Il frate domenicano Giovanni Calcara
PADRE GIOVANNI CALCARA O.P.*
Innanzitutto il mio saluto a tutti i presenti, soprattutto agli organizzatori del Convegno che hanno avuto la sensibilità di invitarmi, sentendo il bisogno di sentire una voce, apparentemente lontana dalla loro, ma in fondo così vicina. Infatti quando si parla della persona umana e dei suoi diritti, nessuna ideologia o diversità di approccio alla tematica oggi in discussione, può dividere chi si pone al servizio delle persone fragili e dei loro bisogni. Al contrario, l’importanza di dare delle risposte a dei problemi reali, pone l’urgenza che tutte le realtà presenti sul territorio agiscano in rete, superando steccati e divisioni, che oggi non hanno motivo di esistere.
Alcune considerazioni sul tema della “Rigenerazione urbana” da noi affrontato, non dal punto di vista specialistico che non è di mia competenza, ma semmai dal punto di vista antropologico, culturale e religioso che possa in via preliminare dare spunti di riflessione che possano arricchire il nostro approccio al tema, come anche alla discussione/dibattito che seguirà.
Poi presenterò la figura, l’opera e la spiritualità di Giorgio La Pira, il Sindaco santo di Firenze, a cui da parte di molti (laici e credenti) viene riconosciuto il merito di avere agito con vero spirito di amore e servizio verso quelle fascie di popolazione (poveri e operai), come anche dei grandi temi della pace e della convivenza mondiale, così tanto attuali, anche ai nostri giorni. E la cui esemplarità potrà essere di riferimento a tutti quelli che, come lui, vogliono un mondo migliore.
In passato il rapporto fondamentale dell’esistenza e della società era la Persona e la Comunità. Ora la visione/mercato neo liberista – il fine non è la socialità e il Bene Comune ma la morte del prossimo – il mercato e la funzionalità della persona nella sola dimensione economicistica: non mi interessa chi sei: ma cosa fai, quanto guadagni, quanto mi costi, quanto mi costa se ti assenti dal lavoro (vedi la donna che deve partorire…), i costi delle cure se ti ammali o se sei anziano? Non più il valore della persona, da salvaguardare sempre e comunque. Il fine diventa il profitto, il guadagno, il tornaconto in funzione egoistica per soddisfare la mia visione di vita, di potere a cui tutto va sacrificato/immolato
Il Bene Comune sembra essere il meno comune dei beni (Enciclica Fratelli Tutti, Papa Francesco 3 ottobre 2020), in un mondo globalizzato tutti siamo più soli e prevale l’individuo sulla dimensione comunitaria dell’esistenza (FT, 12)
Un primo punto da considerare è che non è possibile ancora, accettare di programmare una politica verso i poveri, ma non con i poveri (FT, 169). Senza questo passaggio di cultura e di mentalità, ogni altro presupposto di soluzione viene meno.
Infatti le cosiddette politiche sociali messe in atto, non sono volte ai reali bisogni della persona e delle fasce deboli come i piccoli, i giovani, gli anziani ma verso il costo che esse presentano e quindi tutto di decide con gli algoritmi.
Ciò causa una mancanza della visione del futuro, perché tutto è rivolto all’immediato e al presente. Non più la speranza da alimentare, ma il mercato che fagogita ogni scelta del presente e non permette di investire per il futuro: né nelle strutture (edliziapopolare), scuola e avviamento al lavoro, prevenzione e cura del territorio, valorizzazione e rispetto della vocazione dei territori.
Insieme al senso della precarietà del lavoro e della mancanza di certezze su cui costruire il proprio futuro è una delle cause che ha portato all’inverno demografico, alla desertificazione dei nostri territori più disagiati, soprattutto al sud a fare dell’Italia il Paese più vecchio al mondo, insieme al Giappone.
Alcuni storici affermano che l’attuale crisi demografica è la più grave, dopo quella seguita al crollo dell’Impero Romano
Inoltre, abbiamo smarrito il significato e l’importanza della memoria/storia/tradizione, come maestra di vita: a me, cosa interessa? L’isolamento degli anziani e il loro essere estraniati dal contesto familiare (RSA, badanti) non permette più la trasmissione dei valori e dei sentimenti che prima erano considerati come valori “comuni” o un “patrimonio” da valorizzare e trasmettere alle future generazioni.
La mancanza di assistenza sanitaria per gli anziani e gli ammalati oncologici: quando si dice ad essi che un esame specialistico anche se necessario, non può essere fatto se non tra sei mesi, gli si sta dicendo praticamente: ma perché non muori prima, così ci eviti altre spese? L’anziano ormai è visto solo come scarto, un problema da risolvere subito per non gravare sui costi degli organismi statali (Sistema Sanitario, Inps, Fondi sociali).
Di fatto, assistiamo alla morte del prossimo – L’io al di sopra di tutto e di tutti – il non percepire il senso comune della vita, dell’affettività, del lavoro, dell’economia, utilizzo delle risorse non rinnovabili. La diversità (di qualsiasi genere e natura) vista come ostacolo alla nostra personale realizzazione e quindi da combattere con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo.Non solo delegittimamdo l’avversario, ma cercando anche di eliminarlo…).
La persona ridotta a svolgere il ruolo di consumatori e spettatori, favorendo i più forti e chi detiene l’economia, l’informazione in coacervo di poteri forti che condiziona non solo la vita dei singoli, non solo a livello locale, ma mondiale.
Come afferma papa Francesco: “Non c’è vero popolo senza rispetto per il volto di ogni persona” (FT, 30).
La casa, anche per la mancanza di spazio necessario, come dormitorio/albergo e non come luogo di vita vissuta e spazio da vivere in cui ognuno ha la possibilità di vivere serenamente. Il diritto alla casa, che è privilegio di chi può contrarre un mutuo, negato di fatto alle giovani coppie, come agli anziani sfrattati dai centri storici per trasformare i loro alloggi in b&b o in appartamenti per i turisti che garantiscono più guadano per i proprietari.
Cultura dello scarto. La politica ridotta a marketing, favorisce lo scarto globale e la cultura del quale è frutto (FT, 19-20). Il rispetto dei diritti umani è il prerequisito per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese (FT, 22).
“Quella di Giorgio La Pira (Pozzallo 9 gennaio 1904 – Firenze 5 novembre 1977) fu una straordinaria esperienza di un uomo politico e di credente, capace di unire la contemplazione e la preghiera all’attività sociale e amministrativa, con una predilezione per i poveri e i sofferenti. Carissimi Sindaci, possa questa luminosa testimonianza ispirare le vostre scelte e azioni quotidiane” (Giovanni Paolo II, 26 aprile 2004).
Il giorno dell’insediamento a Sindaco, Giorgio La Pira si presentò a Palazzo Vecchio presentando il suo programma fondato su tre obiettivi:
i bisogni della povera gente,
lo sviluppo della città,
fare di Firenze una lampada capace di illuminare la Terra
Aveva chiara la sua idea di città: In una città un posto ci deve essere: un posto per pregare (la chiesa), un posto per amare (la casa), un posto per lavorare (la fabbrica), un posto per imparare (la scuola), un posto per guarire (l’ospedale)
Per affrontare l’emergenza di settemila famiglie sfrattate, rispolverò una vecchia legge che lo autorizzava a sequestrare proprietà private e requisì alcune villette. Molti furono scontenti e lo denunciarono
Così rispose ad una lettera al Giornale del Mattino: Devo farmi impaurire da queste denunce penali che non hanno alcun fondamento giuridico e morale, o devo continuare, ed anzi con energia maggiore a difendere come posso la povera gente senza casa e senza lavoro? Lei non avrà dubbi sulle risposte direttore: neanch’io. Un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti abbandona i povero (sfrattati, licenziati, disoccupati) è come un pastore che per paura del lupo abbandona il suo gregge
Nel 1954 scoppiò il caso della Pignone, la più grossa fabbrica fiorentina: per evitare il licenziamento degli operai, scrisse appelli e partecipò alle manifestazioni, avviò la riconversione tramite l’intervento dell’amico Enrico Mattei. Fu accusato di essersi prestato al gioco dei comunisti, lo chiamavano “pesciolino rosso nell’acquasantiera”, “comunistello di sacrestia”
Da queste accuse si dovette difendere, con una lettera a Pio XII: Io non posso avallare mai l’iniquità: non conosco la tecnica del compromesso politico e diplomatico: ho parlato chiaro ai fascisti; ho parlato chiaro, anzi più chiaro ai comunisti; parlo chiaro ai proprietari che sono consapevoli delle gravi responsabilità connesse coi talenti che Dio loro affida. Non posso assistere impotente alle ingiustizie che si commettono sotto l’apparenza della legge
“Spes, contra spem”, per edificare la città della pace promuove i Convegni per la pace, poi i Colloqui mediterranei. La Pira cercava i punti comuni, gli elementi condivisi da tutti i popoli con cui fondare il dialogo: il valore della persona umana, i valori della libertà, del lavoro, della preghiera, della poesia. Questo dialogo, per lui, partiva dalle città, per poi interessare tutti i popoli
Le città hanno una vita propria: hanno un proprio essere misterioso e profondo; hanno un loro volto; hanno per così dire, una loro anima e un loro destino: non sono cumuli occasionali di pietre; sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di Dio
Secondo Giorgio La Pira per unire il mondo, bisogna unire prima le città. Così si reca nel 1959, primo politico occidentale a varcare la “cortina di ferro”, ricambiando la visita al sindaco di Mosca nei gemellaggi da lui promossi da sindaco di Firenze anche con le città di Filadelfia, Kiev, Kioto, Fez, Edimburgo, Reims
L’azione comune del negoziato per l’elevazione di tutti i popoli sono gli strumenti di tutti i popoli per costruire una storia nuova e una civiltà nuova, tale compito spetta in particolare modo alle tre religioni del Libro che, nel dialogo e nel rispetto, devono trasformare il Mediterraneo nel grande Lago di Tiberiade: bisogna abbattere i muri, costruire i ponti
Così in una lettera di La Pira a Krusciov del 1961: Siamo ormai sul crinale apocalittico della storia: in un versante c’è la distruzione della terra e dell’intera famiglia dei popoli che la abitano, nell’altro versante c’è la millenaria fioritura carica di pace, di civiltà, di fraternità, di bellezza. I governanti di tutta la terra sono oggi chiamatia fare questa scelta suprema
Un modo di leggere la storia fondata sulla speranza: speranza riposta per esempio, nei giovani: le generazioni nuove sono come gli uccelli migratori, come le rondini: sentono il tempo, sentono la stagione. Quando viene la primavera essi si muovono ordinatamente, sospinti da un invincibile istinto vitale, verso le terre dove la primavera è in fiore.
Padre Giovanni Calcara, O.P.
*Intervento tenuto in occasione del Convegno Regionale “Rigenerazione urbana: sfida ambientale, economica, sociale”, organizzato dalla CGIL Sicilia, Sindacato Pensionati Italiani (segreteria Nazionale e Regionale), SUNIA Sicilia. Messina 4 luglio 2023.
Al convegno sono inoltre intervenuti amministratori, urbanisti, architetti.
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