L’intervento di Dino Paternostro
DINO PATERNOSTRO*
Stamattina abbiamo ricordato Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Jacono, assassinati nella strage di Partinico. Insieme a loro potevano morire tanti altri lavoratori, perché la banda Giuliano e i mafiosi quella sera sono passati a bordo di un camion sparando all’impazzata e lanciando bombe a mano.
L’8 maggio a Partinico era stato assassinato Michelangelo Salvia, a cui si volle impedire di testimoniare sugli autori della strage di Portella della ginestra del primo maggio. Il 24 luglio, ancora a Partinico, sarebbe stato assassinato Leonardo Salvia, un altro dirigente del movimento contadino del paese.
Allora a Partinico, nell’area del partinicese, nella provincia di Palermo e in Sicilia vi fu una vera e propria caccia all’uomo da parte degli agrari, della mafia e di pezzi dello Stato per fermare l’avanzata delle forze del cambiamento, del movimento dei lavoratori. La banda Giuliano sparò e uccise anche tanti carabinieri e rappresentanti delle forze dell’ordine. E lo Stato, lo Stato d’allora, piuttosto che combattere i criminali s’incontrava segretamente col bandito di Montelepre e con i mafiosi.
Allora come oggi gridavamo “fuori la mafia dallo Stato”. Era una necessità allora e lo è ancora oggi. Liberare lo Stato dalle infiltrazioni mafiose e dalla corruzione era una necessità allora e lo è ancora oggi. Per questo, nel nome di Casarrubea, Lo Jacono, Leonardo e Michelangelo Salvia e tutti gli altri caduti, continuiamo la lotta contro la mafia, per la libertà e i diritti, per il lavoro e lo sviluppo.
* Responsabile dipartimento Archivio e Memoria storica Cgil Palermo
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