Il prefetto Dalla Chiesa parla a Ficuzza il 20/8/1982 |
Il discorso di Carlo Alberto Dalla Chiesa a Ficuzza, in occasione dell’inaugurazione del cippo dedicato al tenente colonnello Giuseppe Russo (Ficuzza, 20 agosto 1982)
“Siamo qui oggi per ricordare il tenente colonnello Giuseppe Russo. Per me significa ricordare un grande dolore ma anche l’orgoglio di avere avuto al suo fianco un collaboratore di tanto pregio e di tanto peso specifico. Lo vidi crescere questo giovane capitano in sette anni e mezzo. Sembrava fragile, sembrava portatore di un fisico non robusto, ma c’era tanta robustezza dentro di lui, c’era tanta forza morale, c’era tanto coraggio, c’era tanta volontà di fare, di realizzare e di combattere, che io stesso, io suo comandante, ho tratto anche da lui questa forza e questo entusiasmo.
Sono stati sette anni e mezzo lunghi, sofferti, logoranti. Poi io mi allontanai perché destinato altrove, ma la collaborazione non è cessata, perché anche in Piemonte, anche in Lombardia io attingevo a questo uomo, a questo ufficiale, che ha onorato la sua divisa ma anche la sua istituzione.
Io mai più pensavo che le circostanze mi potessero portare a parlare di lui pubblicamente, a dire pubblicamente quanto bene egli ha fatto nell’interesse della giustizia, quanto si sia sacrificato, quanto ha lottato, quanti impegni notturni al mio fianco abbiamo adempiuti con la pistola in mano, perché era un coraggioso, era uno che amava la lotta, era uno che amava lottare per lo Stato, per difendere lo Stato, per difendere le sue istituzioni. E ne aveva tanti tanti amici tra le persone per bene, quanti ne aveva di nemici tra coloro che albergano in quella definizione che qualcuno non vorrebbe ripetere perché amante del diritto e che È LA MAFIA.
Lui aveva tutti e cinque i sensi. Non aveva soltanto la vista acuta, ma aveva l’udito finissimo, aveva l’argomentazione intelligente della parola, aveva il tatto di chi sapeva attendere per combattere meglio. E aveva il gusto della lotta, era veramente un lottatore, era veramente un ufficiale dell’Arma che ha onorato l’istituzione. Chi lo ha conosciuto sa della spinta che sempre lo aveva condotto, quella della generosità, ha voluto fare qualcosa ancora in quella posizione, la mafia, che lo sapeva non coperto, che lo sapeva non garantito, ha trovato il “gusto” della vigliaccheria per ucciderlo qua, davanti alla sua famiglia, mentre era a riposare.
Io, signor Ministro, signor Comandante Generale, io ho voluto dire queste poche cose anche col consenso del signor Ministro. Sono disadorne e scarne, ma voglio dire grazie anche al nostro sindaco di Corleone che, a nome di tutta la giunta e del consiglio comunale intero, ha voluto dedicare a cinque anni di distanza un ricordo visivo a quello che è stato da un lato una tragedia e dall’altro una esaltazione. Le dico grazie, così come ringrazio il ricordo del bravo Giuseppe Russo perché tanto ha dato anche al mio lavoro di comandante della Legione Carabinieri di Palermo. Grazie”.
Carlo Alberto Dalla Chiesa prefetto di Palermo
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