Un momento delle celebrazione |
Lo scorso 4 settembre, è morto all’età di 96 anni Salvatore Mannina, storico personaggio della sinistra corleonese. È stato negli anni ‘60 coraggioso e determinato segretario della Camera del lavoro di Corleone e fino al 1979 consigliere comunale del Partito comunista. Ha lasciato la moglie Giuseppina e i figli Pino, Tanino, Angelo, Gaetana e Giovanna. E tanti nipoti e pronipoti.
Dopo gli anni dell’impegno sociale e politico, Mannina si era molto avvicinato alla chiesa cattolica, anche grazie alla testimonianza di uno dei suoi figli, Angelo, ordinato sacerdote nella diocesi di Palermo. Il funerale è stato celebrato da mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, oggi pomeriggio nella Chiesa Madre di Corleone. A celebrare accanto a lui anche don Angelo, figlio del defunto, che non ha nascosto la sua forte emozione. “Tante volte a casa - ha ricordato don Angelo - guardavo le tante foto di mio padre che parlava nei comizi. L’impegno sociale e politico ha riempito il primo tempo della sua vita. Credeva fortemente in quello che faceva, nella giustizia sociale e nell’impegno per conquistarla.
Totó Mannina |
Nel secondo tempo della sua vita, invece, aveva curato molto l’aspetto spirituale e religioso, sempre con il suo consueto impegno”.
Nella sua omelia-riflessione mons. Lorefice ha voluto sottolineare come non ci sia stata nessuna contraddizione tra la prima e la seconda parte della vita di Totó Mannina. “È stato sempre un uomo religioso, perché la passione per la giustizia, il desiderio di giustizia, da lui praticati con l’impegno sociale e politico, sono stati la testimonianza della religiosità del tuo papà”, ha detto Lorefice rivolto a don Angelo. Ed ha ricordato come “non chiunque dica ‘signore, signore’ entrerà nel regno dei cieli…”.
“Credetemi - aveva detto scherzando l’arcivescovo di Palermo - io non sono mai stato ideologicamente comunista. Ma ad un presidente di circoscrizione della mia città, che timidamente mi aveva confessato di essere comunista, ho detto che a Palermo eravamo rimasti solo due comunisti: io e lui! Magari ce ne fossero di veri comunisti, di comunisti alla Berlinguer!”.
Con molta naturalezza monsignor Lorefice - magari scandalizzando qualche tradizionalista! - ha legato l’impegno sociale e politico per la gente che soffre con la fede autentica in Dio, senza vedervi contraddizione.
Totó Mannina in tutta la sua lunga vita ha praticato con coerenza e rigore i valori in cui ha creduto, sia in campo sociale e politico che in campo religioso. Nel 1967, da segretario della Cgil e consigliere comunale del Pci, è stato eletto assessore in una giunta che aveva sindaco un cattolico democratico anomalo come Bruno Ridulfo, che lasciò la Dc per dare vita ad lista civica di “Rinnovamento cittadino”, capace di mettere all’opposizione lo scudo crociato. E combatté una dura battaglia per difendere i braccianti agricoli, che il prefetto dell’epoca Giovanni Ravalli stava cancellando dagli elenchi anagrafici. In una concitata riunione in prefettura, lo stesso Ravalli (dimenticando che della giunta di Corleone faceva parte anche il Pci) confessò candidamente che stava cancellando i braccianti per colpire la forza elettorale dei comunisti. “Ma, signor Prefetto, lei è rappresentante dello Stato, di tutti gli italiani, oppure fa politica di parte?”, gli replicò stizzito Mannina. La vicenda fu allora denunciata anche all’Assemblea Regionale Siciliana da Pio La Torre.
Anche negli anni successivi, in consiglio comunale Mannina si batté con coraggio per contrastare la cattiva amministrazione di una Dc egemonizzata dai cianciminiani. Poi, con una maturità ed un disinteresse ormai sconosciuti, si adoperò con Peppino Di Palermo e Tanino Marabeti, per far maturare e dare spazio ai giovani che si erano avvicinati al sindacato e al partito comunista. Io ero uno di questi.
Dino Paternostro
Corleone, mercoledì 6 settembre 2023
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