domenica, settembre 10, 2023

VIOLENZE SULLE DONNE E APPELLI. Se io fossi un uomo…

Concita de gregorio

DI CONCITA DE GREGORIO 

Se fossi un uomo mi sentirei terribilmente offeso da questa corale raccomandazione rivolta alle ragazze: state attente. Non bevete, non vestite abiti che scoprono la pelle, non accettate passaggi degli sconosciuti. Meglio ancora, non uscite la sera: state a casa. Se fossi un uomo mi sentirei trattato come un poveretto, un essere umano non in grado di attivare il raziocinio, un essere fuori controllo pericoloso per la società: un animale selvatico che agisce in base all’istinto predatorio, incapace di governarlo. Un incontinente, insomma. Esattamente come uno che si fa pipì addosso o per strada al primo impulso, incapace di trattenere la minzione fino al bagno. 

Ma stranamente noto che gli uomini non si sentono offesi, almeno non la maggioranza che anzi annuisce, dice certo, proprio così: se provocano, se non stanno attente allora ecco, vedete, si espongono al pericolo. Cioè: state ammettendo di costituire un pericolo? Non me lo spiego, questo silenzio maschile, questa mancata ribellione all’evidenza che se tu mi passi davanti a capo scoperto, coi capelli al vento, con l’ombelico esposto, se non sei lucida perché hai bevuto un bicchiere di troppo allora è chiaro che io ti aggredirò perché sai, io sono un animale, che ci posso fare, sono fatto così.

Signori, vi prego. Non lasciate che nel discorso pubblico e condiviso vi si tratti da bestie. Rivendicate la vostra capacità elementare di governare i vostri comportamenti: amministrate aziende, conducete mezzi pesanti, fate team building e governate Paesi, costruite edifici. Possibile che ritorniate a uno stadio pre-umano di fronte a una ragazza scollata con un bicchiere in mano. Eddai, dignità. Siate voi i primi a dire ma no, ma certo che la riportiamo a casa sua e non a casa nostra, certo che non chiamiamo gli amici per unirsi a noi nella sopraffazione. Certo che non bisogna educare le figlie a difendersi ma che si deve insegnare ai figli a non aggredire. È elementare, no? C’è bisogno di dirlo? Le ragazze non devono avere paura perché i ragazzi non devono esercitare prepotenza. Bisogna insegnare a non aggredire, non rassegnarsi all’evidenza dell’incontinenza maschile e raccomandare alle donne – loro sì, devono esercitare il raziocinio – come difendersi. Ma insomma, siamo evidentemente all’abc e conviene ripeterlo. 
C’è qualcosa di radicato e profondo nella raccomandazione: state attenti. E’ naturale. Tutti dobbiamo stare attenti, uomini donne altro. Non si accettano caramelle dagli sconosciuti, si sa. Non si sale in macchina di chi ti dice sono un amico difamiglia, vieni che ti accompagno. Da madre di figli solo maschi, l’ho sempre fatto. Ti prego, sii prudente. Resta in controllo. Non prendere cose che non sai cosa siano, non salire a bordo se non sai con chi. Per favore, se puoi, sii gentile. Aiuta chi sta male, cerca di non sentirti male. Ti prego, è importante. Con le ragazze è ancora più grande la preoccupazione, perché nella selva dei predatori fuori controllo le donne sono “prede naturali”: è terribile ma è così. Quindi certo che ci si raccomanda. Ma poi tutti, tutti noi nella vita abbiamo rischiato, esagerato, imparato dagli errori. Siamo stati tutti, in qualche momento della nostra giovinezza, salve e salvi per miracolo. Il lavoro grande, enorme che c’è da fare non è sul contenimento delle libertà femminili: è sull’educazione maschile al rispetto. 
Detto questo, se guardiamo la fotografia del presente c’è da aver paura. Qualcosa non ha funzionato nel passaggio di testimone dalla generazione degli anni Settanta – i diritti, le libertà, il femminismo – a quella dei Novanta, dei Duemila. Genitori iperprotettivi, genitori ‘amici’, genitori succubi dei figli. Completamente dediti alla costruzione della loro soddisfazione, del loro benessere. Mia nonna voleva che mia madresopravvivesse alla fame, le ha dato da mangiare, mia madre voleva che noi fossimo istruiti, ci ha dato da studiare. Noi vogliamo che loro siano contenti. Ma mentre una maglia di lana, un piatto di pasta e patate, un libro ai figli lo puoi procurare la felicità no, non la puoi garantire. Al contrario. 
Saturare i bisogni prima ancora che si manifestino è un boomerang. Se non desideri niente, se non ti manca niente, non sei mai acceso per ottenere qualcosa di non dato: sei più fragile, non più forte. Vuoi stare tutto il giorno chiuso in cameretta? 
Scusa, non ti disturbo. Ti lascio la cena fuori dalla porta, nel vassoio. I genitori che difendono i figli dagli insegnanti, dai brutti voti se li meritano, dalle frustrazioni dai dolori e dalle insidie della vita crescono persone deboli e incontinenti. E poi: senza un’educazione pubblica, nella scuola pubblica, alla sessualità, alla diversità, al rispetto ecco che l’unica scuola è il computer della cameretta, il web. Quante volte ho temuto che le piattaforme di porno free, accessibili da un telefono di un dodicenne, fossero la sola scuola di scoperta della relazione con l’altro/a. Che non si rendessero conto, i bambini, che quella è una finzione. Che non pensassero di dover essere all’altezza di quelle prestazioni, le ragazze, e diquelle performance, i ragazzi. Ma chi glielo spiega? Chi c’è, nel processo formativo di un preadolescente, a spiegare che la violenza di gruppo che vedono in un video nella categoria tale o talaltra non è quel che succede nella vita, che nella relazione fra esseri umani non funziona così. Che no è no. Che se lei non vuole ha detto che non vuole e che se non lo dice perché in quel momento non è in grado devi pensarci tu a dubitare, evitare. Chi c’è, a insegnare questo? Anche noi anziani, nel secolo scorso, abbiamo sfogliato giornali che ci mostravano il sesso prima che ci fosse successo. 
Ma le immagini in movimento sono più potenti di una foto, di un disegno. I video, la sola lingua che la generazione dei nostri figli conosce, hanno una potenza di fuoco. Chi insegna loro a fare la tara fra la rappresentazione di una fantasia estrema e la realtà? Nessuno. Non c’è niente e nessuno, a dir loro guarda che la vita non è così. E difatti sono incapaci di relazione sentimentale. Sono terrorizzati dall’eventualità del diniego, della frustrazione. Molta violenza, moltissima, fra adolescenti. Stupri non percepiti come tali, non è forse così che si fa? Non è questo che abbiamo visto fin da piccoli, nei video nelle chat su whattsapp? E i genitori, gli adulti, i maestri a dire tesoro, che ti manca? Impotenti, i rari e severi dissidenti, di fronte alla dittatura del mondo fuori che si manifesta sui device. Qualcosa è andato storto. E’ urgente, ma proprio urgentissimo, ripristinare la regola del rispetto. La politica deve farlo, attraverso leggi che costruiscano la realtà. 
Quella sull’omotransfobia, per esempio, considerata un capriccio inessenziale. Invece guarda. La violenza di genere è un problema di lusso, quando non c’è lavoro non c’è da mangiare? 
E’ una fantasia della sinistra ztl? Non direi. Il pane e le rose. Le necessità vitali e i diritti, insieme. 
L’educazione, la cultura prima di tutto. Abbiamo sbagliato. Solo pochi, una minoranza, si sono ostinati – sono stati denigrati. Il risultato è questo. 
Ricominciamo, allora. Ogni minuto perso è un danno ulteriore. Dagli uomini, sarebbe ottimo ricominciare. Le donne già dicono. Sono gli uomini che tacciono. Per favore, parlate. Non lasciate che vi trattino da idioti, da bestie. Ditelo adesso, che non sono le persone più fragili a doversi difendere. Ditelo ora, che la questione è non aggredire. Non esercitare violenza e prepotenza, non agire da bestie. Siate voi i primi a rivendicare la vostra dignità di umani. Aspettiamo la vostra voce. 
©RIPRODUZIONERISERVATAf 
Mi sentirei terribilmente offeso da questa corale raccomandazione rivolta alle ragazze: state attente 
gf 
Siate voi i primi a dire no, certo che la riportiamo a casa sua e non a casa nostra, che non chiamiamo gli amici 

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