di Francesco Patanè
Basta il primo passo dentro piazza Caracciolo per chiedersi quale sia il motivo per cui alla Vucciria tutto è consentito. Alcolici venduti a ragazzini da ambulanti abusivi, spaccio di droga nella stradina buia che portano in piazza Garraffello e musica sparata a tutto volume fino alle 3 di notte senza che ci sia una sola auto delle forze dell’ordine in zona. O, almeno, domenica sera non si sono viste pattuglie di polizia e carabinieri.
Ripercorrere la serata della giovane stuprata dal branco aiuta a definire i contorni della tragedia, a spiegare comportamenti feroci oltre ogni ragione. Dà un elemento in più: il contesto, che in questa tremenda storia di violenza e dolore ha un peso rilevante. Purtroppo il degrado della Vucciria, l’assuefazione che dà all’occhio di molti palermitani e la sua trasformazione in elemento folkloristico da propinare ai turisti, distolgono l’attenzione dalla realtà, da come la Vucciria sia cambiata. Non c’è più traccia del mercato rionale celebrato nelle guide. Domenica notte piazza Caracciolo era un angolo di una favela brasiliana in centro a Palermo, una sorta di porto franco per l’illegalità, sporco e puzzolente.
Seduti prima a uno dei tavolini e poi in piedi con una birra, fino a notte fonda, alla Vucciria si è soltanto un portafogli da alleggerire a colpi di cocktail e “ shottini”. « Il servizio al tavolo lo finiamo per mezzanotte, ma cominciamo a togliere i tavoli già alle 23 — racconta il cameriere del bar Caracciolo — Perché? Perché da mezzanotte alle quattro qui ogni sera c’è il finimondo, restiamo aperti, il servizio è al banco e in piazza si balla. Mai sentito parlare dellamovida della Vucciria?».
Tutto è organizzato e rodato, non appena i tavoli spariscono arrivano gli ambulanti con i loro carrettini per la vendita di alcolici, si dispongono al centro della piazza uno per lato a formare un quadrato. Tutto è abusivo, non ci sono licenze né autorizzazioni, le bottiglie sono stipate nei carrelli del supermercato, già aperte e prese dai magazzini fatiscenti attorno alla piazza.
Il volume degli altoparlanti che sale è il segnale per il popolo della Vucciria: accorre a mezzanotte passata dalla zona dei Chiavettieri, da via Roma, dalla Cala, dai locali di via Paternostro e corso Vittorio Emanuele. Arrivano tanti gruppetti ballando a ritmo, già carichi di alcol. L’inconfondibile odore di marijuana da sporadica brezza diventa parte del pacchetto, mescolata al profumo di “stigghiola”.
Giusto per stoppare sul nascerele proteste, domenica sera dalle 22 a mezzanotte e 50 una sola moto dei “falchi” della squadra mobile ha attraversato la piazza: il saluto a un ambulante, e si prosegue. Non si sono viste divise nello stesso orario in cui quel maledetto 7 luglio la ragazza di diciannove anni stuprata dal branco ha incontrato i suoi aguzzini in piazza Caracciolo. Come quella notte, anche domenica i piccoli bicchieri colmi di superalcolici scadenti sono andati via come volantini. «Con dieci euro te ne faccio otto ma li devi bere uno dietro l’altro » , propone uno degli ambulanti. « Altrimenti li paghi 16 euro».
È una sfida, che a quanto pare è la novità dell’estate 2023 alla Vucciria. Forse la stessa proposta fatta alla ragazza la sera della violenza. Del presidio fisso di qualche anno fa di polizia e carabinieri nemmeno l’ombra, come pure delle camionette di reparto mobile e reggimento dei carabinieri in via Roma e in piazza Marina. La task force anti- movida, di fatto, non esiste più. Nella migliore delle ipotesi è stata fortemente ridimensionata.
Poco prima dell’una di notte l’area pedonale di corso Vittorio Emanuele è ancora una bolgia con tavolini in mezzo alla strada, turisti e palermitani che passeggiano. A quell’ora del 7 luglio la diciannovenne stava camminando verso il cantiere del Foro Italico. Barcollava, e a sorreggerla c’era il branco di aguzzini. Ha provato a chiedere aiuto ma nessuno le ha teso la mano. E da quanto visto domenica, è impossibile che nessuno si sia accorto delle richieste di aiuto. Se non altro per il numero di incroci ravvicinati che si fanno in duecento metri di passeggiata. Domenica si faticava a camminare per il numero di persone in strada.
Più probabile che nessuno abbia voluto rischiare di avere noie, che molti abbiano giudicato quei ragazzi « uno dei tanti gruppi di giovani ubriachi». «Ogni sera ci sono persone che vomitano sulle panchine in pietra, dalla Vucciria escono completamente fuori controllo — racconta Vittorio Lo Presti, cameriere — Nessuno ha fatto caso al branco, perché sono tanti i ragazzi ubriachi che urlano in mezzo alla gente qui nell’isola pedonale».
Forse sarebbe bastato che almeno un paio d’occhi non fossero assuefatti al degrado “made in Vucciria” per accorgersi della ragazza. Forse. Anche perché dopo piazza Marina e fino al Foro Italico, dove il Cassaro non ha più locali e torna a essere strada, domenica non c’era nessuno. Solo l’ombra del branco.
La Repubblica Palermo, 22 agosto 2023
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