Il Rettore Massimo Midiri e Vito Lo Monaco
di Pietro Scaglione
Negli stessi giorni in cui l’Università degli studi di Palermo ha conferito al presidente emerito del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco, la laurea honoris causa in “Scienze della comunicazione pubblica, d’impresa e pubblicità”, il giornalista Franco Nicastro è stato nominato direttore responsabile della rivista “A Sud D’Europa” (edita proprio dal centro Pio La Torre).
Vito Lo Monaco, giornalista pubblicista, è stato, tra l’altro, dirigente provinciale e regionale del Partito Comunista Italiano, ha guidato per tanti anni la sezione siciliana della Confederazione Agricoltori Italiano, ha presieduto il Centro Studi Pio La Torre per quasi un ventennio (successore di protagonisti come Ino Vizzini, Nino Mannino e Gianni Parisi), ha ideato la Marcia antimafia Bagheria-Casteldaccia 40 anni fa e ha scritto con il giornalista Vincenzo Vasile il libro “Pio La Torre”.
Franco Nicastro (nella foto), attuale consigliere regionale dell’Ordine dei Giornalisti, è stato Presidente della Fondazione Mandralisca di Cefalù, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e ultimo vicedirettore del quotidiano L’Ora (prima della chiusura nel 1992). Nicastro ha scritto i libri “Mafia, 007, massoni”, “Obiettivo Falcone” (coautori i giornalisti Lucio Galluzzo e Vincenzo Vasile), “De Mauro. Il grande depistaggio” (con Vasile), “Andreotti, la mafia vista da vicino” (sempre con Vincenzo Vasile).
Loredana Introini, presidentessa del Centro Pio La Torre, ha espresso soddisfazione sia per la scelta di Nicastro, sia per la laurea honoris causa a Vito Lo Monaco: “Siamo grati a Franco Nicastro per avere accettato la nostra proposta, certi che quanto è stato fatto sino a ora sarà solamente arricchito dalla sua professionalità e sensibilità. Nicastro sarà all’altezza dell’impegno che l’indimenticabile Angelo Meli ha profuso con “A Sud’Europa” per rimanere una voce capace di elaborare un pensiero critico che si fonda sulla conoscenza del fenomeno mafioso”.
LA CERIMONIA DI CONFERIMENTO DELLA LAUREA HONORIS CAUSA
Durante la cerimonia nella sede di Palazzo Steri, il Rettore dell’Ateneo palermitano, Massimo Midiri, ha dichiarato, tra l’altro: “Vito Lo Monaco è testimone di racconti, di coscienza e di guida per non ricadere nei soliti meccanismi. Quando non c’è cultura inevitabilmente prevalgono l’illegalità e il non riconoscimento dei diritti altrui”.
Nella “laudatio”, pronunciata dalla sociologa Alessandra Dino, Vito Lo Monaco è stato definito come “autentico militante della difesa dei più deboli, alla perenne ricerca dell’equità sociale, politica ed economica, unica garanzia per la costruzione di una democrazia partecipata, ispirata ai valori dell’inclusione e del rispetto dell’ecosistema del nostro pianeta”.
La professoressa Dino ha poi ricordato il giornalista Angelo Meli, morto prematuramente nelle scorse settimane e direttore uscente della rivista A Sud d’Europa.
Nella sua “lectio magistralis” sulla coscienza civile e sull’antimafia, Vito Lo Monaco ha dedicato la “laurea honoris causa” a braccianti, contadini, operai, intellettuali, docenti, movimento studentesco, ceto medio produttivo, nonché a tutti i volontari e collaboratori del Centro Studi Pio La Torre.
Secondo Vito Lo Monaco, “la storia delle mafie è solo parte della storia dall’Unità d’Italia sino ad oggi, non si identifica con essa. Nel corso del tempo, le mafie hanno potuto sopravvivere grazie alla compiacenza e all’indifferenza di parte della classe dirigente (politica, economica, finanziaria, sociale, istituzionale). Nonostante le inchieste parlamentari e sociologiche dell’Ottocento (esemplari quelle di Sonnino e Franchetti), la stessa repressione del prefetto Mori avessero illustrato la caratteristica di questa organizzazione criminale data dal suo rapporto strutturale con la classe dirigente, nonostante le stragi del dopoguerra, della seconda guerra di mafia dal ‘78 all’83 (con quasi mille omicidi), il reato di mafia è stato introdotto per la prima volta dopo 122 anni dall’Unità d’Italia nel Codice penale del Paese, approvando la legge 646 intitolata Rognoni-La Torre, pubblicata il 13 settembre 1982”.
Lo Monaco si è soffermato anche sui vari “tentativi di sovvertire l’ordine costituzionale in nome di un anticomunismo che metteva in discussione il patto costituzionale tra i partiti protagonisti della Resistenza e autori della Costituzione della Repubblica. P2, servizi segreti deviati, intrecci tra poteri economici e politici, processi illegali che hanno coinvolto le mafie trovando una forte opposizione sociale e politica del Paese, la quale ha impedito l’affermazione dell’eversione antidemocratica”.
Secondo Lo Monaco, “La complessità del fenomeno mafioso sollecita un permanente lavoro culturale e politico per isolarlo e impedirne l’attivazione della rete di relazione. La scuola e l’università sono i luoghi principali di formazione dei cittadini del futuro: pur se investite dalla crisi politica del Paese, esse sono ancora popolate da donne e uomini che credono nella loro funzione educativa, che non possono essere trattate alla pari di una qualsiasi struttura produttiva. Il loro profitto consiste nella crescita e nella diffusione della conoscenza scientifica, culturale tra le nuove generazioni. Solo con una forte mobilitazione collettiva si può promuovere il progresso verso l’uguaglianza sociale, l’economia e la politica nel rispetto dei diritti individuali, del diritto di ciascuno alla propria singolarità (come scrive Piketty). Nella formazione delle coscienze non è meno importante il ruolo della didattica antimafia e della conoscenza. Perciò il Centro “Pio La Torre” da quasi venti anni lavora per lo sviluppo della comunicazione sociale ed istituzionale come strumento per il contrasto alle mafie e per la costruzione di una democrazia matura”.
PIETRO SCAGLIONE
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