domenica, maggio 21, 2023

Don Antonio Zito: “Grave quel divieto. Non è scandalo avere due papà”


Intervista al responsabile dell’arcidiocesi di Palermo per l’insegnamento della Religione. “Matrimonio omosex? Sì dalla prospettiva dell’amore, ma non è ancora il momento” 

di Miriam Di Peri

«È grave che ancora oggi non sia possibile registrare due genitori dello stesso sesso all’anagrafe cittadina». A intervenire nel dibattito sui diritti civili è don Antonio Zito, direttore dell’ufficio per l’insegnamento della religione cattolica dell’arcidiocesi di Palermo, che ha letto la preghiera inviata dall’arcivescovo Corrado Lorefice nel corso della veglia interreligiosa per il superamento dell’omotransfobia. Parole prese in prestito da Irene, una ragazza di Pisa che l’omofobia l’ha vissuta sulla sua pelle. E che l’arcivescovo di Palermo ha voluto fare sue per condividerle con la città. 
Pensa che i tempi siano maturi per il “matrimonio egualitario”? 


«Se guardiamo dalla prospettiva dell’amore, allora sono favorevole perché l’amore non può essere soggetto a ingabbiature di nessun genere. Ma dobbiamo tenere conto che ogni religione si fonda sulla fede. Allo stesso modo l’amore deve essere fondato sulla fiducia, è un elemento fondamentale. Non è detto che l’amore umano duri per sempre: per questo la fede, la stima e la fiducia diventano pilastri insostituibili, che precedono l’amore». 
Parla anche di matrimonio tra coppie dello stesso sesso? 
«Viviamo un momento di crisi, ma mi piace sottolineare che vedo la crisi come espressione positiva,come un momento di crescita. È bello che ci siano tutte queste sollecitazioni, ma mi sembra che non sia ancora il momento opportuno per prendere delle decisioni». 
Neanche a Palermo è possibile registrare due genitori dello stesso sesso all’anagrafe cittadina. 
«È grave». 
Vuole lanciare un appello 
all’amministrazione comunale? 

«Agli appelli credo poco: se ne fanno tanti e troppo spesso lasciano il tempo che trovano. Magari la gente si scandalizza sul momento e poi tutto passa. Ma a scandalizzarsi dovrebbe essere chi ha responsabilità sulla vita delle persone. Nel giorno della veglia per il superamento dell’omotransfobia abbiamo voluto fare un passaggio dall’anagrafe proprio per lanciare un segnale. Lo Stato deve registrare entrambi i genitori: non è soltanto un suo dovere, è soprattutto un suo diritto». 
In che senso? 
«Dobbiamo cambiare prospettiva e vederla per quello che è: lo Stato ha diritto di affermare sé stesso». 
In questi giorni si è parlato anche di gestazione per altri. Cosa ne pensa? 
«Io credo che questo desiderio legittimo, per carità, di avere un figlio si dovrebbe approfondire bene, secondo coscienza. Perché stiamo parlando di un’esigenza degli adulti. Ma che cosa comporta per il bambino o la bambina? Posso fare un esempio?». 
Prego. 
«Anni fa ho conosciuto una coppia di donne che stavano insieme e hanno fatto un figlio. Una ha impiantato il suo ovulo nell’utero dell’altra e poi si è proceduto con la fecondazione assistita. Ho chiesto loro se quel bambino avesse un papà e loro mi hanno risposto di no, che aveva due mamme. Ma non è così, quel bambino da qualche parte del mondo un papà ce l’aveva. Non vedo necessaria questa pratica o quella della gestazione per altri. Ci sono altre vie». 
L’adozione? 
«Parliamo tanto di bambini, ci sono moltissimi minori non accompagnati che arrivano quotidianamente dalla parte meno felice del Mediterraneo. La maternità e la paternità non sono necessariamente legate all’aspetto biologico». 
Dunque, sarebbe favorevole all’affido o all’adozione anche a coppie omogenitoriali? 
«Ma certo: se queste persone danno delle garanzie, sì. Non trovo niente di scandaloso nell’avere due papà o due mamme che effettivamente li amino. È chiaro che si tratta di situazioni che vanno esaminate singolarmente, non stiamo parlando di banalità. Occorrerebbe far sedere attorno a un tavolo tutti gli attori coinvolti, a patto che questi siano sinceramente disposti all’ascolto dell’altro, senza pregiudizi». 

La Repubblica Palermo, 20/5/2023

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