Fango per far inciampare i magistrati scomodi, quelli che disturbano con inchieste che ancora vogliono individuare le mani non mafiose dietro le stragi. False dichiarazioni, depistaggi, bugie per ingarbugliare le inchieste che su quelle pagine di storia della Repubblica sono in corso. I neofascisti tornano al centro dell’attenzione di inquirenti e investigatori e ancora una volta — emerge dall’inchiesta della procura di Caltanissetta diretta da Salvatore De Luca e della Dia — fanno emergere una rete che attivamente lavora per avvelenarei pozzi. I coinvolti? Al momento, solo nomi noti del giro di Avanguardia nazionale, l’organizzazione della destra eversiva fondata da Stefano Delle Chiaie, formalmente sciolta nel 1976, ma che con differenti nomi e strutture anche dopo ha continuato a operare.
Di certo, lo hanno fatto i suoi esponenti storici: per proteggere il passato e magari — questa è l’ipotesi investigativa — gettare le basi per il futuro con un osservatorio costruito per infangare e ridicolizzare i magistrati. Una pista ancora tutta da sviluppare, soprattutto in Sicilia. Il gruppo puntava a « colpire le grandi cittàe poi anche Palermo » con dossier e campagne. Chissà, forse grazie ad appoggi locali. Che ora si cercano, magari una traccia è negli elenchi ritrovati durante le perquisizioni.La storia dell’osservatorio è nata per caso, indagando sulla presenza di Delle Chiaie a Capaci. Ora, uno storico deputato missino da sempre vicino alla destra eversiva e ai suoi leader che da legale ha assistito, Stefano Menicacci, e il suo autista di allora e factotumDomenico Romeo sono scivolati per proteggere il passato ai domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere e false dichiarazioni rese al pubblico ministero nell’ambito di un procedimento sulle stragi. Nello specifico, quella di Capaci, in cui forse Stefano Delle Chiaie potrebbe aver avuto un ruolo.
È pista e ipotesi su cui si lavora da tempo, negli anni con alterne fortune e differente impegno esplorata, ma che allo stato non ha ancora avuto sbocchi concreti. Bisognava bruciarla, questo l’ordine di Menicacci. E non per tutelare “ Er Caccola” Delle Chiaie, morto ormai da anni. L’obiettivo prioritario — emerge dalle carte dell’inchiesta della procura di Caltanissetta — era tenere separati due mondi — quello delle mafie e quello dell’eversione nera — nel corso della storia giudiziaria più volte sorpresi a braccetto in comuni strategie e piani di destabilizzazione. Al telefono Menicacci — monitorato dagli uomini della Dia mentre detta la linea a Romeo e alla moglie di Delle Chiaie — chiacchierava parecchio, e molti dei suoi venivano dall’area di Avanguardia nazionale. A partire da Adriano Tilgher, leader storico del gruppo, indagato per la strage di Bologna e dell’Italicus, ma condannato solo per tentata costituzione del partito fascista. Sarebbe lui uno degli ideatori dell’osservatorio.
— a. can. — s. p.
La Repubblica Palermo, 22 luglio 2023
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