Fa discutere il ritorno in Sicilia del terzogenito del capo dei capi di Cosa nostra svelato ieri da Repubblica. Ufficialmente fa lo scrittore dopo la condanna per collusione con le cosche. Resta bloccata l’inchiesta sul tesoriere dei boss
dal nostro inviato Salvo Palazzolo
CORLEONE — Ufficialmente, Salvo Riina fa lo scrittore. Dunque, sarà andato a Malta probabilmente per trovare ispirazione. E c’è rimasto anche diversi mesi prima di tornare nella sua Corleone, dove adesso dice di volere risiedere: per questo, il 4 aprile si è presentato all’Ufficio Anagrafe del Comune, dichiarando che adesso abita con la madre, in via Cesare Terranova.
Cosa farà adesso nessuno lo sa. In realtà, è stato visto poco in paese. Il terzogenito del capo dei capi di Cosa nostra (condannato pure lui per associazione mafiosa) ha chiesto intanto il rilascio della patente. Insomma, si prepara a una vita normale dopo il passato burrascoso: gli 8 anni e 10 mesi trascorsi in carcere con l’accusa di essere “capo e promotore” di un clan, poi la sorveglianza speciale, la casa di lavoro.
Per provare a decifrare cosa stia accadendo, non resta che tornare alle vecchie intercettazioni della squadra mobile, che nel 2002 portarono il giovane Riina in carcere.All’epoca, il figlio del capo dei capi aveva un rapporto privilegiato con il professore Leoluca Di Miceli, vecchio insegnante di scuola media di Corleone, che aveva il compito di consegnargli dei soldi: «Pure che ti fermano con 100 milioni in tasca, è normale, è regolare», gli diceva Salvo. E tornano le parole che il vecchio Riina pronunciava in carcere: «Se recupero pure un terzo di quello che ho, sono sempre ricco».
Chissà dov’è il patrimonio ancora non sequestrato dei Corleonesi. Un’indagine della procura di Palermo porta in Sudafrica, a Vito Roberto Palazzolo, il manager che già il giudice Falcone riteneva il tesoriere di Riina e Provenzano. Tre anni fa, sembrava fatta per il sequestro di una serie di società e conti: i magistrati erano arrivati a Johannesburg assieme agli investigatori del nucleo di polizia economica finanziaria. Ma, poi, il Sudafrica non ha mai risposto alla richiesta di rogatoria, l’indagine si è arenata. E sono rimasti i misteri.
La Repubblica Palermo, 13/4/2023
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