SALVO PALAZZOLO
Dopo diversi anni al 41 bis, comanda ancora La squadra mobile e la Sisco hanno registrato incontri fra uomini di varie “ famiglie”. “Lui è il tutto” dicevano del neo-capo della cosca che aveva ripreso il controllo del territorio. “Ha una intera città”. Progettava altri affari. “Tu fai lo scaltro perché non chiami tutti i mafiosi che hai”, urlò al telefono la compagna di un esattore del pizzo ieri fermato
Salvatore Genova, il padrino di Resuttana, l’erede dei Madonia, era stato scarcerato nel marzo 2019, dopo un lungo periodo al 41 bis. Non ha perso tempo, ha ripreso subito il ruolo di comando in Cosa nostra appena tornato a Palermo. Prima con discrezione, poi con grande evidenza. Non si faceva problemi, poteva contare sul sostegno di alcuni insospettabili. È drammatico il quadro che emerge dall’ultima inchiesta coordinata dalla procura diretta da Maurizio de Lucia. Cosa nostra non si rassegna, anzi rilancia. Le indagini della squadra mobile diretta da Marco Basile e della Sisco ( la sezione investigativa dello Sco) hanno fatto scattare un blitz nei confronti di 18 persone. Insieme ai boss — non c’è solo Genova fra gli scarcerati eccellenti — sono finiti anche alcuni colletti bianchi.
Il notaio Sergio Tripodo, accusato di tentata estorsione aggravata, è ai domiciliari. In carcere sono andati il commercialista Giuseppe Mesia e l’imprenditore Benedetto Alerio ( accusati di associazione mafiosa), Giovanni Quartararo ( risponde di concorso esterno in associazione mafiosa) e Agostino Affatigato (tentata estorsione aggravata). L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Fabio Pilato ha disposto anche il sequestro preventivo delle società “Almost food srls” e della “Gbl food srls”, che gestiscono gli esercizi commerciali “ Antica polleria Savoca dei fratelli Alerio” di piazza San Lorenzo 24/ a e via Enrico Mattei 17/a, attività ritenute «totalmente controllate» dalla famiglia mafiosa di Resuttana.
L’inchiesta coordinata dai procuratori aggiunti Paolo Guido, Marzia Sabella e dai sostituti procuratori Giovanni Antoci e Giorgia Righi racconta la venerazione che il clan aveva per il sessantacinquenne boss scarcerato. «Genova è il tutto», dicevano di lui. E si vantavano del mandamento: «È una città».
Anche il braccio destro di Genova è un boss che ha fatto diversi anni in carcere: Salvatore Castiglione, scarcerato nel 2012, era tornato pienamente operativo. Pure il cassiere della famiglia, Sergio Giannusa. «Sergio si muove e fa quello che voglio io » , diceva Genova. Un altro ritorno è quello di Mario Napoli: tornato in libertà il 4 dicembre 2019, si era subito rimesso al lavoro dentro Cosa nostra. Come fosse la cosa più normale, come se il carcere non gli facesse paura.
Era molto spavaldo anche un altro scarcerato, Settimo D’Arpa, che però veniva rimproverato dalla compagna: « Te lo dico, fai lo scaltro, perché non chiami tutti i mafiosi che hai... te lo dico davanti a tutti » . E lui provava a difendersi: « Io non ne ho mafiosi... Io non conosco nessuno di’ stimafiosi » . Ma la compagna lo incalzava: « Te lo giuro su Dio, che se io ti vedo, io dico: “ L’ho lasciato perché domandava il pizzo”. Ti giuro che lo faccio». E lui di rimando: «Ma te ne accorgi delle cose che dici al telefono?». Lei sembrava abbastanza decisa: « Sì, perché è la verità».
La discussione proseguì in un’altra telefonata: « Non siamo in via Sciuti, non siamo in via Notarbartolo che facevi spaventare i commercianti. Qua stai parlando con una persona», diceva lei senza mezzi termini. « Capito? Stai parlando con una donna. Sì, stai parlando con una donna, non stai parlando con un commerciante che vuoi intimorire... perché sapete fare solo questo...». D’Arpa, esasperato, disse: «Tisto pure bloccando nelle telefonate e messaggi». Ieri mattina è stato arrestato, con l’accusa di essere stato un attivissimo esattore del pizzo per conto del clan.
La verità è che i vecchi mafiosi si lamentavano dei nuovi picciotti: « Ormai fuori il novanta per cento delle persone danno confidenza a cani e porci » , dicevano. Dal clan di Resuttana puntavano alla riorganizzazione della Cosa nostra di sempre. Per questo, gli incontri con i mafiosi degli altri mandamenti si moltiplicavano sempre più. Il ritorno più eclatante è quello di Michele Micalizzi, il genero di Rosario Riccobono, riapparso a Palermo dopo una lunga detenzione: ora è indicato dagli investigatori come il nuovo reggente della famiglia di Partanna Mondello.
— s. p.
La Repubblica Palermo, 11/7/2023
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