Il fac-simile di Salvatore Geraci sindaco di Cerda
di Manuela Modica
Il percorso per la processione del venerdì santo di Cerda (Palermo) era già stato stabilito dal questore, ma quel percorso non stava bene al sindaco, il leghista Salvatore Geraci, perché non passava da Piazza Generale Cascino, dove vive il boss Vincenzo Civiletto. Nonostante l’espresso divieto della questura di Palermo, quindi, la piazza della casa del boss andava reinserita e per questo Geraci ha strigliato il capo della municipale, minacciandolo di ripercussioni puntualmente arrivate: un’azione disciplinare con tanto di multa.
Questo è quanto è stato ricostruito dalla procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, che ha indagato Geraci con l’accusa di tentata concussione, abuso d’ufficio e minaccia aggravata. Ed è ora bufera sul sindaco di Cerda. Geraci, primo cittadino dal 2018, è stato
riconfermato alle scorse amministrative di maggio, ed è anche deputato all’Ars. Inizialmente eletto tra le file del partito di Cateno De Luca con più di 4mila voti, e passato lo scorso agosto – cioè a meno di un anno dalle elezioni – nel partito di Matteo Salvini. Soprattutto Geraci figura tra i membri della commissione regionale Antimafia guidata dal dem Antonello Cracolici.“Io te la metto nel c… così come te l’ho sempre messa nel c… a te e ai tuoi amici”: così si sarebbe rivolto Geraci parlando con Giuseppe Biondolillo, capo della polizia municipale. Con un ordine preciso: “Quando parlo io devi stare fermo, zitto e sull’attenti, non gesticolare. Ti ho dato una possibilità e te la sei giocata, tu devi fare ciò che ti dico io. Prendi carta e penna e scrivi al questore e guai a te se stasera per la processione fai una cosa diversa”. Questi sono i fatti accaduti nell’aprile del 2022, così come ricostruiti dalla procura imerese e riportati nell’avviso di conclusione delle indagini. Il tutto per poter far passare la processione sotto casa di Civiletto – arrestato nell’operazione Black Cat che portò in carcere nel 2016 boss e gregari delle Madonie – condannato lo scorso maggio per associazione mafiosa nell’Appello bis a otto anni e dieci mesi. Tutto con lo scopo di ottenere consenso elettorale da parte della comunità cerdese e il favore del comitato della Madonna Addolorata di Cerda.
Pressioni che non hanno avuto in realtà alcun esito, perché la processione ha seguito regolarmente il percorso indicato dall’allora questore di Palermo, Leopoldo Laricchia. La mancata deviazione verso casa del boss è però costata a Biondolillo una multa e un provvedimento disciplinare, firmato da Geraci “sulla base di presupposti inesistenti e per mera ritorsione”, scrive la procura. Ma nell’indagine della procura non c’è solo il cambiamento di percorso a favore del boss: in occasione della 40esima edizione della Sagra del Carciofo, sempre nell’aprile del 2022, Geraci ha firmato un’ordinanza con la quale prevedeva che “le aree di via Roma, tratto compreso tra via Notarbartolo e la via Baracca, il cui controllo spettava all’amministrazione comunale, sarebbero state esentate dal pagamento della Tosapin violazione del regolamento comunale della fiera del carciofo (approvato con deliberazione del Consiglio comunale n.4 del 22 gennaio del 2020)”, ovvero permetteva che alcuni commercianti non pagassero la tassa, e “in tal modo intenzionalmente procurava al comune di Cerda un danno ingiusto derivante dal mancato introito pari alle tasse non pagate e un vantaggio ingiusto derivante dal risparmio di determinati commercianti creando un trattamento non equo con i commercianti occupanti le aree in via Alcide De Gasperi”.
“C’è stato un tentativo di mascariamento da parte di chi mi ha denunciato, ma non vi sono capi d’accusa relativi a un qualche coinvolgimento con la mafia, voto di scambio e mazzette. Sono sereno, fiducioso perché ho sempre agito nel bene. Credo nella giustizia e nel lavoro della magistratura”, così si è difeso Geraci. Ma dall’Antimafia regionale arrivano le prime richieste di dimissioni: “Credo che sia giusto che la magistratura faccia il suo corso, ma ritengo pure che l’onorevole Geraci debba dimettersi dalla commissione antimafia per l’onorabilità della stessa commissione di cui sono vicepresidente – commenta Ismaele La Vardera, vice presidente dell’Antimafia siciliana – Non possiamo permetterci che su un componente della commissione antimafia penda un sospetto così grave”. Molto più garantista la posizione del presidente Cracolici: “Geraci ha sette giorni di tempo per produrre gli atti che lo riguardano, ad oggi conosciamo solo quello che è stato diffuso dalla stampa. Qualora, visti gli atti, ricorrano le condizioni che il regolamento stesso individua come reati per i quali non si può essere componente della commissione sarò mio compito avvertire il presidente dell’Assemblea, ma ad oggi abbiamo soltanto notizie che non sono suffragate da atti giudiziari che lo riguardano”.
Ilfattoquotidiano.it, 4/10/2023
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