".
Nell'ufficio del suo giornale Città Nuove durante la mia ultima visita, Dino mi ha dato copie di due libri che ha scritto sui martiri del sindacato. I muri dell'ufficio sono pieni di foto di Dino alle manifestazioni con leader sindacali come Sergio Cofferati.
Corleone potrebbe non sradicare mai la popolare associazione resa famosa nel mondo anglosassone dal film Il Padrino ispirato dal libro di Mario Puzo, ma gli sforzi eroici dei suoi sindacalisti e dei suoi crociati antimafia sono adesso, meritatamente, più noti.
JOHN Phillips
www.italianinsider.it, 20 DECEMBER 2023
(Traduzione: Irene Paternostro)
Dino Paternostro accanto al busto di B. Verro in piazza Nascè |
JOHN PHILLIPS | 20 DECEMBER 2023 Thirty years after Palermo Spring, Corleone's anti-Mafia renaissance continues
JOHN PHILLIPS
Detail of mural in Corleone piazza celebrates assassinated trade unionist Bernardino Verro |
CORLEONE, Sicily – Thirty years after I first visited this hill town to report for The Times newspaper on school children, trade unionists and journalists rebelling against the Mafia, its centre has been transformed with a mural hailing both Catholic saints and a secular hero murdered by Cosa Nostra while the dazzling natural beauty of its surrounds is a burgeoning tourist attraction.
My guide during the visit, as when I first came to Corleone in 1992, at the height of the sinister powers of the ferocious Corleonesi clan of the Mafia, is Dino Paternostro, a crusading trade unionist and journalist who founded the anti-Mafia newspaper Città Nuove, a publication staffed by volunteers that survived having its offices burned down by mobsters in 1991 and repeated threats by hoodlums to the editor and his family. He proudly shows me the large mural in the Piazza Garibaldi that now pays homage to the two patron saints of the town, Leoluca and Bernardo, as well as to Bernardino Verro one of the best known of as many as 36 trade unionists murdered in Sicily by Mafia assassins. Verro was gunned down by the underworld in 1915.
Each of the 36 is honoured also by ceramic cobblestones with their names on dispersed around the city, recalling the bronze miniature stones inserted among cobbles in Rome to recall Romans sent to Nazi death camps in the Second World War.
Since Dino and I first met here, many of Corleone’s most notorious sons such as Toto Riina, the ‘boss of bosses,’ and his successor at the head of Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, have died after being captured following decades on the run. The death this year of Trapani mafia kingpin Matteo Messina Denaro and the arrest of many of his supporters has further diminished the power of organised crime on the island but a resurgence of right-wing politicians with alleged links to the Mafia, taking back senior positions at Palermo city hall and the Sicilian regional parliament, is a reminder that the struggle against the mob is not yet over.
Many other Cosa Nostra bosses are languishing in prison but the state has yet to subdue the Calabrian version of the Mafia, the Ndranghetà, and the vicious Naples crime gangs of the Camorra. Throughout the past decades Dino has continued tirelessly to spread Sicilians’ pride in the magnificent example given by the trade unionists who paid the ultimate price for organising peasants against the big landowners who used Mafiosi to break up demonstrations for land reform and decent wages.
In 1992 I quoted Dino in The Times telling me “Condemning the Mafiosi in Milan, Rome and Palermo is relatively easy. But in Corleone where everyone knows everyone else, it is an achievement. A process of renewal has begun.” Under Dino’s inspired leadership then as an independent local councilor, hundreds of Corleone’s inhabitants became prominent in resistance to the mob and its code of silence. Sicilians were surprised when the Corleone paris church held a special mass to commemorate the death of Judge Paolo Borsellino.
Afterwards the congregation of 300 staged a torchlight march through the medieval streets. As many as 800 Corleone school pupils and 40 teachers held a spontaneous demonstration against judge Giovanni Falcone’s killing.
Educational authorities then asked all Corleone school pupils to write letters to the men of the Mafia. One class of nine and 10-year-olds wrote:
“We want to tell you, mafiosi, that tomorrow many of us children who attend primary school will be magistrates and journalists, policemen and teachers. We will try to use the powers at our disposal to defeat violence and death.”
In the offices of his Città Nuove newspaper during my latest visit, Dino gives me copies of two books he has written about the union martyrs. The walls of the office are decked with photos of Dino marching with national union leaders such as Sergio Cofferato.
Corleone may never completely eradicate its popular association in the Anglò-Saxon world with the Godfather movie based on Mario Puzi's novel, that was filmed in part in the town, but the heroic efforts of its trade unionists and anti-Mafia crusaders are now deservedly better known.
jp
20 DECEMBER 2023
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