A Palermo si raduna la rete degli ambulatori popolari: “Basta con le liste d’attesa infinite”. A Caltanissetta corteo di Cgil e Uil con il Pd: “La Sicilia sarà isolata”
La Sicilia si mobilita nelle piazze per dire no all’autonomia differenziata, per difendere la sanità pubblica ormai « moribonda » e per chiedere che non vadano dispersi i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Da Palermo a Caltanissetta, ieri migliaia di siciliani hanno sfilato in corteo con bandiere e striscioni, sotto le insegne di sindacati e associazioni.
A unire idealmente le due manifestazioni un unico filo rosso: il “ no” al disegno di legge sul regionalismo portato avanti dal governo Meloni, con il benestare della giunta regionale guidata da Renato Schifani.
« È una legge che crea una federazione di autarchie regionali, praticamente la fine del Servizio sanitario nazionale. E il presidente della Regione, da buon ascaro del potere, ha votato a favore dell’autonomia differenziata » : questa l’accusa degli organizzatori del raduno di ieri mattina in piazza Verdi. A promuoverlo è stata la rete degli ambulatori popolari, con la Cgil di Palermo e tante associazioni di volontariato che si occupano di poveri e ragazzi tossicodipendenti. Una campagna iniziata il 21 marzo scorso con una partecipata assemblea cittadina alla Real Fonderia alla Cala, dove era stata lanciata una piattaforma con dieci proposte che ieri è stata consegnata alla prefetta Maria Teresa Cucinotta.
« La sanità pubblica è al collasso, le liste d’attesa sono bibliche e le prestazioni inaccessibili, a causa di scelte scellerate della politica che hanno causato un progressivo smantellamento a favore del privato. Chi può paga di tasca propria visite e cure, gli altri rinunciano a curarsi o bussano alle porte degli ambulatori retti dai volontari » , rilancia al microfono uno dei coordinatori della rete, Giorgio Martinico.
Al suo fianco, tanti precari Covid rimandati a casa alla fine dei loro contratti, l’ex commissario provinciale per l’emergenza Renato Costa, la consigliera comunale Mariangela Di Gangi e il senatore 5Stelle Roberto Scarpinato. Ma anche tanti rappresentanti della società civile.
Nelle stesse ore in cui a Palermo la rete degli ambulatori popolari di Borgo Vecchio, Zen e Olivella intonava il “canto del cigno” della sanità siciliana, oltre cinquemila persone da tutta la Sicilia marciavano lungo le vie di Caltanissetta contro il disegno di legge Calderoli. Una manifestazione cui hanno preso parte Cgil e Uil, Legacoop, Anpi, Ali Autonomie, Arci, Uisp e tanti sindaci di centrosinistra scesi in piazza con la fascia tricolore.
« È un provvedimento che isolerà ancora di più la Sicilia — accusano i segretari siciliani di Cgil e Uil, Alfio Mannino e Luisella Lionti — Diritti fondamentali come quelli alla salute, all’istruzione, alla mobilità rischiano di essere pesantemente compromessi » . E quella di ieri — assicurano — è solo l’anteprima di una serie di mobilitazioni di massa, se non sarà ritirato il provvedimento.
Mannino, nel suo intervento, ha lanciato anche una raccolta di firme per chiedere al presidente della Regione di ritirare la sua adesione al progetto di autonomia differenziata, accordata nella conferenza Stato-Regioni. «Una complice accettazione di un processo secessionista che spacca il Paese: da un lato in Nord ricco che drena risorse, dall’altro un Sud sempre più depresso » , attacca il segretario regionale del Partito democratico, Anthony Barbagallo, in corteo al fianco del coordinatore regionale della mozione Schlein, Sergio Lima.
Per il Pd il regionalismo condanna la Sicilia a un futuro da vassalli dei leghisti: « Faremo le barricate in ogni sede — annuncia Barbagallo — dai piccoli comuni alle città metropolitane all’Ars. E ovviamente nel Parlamento nazionale».
— g. sp.
La Repubblica Palermo, 16/4/2023
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