Con Luca ed Ezechiele
DINO PATERNOSTRO
La prima cosa che abbiamo messo in chiaro (ridendo) con Luca ed Ezechiele, argentini di Buenos Aires e volontari di “Libera”, che stamattina sono venuti a trovarci alla Camera del lavoro di Corleone, è che per noi non sono “stranieri”, ma graditi ospiti, a cui non possiamo permettere di pagare la colazione al bar! A Corleone e in Sicilia, si usa così. E l’ha confermato (😂) anche Francesco Citarda, presidente della Coop P. Rizzotto che li accompagnava!
Poi abbiamo parlato di come negli anni la Cgil, il nostro sindacato, ha cercato di combattere la mafia, di costruire lavoro legale, di affermare diritti sociali e diritti civili. Abbiamo fatto vedere il busto di Placido Rizzotto, proprio di fronte al bar, il nostro “santo” laico, insieme a Bernardino Verro, che ricorderemo fra tre giorni, per i 108 anni del suo sacrificio.
Sono loro, è la memoria delle storiche lotte dei contadini e degli operai, che ci danno la forza morale e politica per continuare a lottare.
In Argentina, ci hanno detto Luca ed Ezechiele, c’è una situazione complessa, difficile, e che Libera sta cercando, supportando la magistratura, di creare le condizioni perché venga approvata una legge per l’uso sociale dei beni confiscati ai narcotrafficanti e ai corrotti. Un po’ sul modello della legge 109/96 italiana. Stanno facendo una serie di incontri per approfondire l’argomento, evidenziare i punti di forza e le criticità, per ridurre i margini di errori. A quanto pare - in maniera trasversale - molti deputati e molti senatori hanno manifestato la volontà di sostenere un simile disegno di legge, condiviso anche dalla Chiesa e da Papa Francesco.
“L’esperienza di Corleone è emblematica. Ci ha aiutati Pio La Torre, che io ho conosciuto”, ho detto. Proprio La Torre ha compreso che non basta arrestare i mafiosi ma bisogna impoverirli e colpirli nel prestigio sociale con i sequestri e le confische.
Uno dei primi sequestri a Corleone è stata la Villa di Totò Riina di via Aldisio. Divenne prima sede della scuola agraria e poi caserma della Guardia di Finanza. E poi terreni e fabbricati usati da cooperative di contadini. La cosa da evitare a tutti i costi è di lasciare nell’abbandono, inutilizzati, i beni confiscati. Portano i cittadini a pensare che sarebbe stato meglio non confiscarli. Se invece riescono a dare lavoro e prodotti “puliti” allora è fatta!
Un incontro interessante, che ci aiuta ad uscire dal cortile di casa e a guardare al mondo. All’Argentina, posta “alla fine del mondo”, per dirla con papa Francesco, dove - ci hanno raccontato Luca ed Ezechiele - il lavoro “schiavo” (in nero, senza diritti) è molto esteso, dove tanti lavoratori non hanno contratti ma salari di fame, dove l’inflazione galoppa. Ma non ci si arrende.
Non siamo l’Argentina, ma anche da noi ci sono segnali inquietanti che ci allarmano e ci spingono a tenere alta l’attenzione e l’impegno per la difesa della nostra Costituzione.
Infine, prima di salutarci abbiamo fatto un salto al museo civico per guardare il pezzo pregiato del “miliare romano” dedicato al console romano Caio Aurelio Cotta del 252 a.C., anche per dare un assaggio delle tante bellezze di Corleone, che non possono essere oscurate né dalla mafia né dall’insipienza di certe persone.
Dino Paternostro
Nel saloncino della Camera del lavoro Al museo col miliare romano Nel saloncino della Camera del lavoro Nel saloncino della Camera del lavoro Nel saloncino della Camera del lavoro anche con Francesco Citarda presidente della Coop P. Rizzotto
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