mercoledì, novembre 15, 2023

Aldo Cazzullo e l’impresa dei Mille: «Il mito borbonico? Una fandonia. «Il loro ardimento ha fatto cadere una monarchia secolare»

Giusi Parisi


Non ha dubbi Aldo Cazzullo che stasera su La7, all’interno della puntata «interamente girata fra le bellezze meravigliose della Sicilia» del suo programma Una giornata particolare, parlerà dello sbarco dei Mille: fu vera gloria. 

Nelle puntate precedenti il giornalista, con la passione che lo contraddistingue, ha accompagnato i telespettatori in un viaggio nel passato, analizzando fatti e personaggi che hanno segnato o cambiato il corso della Storia: dall’omicidio di Giulio Cesare, alla marcia su Roma, dalla violenza su Artemisia Gentileschi alla disfatta di Caporetto, solo per citarne alcune. Alle 21,15 quindi Cazzullo sbarcherà a Marsala e parlerà di Garibaldi, dei Mille e di Risorgimento. «Periodo che non è affatto di moda – dice il giornalista – e di cui tutti parlano male. Oggi il Risorgimento non lo vuole nessuno, né i comunisti, né i cattolici. Molto più di moda è il fascismo. Invece io sono un antifascista, convinto che l’antifascismo non sia una ‘cosa rossa’ ma dovrebbe appartenere a tutti. E la storia del Risorgimento mi piace molto. C’erano anche tanti siciliani e napoletani che combatterono come volontari contro gli austrici e che si ribellarono ai Borbone quindi non è vero che il Risorgimento è una cosa del Nord contro il Sud. Vero è, invece, che per molto tempo se n’è parlato troppo poco».

Quanto particolare è stata la giornata dell’11 maggio 1860?

«Più che una giornata particolare è stata una giornata straordinaria. Lo sbarco a Marsala, il colpo di scena, il coraggio, l’ardimento, mille straccioni che fanno cadere una monarchia secolare, arretrata e reazionaria che ha umiliato il Sud e, in particolare, la Sicilia. La spedizione dei Mille fu l’inizio di una grande avventura».

Quale sarà il punto di vista dal quale partirà per analizzare quest’impresa militare?

«La revisione storica. Fino a non molto tempo fa, si diceva che parlare male di Garibaldi fosse un sacrilegio o da anticonformisti. Oggi, invece, tutti ne parlano male. I sudisti dicono ‘noi eravamo liberi e felici poi è arrivato Garibaldi a conquistarci e il Nord a depredarci’. I nordisti dicono ‘noi saremmo ricchi e felici come in Svizzera o come in Baviera se Garibaldi non avesse unito l’Italia portandoci il Sud in casa’. All’apparenza i due gruppi dicono cose opposte, in realtà, dicono la stessa cosa: la colpa dei nostri guai non è nostra è di altri italiani quindi non possiamo farci niente: ragionamento consolatorio ma sbagliato e, alla lunga, controproducente. Se non puoi farci nulla, non farai nulla».

Quello di Garibaldi è stato il primo episodio ‘mediatizzato’ del Risorgimento italiano ha detto lo storico francese Gilles Pecout che definisce lo sbarco in Sicilia l’impresa di un singolo con mille persone …

«Garibaldi era l’uomo più famoso del mondo. Ovunque ci fosse un popolo oppresso la gente lo attendeva come un liberatore, era invocato come tale, si gridava il suo nome nei cortei, le mamme dicevano ai figli ‘arriva Garibaldi’. Poi certo ci fu un elemento di propaganda. Nel 1860 Alexandre Dumas arrivò in Sicilia per raccontare quell’impresa: aveva passato la vita a scrivere di eroi, adesso ne vedeva uno vero, in carne e ossa. Ma dietro l’eroe c’è anche la grande Storia. L’Italia erano gli austriaci, i Borbone una dinastia straniera che non aveva una goccia di sangue siciliano né napoletano che teneva l’Italia perché c’era l’equilibrio austriaco. Sconfitto l’esercito austriaco a Solferino e San Martino, nella seconda guerra d’indipendenza, tutta l’impalcatura dell’Italia austriacante, retrograda e reazionaria delle torture e del potere temporale del clero, viene giù come un castello di carte».

Nel suo Il nuovo terroni Pino Aprile scrive: «… Non sapevo che, a Italia unificata, imposero una tassa aggiuntiva ai meridionali per pagare le spese della guerra di conquista del Sud. Ignoravo che l’occupazione del Regno delle Due Sicilie fosse stata decisa, progettata, protetta da Inghilterra e Francia, e parzialmente finanziata dalla massoneria (detto da Garibaldi). Né sapevo che il Regno della Due Sicilie fosse, fino al momento dell’aggressione, la parte più industrializzata d’Italia, in grado di concorrere per modernità in alcuni settori (costruzioni navali e industria ferroviaria) proprio con Gran Bretagna e Francia. E che non c’era la burocrazia borbonica, intesa quale caotica e inefficiente … lo specialista inviato da Cavour nelle Due Sicilie riferì di «un mirabile organismo finanziario» e propose di copiarlo».

«Il mito neoborbonico - dice Cazzullo - è la più gigantesca fandonia degli ultimi vent’anni. Non è affatto vero che con i Borbone il Sud era libero e felice. A Napoli i cannoni dei Borbone erano puntati contro la città e non verso il mare, servivano a reprimere la popolazione e non a prevenire eventuali attacchi dall’esterno. Infatti quando arriva Garibaldi il Regno di Napoli viene cancellato dalla storia. Credo sia un mito consolatorio che si basa su alcuni dati male interpretati: è vero che la prima ferrovia italiana fu la Napoli – Portici ma serviva al re per andare da una reggia all’altra. Certo, lì aveva il bidet ma a Napoli non c’erano le fogne così come l’oro del Banco di Napoli non era del popolo ma del re: era uno Stato assoluto, reazionario e autocratico di cui ci sarebbe ben poco da rimpiangere. Nessuno nega che il Sud abbia subìto dei torti dall’Unità ma non è rimpiangendo un immaginario passato borbonico che si restituisce dignità al Sud. Anzi, un siciliano neo borbonico è un ossimoro: è come dire ghiaccio bollente. Perché i siciliani furono i primi a ribellarsi ai Borbone, il mitico ‘48 nasce in Sicilia. Re Ferdinando II era chiamato “re bomba” perché bombardò Messina … Con gli storici, in Una giornata particolare spiegherò tutto, dalle due stragi di Bronte alla presenza delle navi inglesi nel porto di Marsala».

Quindi?

«Liberiamoci dal mito di un passato meraviglioso che non corrisponde alla realtà. Evviva Garibaldi». (*giup*)

GdS, 15/11/2023

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