Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi
di Felice Cavallaro
AGRIGENTO – «Trenta milioni? Davvero? Anch’io nel testamento del Cavaliere...».
Sorpreso, dottor Marcello Dell’Utri?
«Certo che sono sorpreso. Non me lo aspettavo perché nulla mi doveva il mio amico Silvio. Io ho dato tutto a lui, la mia vita, tutto. Da lui ho avuto in cambio affetto. Ecco perché sono sorpreso e commosso».
Il suo ultimo incontro con Berlusconi?
«Qualche giorno prima della fine. E non pensavo che finisse. Discutevamo di tante cose in quei giorni».
Nessun accenno ai soldi, alla donazione?
«Mai parlato di queste cose. Lui mi parlava sempre di futuro. Mi parlava di Forza Italia, di nuovi assetti, di come rifondarla. "Perché non ti occupi tu della selezione dei prossimi candidati?". Ma io, Silvio, non mi interesso più di politica. Rispondevo così. E quando insisteva lo assecondavo. Se me lo chiedi tu, certo, posso farlo, lo faccio. "Pensaci e lo facciamo". Non c’è stato tempo. Per me, una perdita grande e dolorosa».
Lo sa che scatterà il refrain sul sospetto che il Cavaliere abbia pagato il suo silenzio sui presunti rapporti con personaggi mafiosi?
«Queste sono cose dette dai seminatori dell’odio».
Sarebbe il secondo sospetto dopo le polemiche sulla sua villa acquistata, si disse, da Berlusconi a prezzi esorbitanti.
«Falsità assolute. Documentate dai rogiti, dalle carte ufficiali».
Si parlò di altri venti o trenta milioni per quella favolosa villa su un ramo del lago di Como...
«Per quella villa si parlò di una cifra esagerata. Lo dicevano alla Procura di Palermo. Sbagliando. Infatti, tre anni dopo, Berlusconi l’ha rivenduta a un magnate russo a maggior prezzo e mi ha pure dato la metà del surplus».
Lei a quanto ha venduto?
«Ventuno milioni di euro».
E il Cavaliere?
«Ventisette o ventotto, non ricordo. Metà della differenza a me».
Solo rapporti di amicizia?
«E cos’altro? Leggevamo le insinuazioni dei ‘seminatori’ e le ignoravamo. Piuttosto scherzavamo sul nome della villa che si chiamava Comalcione. "Ma che nome è?", si stupiva Silvio. E io spiegavo che la radice è Como. ‘No, dobbiamo cambiare nome’. E infatti si chiamò Villa Berlusconi».
Che ci fa con tutti questi milioni?
«Intanto serviranno anche per un progetto al quale lavoro da un anno. Una biblioteca di libri di letteratura siciliana nel cuore della Valle dei Templi. Sarà il mio dono e anche quello del mio amico Silvio per Agrigento Capitale della Cultura 2025. Sarà pronta per quella data».
All’interno del Parco archeologico?
«A trecento metri dal Tempio della Concordia. Ma sarà una "donazione modale"».
Cioè?
«Significa che io do una cosa a te, a condizione che tu faccia ciò che ti chiedo. E io chiedo l’attivazione di un laboratorio di restauro del libro e della carta, oltre a un master in biblioteca e un master in economia legato a editoria e libri. Visto che il Polo universitario di Agrigento ha i docenti dei Beni culturali dell’ateneo di Palermo, tutti insieme si lavori a un’officina del sapere per studenti e ricercatori».
Immagina la biblioteca della Valle un po’ come la sua biblioteca di via del Senato a Milano?
«La riflette. Servirà per ricercatori e per i turisti ai quali raccontare il meglio di quest’isola».
Avrà un nome?
«La farò chiamare "Bibliteca Utriana"».
Il suo cognome diventa aggettivo?
«Che male c’è? Ad Agrigento hanno la "Lucchesiana"...».
Dal 1765, grazie al vescovo Lucchesi Palli, famiglia principesca.
«E adesso grazie a noi, a me, il Cavaliere...».
Quanto le costerà?
«Qualche milione. Elevatissimo il valore dei libri».
Anche sui libri e sulle compravendite di tomi antichi non le hanno risparmiato sospetti.
«Dicerie. Su altro invece mi hanno perseguitato e avvelenato. Ma io sono ancora vivo».
Corriere.it, 6 luglio 2023
Nessun commento:
Posta un commento