sabato, luglio 22, 2023

LE INTERCETTAZIONI. DELLE CHIAIE E LE STRAGI PROVE DI DEPISTAGGIO PER ARGINARE I SOSPETTI


Il leader nero in Sicilia nel 1992: la pista è in piedi da trent’anni Menicacci spiegava a Romeo che cosa dire

di Alessia Candito e Salvo Palazzolo

«Menicacci non ha avuto nessun rapporto politico con Delle Chiaie. Lo ha difeso in undici processi, ottenuto undici assoluzioni. Ma non condivideva Avanguardia nazionale, lui ha fatto Democrazia nazionale, non era di un movimento extraparlamentare» . Per sottolineare l’enfasi, chiamiamola così, con cui Stefano Menicacci dettava letteralmente la linea al suo factotum Domenico Romeo, gli investigatori che ascoltano e trascrivono le sue conversazioni devono ricorrere a punti esclamativi e maiuscole. Ma forse neanche bastano a trasmettere la vivissima preoccupazione dell’ex parlamentare missino, quando i pm tornano a indagare sulla presenza di Stefano Delle Chiaie in Sicilia negli anni delle stragi. 


Sul punto, si rammarica il giudice per le indagini preliminari di Caltanissetta Santi Bologna, troppe occasioni si sono perse, troppi spunti ignorati. Il principale? La nota Cavallo — ripescata nelle banche dati nazionali nel 2007 dall’allora sostituto procuratore della Dna, oggi capo dell’Ufficio di Lagonegro Giafranco Donadio — che già nel ‘ 92 dava atto della presenza di Delle Chiaie a Palermo. Misteriosamente non solo non è mai realmente approfondita, ma è materialmente sparita dagli archivi di carabinieri e procure — Caltanissetta e Palermo — che all’epoca la ricevettero. Misteri, uno dei tanti della stagione delle stragi. 
E da allora sono passati più di trent’anni, anche i ricordi di chi c’era e allora parlò si sono ingarbugliati o impastati con ambizioni e piccinerie. Per anni compagna dell’expentito Alberto Lo Cicero, Maria Romeo — sorella di Domenico, il factotum di Menicacci — è stata una delle prime a parlare della presenza di Stefano Delle Chiaie. Ma negli anni — spiega il gip — quelle dichiarazioni le ha colorite, arricchite, modificate. Troppo per essere ritenuta attendibile, quando — di recente — su quei fatti è stata nuovamente sentita. Rimangono spunto da verificare,da cui partire, a cui trovare riscontri che si aggiungano a informative e note che registrano “ Er Caccola” nell’Isola, di certo a Palermo e Ragusa, in quegli anni, e alle dichiarazioni di pentiti come Francesco Onorato. La pista c’è, bisogna lavorarci. A Stefano Menicacci però basta che il nome di Delle Chiaie torni alla ribalta per entrare in allarme. E, di per sé, questa palese preoccupazione èelemento investigativo tutto da approfondire. 
« Questi cercano di far credere che Delle Chiaie e Avanguardia nazionale siano stati coinvolti con la mafia e con i servizi segreti per la strage di Capaci. L’unico elemento che hanno è una certa Romeo. La sorella tua » , urla Menicacci a Romeo, quando la trasmissione “ Report” torna sull’argomento. «Ma io non lavedo da vent’anni » , prova a giustificarsi lui. «Ti sei fatto interrogare pure tu dal giornalista, sei tu con la mascherina», lo sentono gridare gli investigatoridella Dia che lo intercettano. 
Poi Menicacci inizia a dare ordini. Avverte la moglie di Delle Chiaie, con lei concorda la versione da dare sugli spostamenti del capo storico dei “neri” d’assalto. A Romeo invece spiega punto per punto cosa avrebbe dovuto dire, cosa omettere, su cosa mentire. Primo, ridimensionare i suoi rapporti con Delle Chiaie, scavare un solco fra l’avvocato e Avanguardia nazionale, minimizzare il suo apporto nella costruzione delle Leghe regionali, progetto eversivo di mafie, massoneria piduista e neofascisti che puntava a « dare ai clan una nazione » . Anche su Licio Gelli, Romeo avrebbe dovuto mentire. 
E lui ci prova davvero. «Mai conosciuto » , dice ai pm. Peccato che inquirenti e investigatori avessero già in mano le conversazioni in cui alla compagna spiegava come avesse conosciuto Gelli proprio grazie a Menicacci, che « all’epoca del processo per Bologna » gli aveva ordinato di raggiungere di gran corsa la sua residenza. «Sono entrato, ho fatto 500 metri e c’era il venerabile», racconta. Per quale motivo, allo stato non è dato sapere. 
Su una cosa il legale insiste più di tutto: bisogna smentire o ridimensionare qualsiasi elemento che permetta di collocare Delle Chiaie in Sicilia. Ma il suo factotum non ce la fa. «Menicacci sarà incazzato perché ho dovuto dire certe cose, non potevo non dirle. Su Delle Chiaie la Dia aveva tutto». E su quegli elementi, magari, ancora lavora. 
La Repubblica Palermo, 22 luglio 2023

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