di Alessandro Luongo
Da terra di mafia, oggi il Comune palermitano si sta riappropriando delle eccellenze agroalimentari prodotte da aziende famigliari che hanno radici antiche e profonde
Al Cidma di Corleone, Centro internazionale di documentazione sulla mafia e del movimento antimafia, inaugurato alla presenza dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il 12 dicembre 2000 all’interno di un ex orfanatrofio, ereditato dal Comune, «arrivano studiosi e turisti da ogni parte del mondo per visionare i faldoni donati dalla camera penale di Palermo sul maxiprocesso condotto dal giudice Falcone e dal pool antimafia contro Cosa Nostra» racconta Nicolò Nicolosi, sindaco della cittadella del cuore dell’entroterra della provincia di Palermo, «palcoscenico della Sicilia nel mondo e che ha finalmente riconquistato i suoi spazi di libertà da quando lo Stato si è impadronito del territorio».
Il paese devastato dalla mafia è da tempo rinato, e si sta riscattando grazie al turismo e all’agroalimentare, ai suoi produttori di eccellenze uniche in Italia. Un luogo accogliente, con angoli di natura maestosi, come la Cascata delle due Rocche, formata dal salto del fiume San Leonardo, affluente del fiume Belice, alta circa 4 metri, a pochi passi dal centro storico. Per le sue caratteristiche morfologiche è chiamato Canyon; da qui si possono ammirare anche i resti di un acquedotto forse di origine medievale. Ai piedi della cascata anche un mulino ad acqua. Dal 2020 a oggi le presenze turistiche sono in netta crescita, circa 1.500 al mese, anche da Stati Uniti e Australia, soprattutto durante la stagione delle piogge, in autunno, inverno e primavera, secondo quanto dichiara il Dipartimento foreste della Regione siciliana. Il percorso naturalistico prevede anche sentieri non facili da percorrere, dai quali si godono scorci spettacolari emozionanti. Una strada in salita porta al Convento del SS. Salvatore. Corleone era un tempo la «città delle 100 chiese», di cui circa 40 ancora attive.
Un’eredità fatta di eccellenze
Ecco le storie di chi si è rimboccato le maniche puntando sulle eccellenze del territorio. Giovanni Buoncuore, 27 anni, ha seguito le orme del padre Vincenzo, che ha aperto il caseificio San Michele nel 2016, trasferito in una nuova sede dal 30 luglio scorso, affollata ogni giorno. «Mi occupo di produzione e trasformazione del latte in paste filate, pecorini, caciocavallo, formaggi freschi e stagionati, ricotta fresca. Lavoriamo circa 60- 70 kg al giorno di prodotti» racconta il giovane che ha studiato alla Scuola agraria di Corleone e che sogna di aprire un punto vendita in Germania. «Vendiamo anche nel Nord Italia e il 10 per cento in Francia, Svizzera, e Germania, appunto». Loredana Di Lorenzo è la titolare dell’unico panificio del paese, con forno a legna «alimentato da rami di ulivo, tecnica che permette di ricavare un pane casareccio come si faceva un tempo, con lievito madre». Ma anche focacce e sfincione corleonese (con caciocavallo e sarde salate). La «panettiera» continua la tradizione della nonna Concetta dal 1965, mantenendo la stessa manifattura di allora. Un forno che sfama anche la popolazione dei paesi vicini. Giuseppe Comajanni, 32 anni, segue tutta la filiera di produzione del miele, di cui ha 5 varietà: arancio, sulla, eucalipto, castagno, millefiori. Partito con un prestito agrario, oggi distribuisce il nettare delle api in tutta Italia, trasferendo le arnie in base alla fioritura. «Parliamo di una qualità di prodotto artigianale di eccellenza – osserva – che deriva dall’ape nera, un tempo in estinzione, da cui si ricava un miele ricco di antiossidanti venduto anche nelle isole di Lampedusa, Vulcano e Ustica».
Un trionfo di ciliegie
L’azienda Perricone, guidata da uno dei fratelli agronomi, Domenico (44), si dedica alla produzione di circa 13 varietà di ciliegie in diversi appezzamenti di terreni, proseguendo una tradizione di due secoli. «La raccolta va dal 15 maggio al 15 luglio per assicurare un’ampia gamma di frutta fresca che vendiamo in confezione da mezzo chilogrammo o chilo. Il 2023 è stata un’annata terribile per la nostra zona, purtroppo. Dal 2022 abbiamo anche un laboratorio di trasformazione della ciliegia in composta. Al momento siamo gli unici in tutta Italia a produrre il nettare, succo diluito, fatto sempre in maniera artigianale, che permette di gustare le ciliegie quando mancano quelle fresche». Perricone si occupa anche di erbe officinali dal 2021. Annamaria Scianni, 31 anni, dal 2019 porta avanti la produzione di olio extravergine siciliano con la «Lumaca di Corleone», (il nome vuole richiamare la lentezza e qualità del prodotto), le cui olive non contengono pesticidi e sono tutte raccolte a mano «e portate al frantoio entro 12 ore dalla raccolta stessa, altrimenti aumenta il grado di acidità». Un mono cultivar, dunque, di qualità straordinaria, per circa 1.000 bottiglie l’anno. «Vogliamo far conoscere il nostro olio speciale in tutto il mondo» annuncia decisa.
Dalle mandorle all’estratto di fichi d’India
Se Vincenzo Giglio, 60 anni, spera che il figlio ventenne Giuseppe prenda le redini del mandorlificio – 5.000 piante su 13 ettari per 3 varietà di una piccola produzione bio esportata anche in Europa — Vincenzo Alfano, si occupa, insieme ai due fratelli, della trasformazione della cipolla busacchinara, riconosciuta da quest’anno Pat (Prodotto agroalimentare tradizionale) dalla Regione siciliana; dolce, dal colore rosso violaceo, schiacciata ai poli, con caratteristiche venature biancastre, adatta in particolare per la preparazione di gustose insalate. L’azienda Alfano ha sede a Bisacquino, sempre nel Corleonese. «Da sempre ci occupiamo di salse pronte fatte con basilico e il nostro tipico pomodoro siccagno». Di recente ha lanciato anche l’infuso di fichi d’india, che coadiuva le funzioni fisiologiche dell’apparato urinario. Pietro (29) e Leoluca Pollara (36), infine, proseguono il processo di rinnovamento dell’azienda fondata da Giuseppe Pollara nel 1892, «Principe di Corleone», quarta generazione della famiglia, che mantiene una visione del futuro. Giuseppe Pollara lanciò un progetto imprenditoriale di alto profilo, radunando intorno a sé alcuni piccoli proprietari terrieri della zona del Monrealese che coltivavano in proprio; insieme ad essi decise di investire su tutte le diverse fasi della produzione vitivinicola. Ai giorni nostri, Pietro ha seguito tutte le fasi della sostenibilità e certificazione bio: «Dal 2024 saremo biologici al 100 per cento». Cento gli ettari vitati, per 1,2 milioni di bottiglie di vino l’anno, fra cui, cataratto, grillo, nerello mascalese, nero d’Avola, inzolia, sirah, chardonnay, ma anche moscato per il passito. Il 50 per cento della produzione va all’estero, il resto in Italia, nel canale horeca. Leoluca si occupa del marketing e della comunicazione e dell’e-commerce con bottegacorleone.com.
Corriere.it, 3 ottobre 2023
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