di Salvatore Geraci
Nobile eccentrico era amante delle auto dello champagne e dei campioni. Creò la convention per la compravendita dei calciatori. Avveniva in estate all’hotel Gallia di Milano
A Hollywood — il cinema era la sua passione — gli avrebbero dato l’Oscar per il migliore attore protagonista e per la regia. Era il Dopoguerra, sogno di ricostruzione e speranze, e già l’irrequieto Principe faceva parlare di sé fra brindisi e notti di follie. Il calcio era risorto con il Grande Torino ma non aveva ancora la popolarità e il gusto evoluto. Fu Raimondo Lanza di Trabia ad inventarne un nuovo “ copione”, con una geniale trovata, quella di aprire alle contrattazioni dirette e di riunire a fine campionato tutti i dirigenti in un unico luogo, per scovare occasioni e liberarsi di un mondo schiavo ancora di lunghe e costose telefonate o di scambi epistolari: con lui, il calciomercato diventa uno spettacolo seducente, fenomeno dei mitici anni Cinquanta.
I giornali, all’inizio, non gli dedicano molto spazio ma piano piano scoprono orizzonti sconosciuti. Una vera rivoluzione. A Milano confluiscono presidenti, operatori, consiglieri, curiosi. Una valanga di quattrini, rapporti e contratti sulla parola o scritti sul biglietto di un bar o di un ristorante, che ai giorni d’oggi sembrano demodé. Una storia che racchiude trasferimenti più o meno rumorosi: il regno di Raimondo Lanza, leggendario padrone del Palermo, e presidente, dal gennaio 1951 al giugno 1952. “L’uomo in frac” celebrato da Domenico Modugno. La sua esistenza, un’opera d’arte. Suicida a 39 anni, con un gesto teatrale e disperato, è rimasto nel mito perché neppure la morte è riuscita a cancellarne la straordinaria vicenda.
La saga calcistica ha catturato personalità di rilievo. Nessuno come il Principe, nato ad Arcellasco ma sangue siciliano, che visse un’avventura da romanzo. Personaggio eccentrico e stravagante, fu lui a regalare ai rosanero la serie A di vertice con celebrati campioni (nel 1951, condivise la testa della classifica con Milan e Juve per undici giornate, senza sconfitte): Bronèe, Vycpalek, Sukru, Martegani, Gimona… e divenne famoso per avere organizzato, il primo calciomercato, nella mitica stanza, sempre aperta agli habituè, numero 131, dell’Hotel Gallia, ricevendo in bagno, dove aveva fatto installare un telefono, immerso nella vasca, ovviamente nudo, o disteso sul letto con accanto l’immancabile caffè e il classico crème caramel che la notte si sarebbero trasformati in fiumi di champagne e avvenenti gentildonne.
Tra mille episodi, Bonizzoni, uno dei suoi allenatori, conservava vivo il ricordo della scena esilarante della firma, al momento dell’accordo, con il Principe che lo accolse completamente senza veli. « Davanti al mio legittimo stupore, quasi seccato mi disse: “ Cosa vuole Bonizzoni? Che la riceva in frac?”». Era anche la maniera per mettere in soggezione gli ospiti e spingerli a trattative velocissime. Il ricchissimo nobile ebbe l’ispirazione di concentrare uomini d’affari e avventurieri nel lussuosoalbergo, salotto per viveur e punto di riunione per la compravendita dei giocatori. Con partner inseparabili: Paolo Mazza, proprietario della Spal da lui trascinata in A per la prima volta e “ Gipo” Viani, astro nascente fra i tecnici, lo “sceriffo”, per la sua somiglianza con John Wayne (tre scudetti, una Coppa dei Campioni con il Milan e ct della Nazionaleitaliana), ideatore del modulo tattico con il libero, autore di una clamorosa promozione in A con la Salernitana e assunto dal Principe, dopo l’exploit campano.
Amico di Gianni Agnelli, Raimondo Lanza si fidanzò per tre anni con la sorella Susanna. Diplomatico, volontario in guerra, amante della vita notturna, sempre al centro della mondanità, venne invitato da Erroll Flynn, dallo Scià Reza Pahlavi e da Soraya, amò perdutamente Rita Hayworth e ospitò l’armatore greco Onassis, Anna Magnani, Joan Fontaine e altre stelle popolarissime. Le sue avventure sportive: il calcio, la pallanuoto, il rilancio della Targa Florio e del Palermo unica società imbattuta contro il Grande Torino. Gli acquisti vengono rivestiti da uncontorno di favola. Clamoroso il modo in cui fregò l’avv. Agnelli, con Bronée. Il Principe cercava il formidabile juventino Praest per puntare in alto; la Juve Bronée. Ognuno sperava di assicurarsi il favoloso tandem danese. Appuntamento a Montecarlo: Raimondo Lanza, Agnelli e Ranieri di Monaco vogliono vedere da vicino la meraviglia del Nancy. Dopo un quarto d’ora, il Principe sbotta: “Possiamo andare via!”. L’avvocato: “ Ma come? Avrà toccato palla sì e no cinque volte.. .”. Raimondo taglia corto: “Mi è bastato per capire che è un fuoriclasse!”. In realtà, Bronèe era già suo, pagato in contanti, con un assegno personale di 13 milioni e 927mila lire, una vera ricchezza per l’epoca. Dopo il matrimonio, acquistò dal Verona in B il mediano Fuin, poi ceduto alla Lazio in cambio di una somma rilevante, con l’idea anche di vederlo palleggiare nel giardino di casa per la sua gioia e per sbalordire gli invitati.
Spese folli per un magico Palermo ideato per vincere lo scudetto e per diventare la Juventus del Sud. Modello di riferimento, lo squadrone della famiglia Agnelli, condito dalla sfida esclusiva con il cognato Gianni. Raimondo Lanza, dall’alto della sua nobiltà, provocava le “ grandi”, imponeva le sue regole al Gallia, quartier generale per incontri, non solo con i big del pallone, sfidando i costumi dell’epoca. E, anche da morto, non finì di stupire per le sue stranezze. Incantato dalla raffinata eleganza del calciatore, Raimondo Lanza si era fatto un dono: l’attaccante argentino Enrique Martegani, il “bigodudo”, ( baffuto), “ el goleador de siempre”, altro investimento di spessore, acquistato con fondi personali, che avrebbe lasciato in eredità alla moglie, l’attrice Olga Villi, una delle donne più belle ed eleganti dell’epoca. L’insolito evento diede spunto a Garinei e Giovannini per la prima commedia musicale italiana, tradotta poi in film la cui sceneggiatura riguardava il fantasista di Buenos Aires e il suo legame con il Principe: nel 1955, infatti debuttò “ La padrona di Raggio di Luna”, leggenda che ancora oggi rivive, estate e inverno, con le sessioni del calciomercato.
La Repubblica Palermo, 18/6/2023
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