Sal Palmeri, il noto giornalista radiofonico italoamericano, fondatore di Radio ICN, è morto questa notte a Queens, stroncato da un infarto. Aveva 82 anni.
Sal è stata una colonna dell’informazione per gli italiani di New York. Per oltre 50 anni i suoi programmi, la musica delle sue trasmissioni, entravano nelle case e nei negozi italiani di Arthur Avenue, al Bronx, o in quelli di Bensonhurst a Brooklyn. È stato lui che negli anni in cui non esisteva internet mandava in diretta il Festival di Sanremo e “Tutto il Calcio minuto per minuto”.
Nella New York di quegli anni c’erano diverse stazioni radio che trasmettevano in italiano, ma nessuna mandava in onda 24 ore al giorno per 7 giorni la settimana programmi in lingua italiana, lacuna che sarebbe stata colmata da Sal Palmeri con Radio ICN. GUARDA IL VIDEO
Al suo microfono si sono alternati i vip della musica italiana di quegli anni: Domenico Modugno, Gianni Morandi, Claudio Villa, Nilla Pizzi, Mario Merola, Aurelio Fierro, Nicola Di Bari, Peppino di Capri, cantanti che la mattina intervistava nel suo studio radiofonico di Ridgewood e che poi, più tardi avrebbe presentato al Manhattan Center, il teatro che negli Anni Sessanta e Settanta ospitava la musica italiana.Nel 2006 America Oggi, l’allora quotidiano italiano di New York, di cui ero vicedirettore, acquistò Radio ICN e mi fu affidata la direzione della stazione radio. Per anni abbiamo lavorato insieme coadiuvati da altri bravi conduttori come Tony Pasquale, Silvana Romania, Sal Conte, Anna Garofalo, Pippo Pappo, Gennaro e Teresa Della Gatta, Gianluca Matulli.
Mi raccontava della sua Roccamena, il paese della provincia di Palermo dove era nato e del quale aveva mantenuto un forte legame. Parlavamo spesso soprattutto all’inizio della mia esperienza alla radio, mangiando una pizza con gli sfincioni di cui era golosissimo. Voleva fare l’attore. Gli piaceva recitare, gli piaceva il palcoscenico. Finì alla radio per sbaglio, per pagarsi i corsi di recitazione che faceva all’Hunter College dopo che la famiglia era emigrata negli anni 50 quando lui aveva 16 anni. La proposta glie la fece Lamberto Landi, allora promoter dei cantanti italiani negli Stati Uniti che conduceva un programma radio a New York alla stazione radiofonica WHOM.
Dal microfono in studio, al microfono nelle sale da ballo in cui organizzava le serate italiane al Town Hall, Brooklyn Hall, fino al Madison Square Garden. Si rivolgeva ai genitori dei John Travolta di Saturday Night Fever, ancorati ai loro paesi di origine con le loro tradizioni e melodie incompatibili per le orecchie dei figli che navigavano le note americane.
“La radio – mi diceva – è una ciambella di salvataggio alla quale sono aggrappati migliaia di nostri connazionali che non si sono mai integrati nella realtà americana”. Storie di un’altra Italia, di emigrazione, di lavoro, di successi e insuccessi, di fughe e di passioni e di riemigrazione già, perché Sal riuscì ad entrare negli Stati Uniti perché la madre era nata in Louisiana. “Venire negli Stati Uniti era come vincere la lotteria. Con i miei amici sognavamo l’America. La Sicilia che avevo lasciavo era quella del dopoguerra. E mio padre, grazie a mamma, decise che era il momento per gettarci nell’avventura americana”. E il lavoro per Sal era tiranno. Lo inchiodava alla consolle della radio. Tanto tiranno che gli causò problemi di cuore e per questo decise di cedere Radio ICN.
La tecnologia degli ultimi venti anni ha reso possibili collegamenti che negli anni Settanta erano impossibili. Il suo primo collegamento in diretta da Sanremo con Mike Bongiorno e Gabriella Farinon che presentavano la serata lo fece grazie ad un suo amico in Italia che mise in diretta il microfono del telefono davanti la televisione e Sal mandò live “Un grande amore e niente più” di Peppino di Capri. “Spesi una cifra, affermò poi – ma la diretta della finale fu un vero successo”. E così fu pure per le partite della domenica con le voci di Sandro Ciotti e Roberto Bortoluzzi in “Tutto il calcio minuto per minuto”.
Grazie alla tecnologia le trasmissioni lasciarono l’etere e passarono al digitale. Una trasformazione obbligatoria sia per i costi di produzione che per poter ascoltare i programmi ovunque, senza radio, bastava solo un cellulare. “Sono di altri tempi – disse – cambiare ora, alla mia età è troppo complicato” e il suo programma “Buon Giorno Italia” che per 40 anni aveva salutato le case newyorkesi, andò in pensione nel 2012. Ha continuato a mandare il suo programma su Radio Amica, “New York New York” fino alla settimana scorsa.
15 maggio 2023
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