LA FONDATRICE DEL MANIFESTO. All'Università di Palermo per il dottorato honoris causa in diritti umani. Un lungo viaggio storico, politico, geografico, umano nel quale ha avanzato l'idea di un tribunale morale perché le guerre sono «un crimine in sé»
Alfredo Marsala, PALERMO
L’hanno ascoltata in rigoroso silenzio, professori e studenti. Luciana Castellina ha cominciato la sua «esposizione», così l’ha definita ma è una lectio magistralis, «da una memoria personale, un ricordo» che non solo l’ha «molto segnata» ma «che ha molto a che vedere con quanto in questi giorni ci lacera tutti»: Gaza. «Era da poco terminata con il cessate il fuoco la guerra dei sei giorni fra Israele e i paesi arabi, 1967 che fui inviata dalla rivista del Pci Rinascita ad Amman per seguire il primo fra i tanti convegni (inutili) sul futuro di Gerusalemme».
L’AULA Magna è al secondo piano di Palazzo Chiaramonte Steri. Siamo a Palermo. Nei sotterranei di quest’edificio monumentale, sede del rettorato, per tre secoli, a partire dal XV, la Santa inquisizione condannò al rogo 114 persone. Nelle celle furono rinchiusi musulmani, ebrei, luterani, negromanti: donne e uomini ritenuti scomodi dal vice regno dell’impero spagnolo.
L’incipit di Castellina fa da preludio a un lungo e appassionato viaggio storico, politico, geografico, antropologico e umano, coinvolgendo gli uditori presenti alla cerimonia organizzata dall’Università di Palermo, che le ha conferito il dottorato di ricerca honoris causa in «diritti umani». E proprio ai «diritti dell’umanità nella tempesta» è intestata l’esposizione di Luciana Castellina, che lancia la sua proposta: ci vorrebbe un tribunale morale «pienamente rappresentativo di tutti i pezzi di mondo dove abitano gli umani». Proposta che arriva dopo una lunga analisi politica sulle disuguaglianze e sui conflitti di ieri e di oggi, alla presenza del rettore Massimo Midiri e del professore Aldo Schiavello, coordinatore del dottorato di ricerca in Diritti umani. Evoluzione, tutela e limiti, che nei loro interventi hanno richiamato il lungo percorso politico di Castellina nella sinistra, nel giornalismo.
L’IDEA di un tribunale morale, ha spiegato Castellina, nasce dalla constatazione che gli organismi internazionali, come l’Onu, non sono stati in grado di «far rispettare le norme stabilite che continuano a essere interpretate e applicate dai vincitori, sempre immuni da condanne». Per questo non hanno prodotto vere pene giudiziarie i tanti conflitti che l’Occidente, gli Stati Uniti, l’Unione Sovietica, la Russia, Israele hanno scatenato negli ultimi decenni. Rispetto alle «tempeste» e alle crisi che investono il sistema mondiale non bastano «misure minori» ma occorre un «mutamento radicale del nostro modo di produrre, di consumare, di vivere insieme». Sarebbe necessario anche creare un nuovo organismo dotato di autorità morale e «farlo agire affinché, anche se le sue decisioni non hanno validità legale, aiutino a rendere popolare il verdetto di organismi non governativi».
Invece di limitarsi a parlare di «crimini di guerra», ha sottolineato ancora Castellina rivendicando le sue posizioni pacifiste, bisognerebbe «ripetere che è la guerra a essere un crimine in sé, una modalità di soluzione dei conflitti internazionali che appare ormai, o dovrebbe apparire, solo un retaggio medioevale: l’uso delle armi».
Il Manifesto, 6/12/23
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