Don Francesco Romano / Don Cosimo Scordato
Guai a voi, ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati; e all'esterno sono belli a vedersi ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume ...» (Mt 23,27). «Ma trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro… Perché cercate il Vivente tra i morti? Non è qui, è risuscitato» (Lc 24, 2. 5-6).
Non vogliamo puntare il dito contro nessuno, né tantomeno contro le persone oneste che, specialmente all'interno della pubblica amministrazione, portano in avanti il loro lavoro con puntualità, competenza e onestà. Ma ci sentiamo provocati dal duplice accostamento del vangelo; si tratta di due affermazioni che rappresentano, in qualche modo, gli estremi di due situazioni, rispetto alle quali ognuno è invitato a scegliere: la prima situazione è quella dei sepolcri imbiancati, che contengono ossa di morti, ipocrisia e iniquità; la seconda è la situazione del sepolcro nuovo, scavato nella roccia, ma che viene trovato vuoto con la pietra rimossa.
Nella prima situazione ci viene di pensare, evidentemente per accostamento di colore, ai «colletti bianchi», espressione che ci evoca le persone più disparate, delle quali vogliamo proporre solo una scarna esemplificazione. Pensiamo alle persone, che fanno parte di consigli di amministrazione, che gestiscono organismi, spesso non più esistenti, e che fruiscono di somme ingenti; pensiamo a consulenti dello stato che per una consultazione spesso percepiscono cifre altissime, che si sommano agli stipendi già elevati; pensiamo ai vari comitati di affari, che sanno piegare le leggi a loro uso e consumo, pur di spillare denaro pubblico senza limite e senza problemi di decenza; pensiamo a tutti i faccendieri che sanno muoversi nei corridoi e tra le pieghe della pubblica amministrazione e della politica, attivando fiumi di denari, tra un appalto e un altro; pensiamo alle tante manovre «sotto banco», che vogliono fare contenti tutti, ma soprattutto chi le fa! La cosa grave è che tutto questo avviene sotto gli occhi della gente mentre solo qualche volta viene fuori e «scappa» qualche scandalo, prima o poi tacitato. Tutto sembra riconducibile a un sistema che si autoalimenta con il supporto di una congerie di leggi e leggine, che hanno il compito di non venire a capo di niente, laddove, invece, una piattaforma che mettesse in circuito i dati, le conoscenze e i percorsi potrebbe dissuadere preventivamente da deviazioni e opacità.
Il frutto di questa ingarbugliata situazione è, da un lato, l'appropriazione indebita di risorse e dall’altro lato, il palese attentato al bene comune. Il fatto clamoroso è che, a fronte di profitti incalcolabili, c'è (quando c'è) lo stentato stipendio del semplice impiegato o la grama pensione degli anziani, che hanno la peggio rispetto alla sovrastante ricchezza, che fa sbilanciare tutto (prezzi di case, energia, cibo... ); risulta evidente che la sproporzione tra quanto guadagnano i colletti bianchi e la gente comune dà un senso di frustrazione, se non proprio di offesa, come se il lavoro della maggior parte delle persone subisse uno svilimento e un dispregio. Di fronte a questo marasma, l'unica semplificazione (legislativa) che ci può interessare è quella che, in nome di poche e chiare norme, possa prevenire la corruzione, scoprirla con precise e circoscrivibili responsabilità, e conseguentemente perseguirla, chiedendo la restituzione delle appropriazioni indebite.
Nella seconda situazione, quella del sepolcro che viene reso vuoto dalla risurrezione di Gesù, ci viene da pensare alla condizione di tutti coloro, che ogni giorno con fatica debbono sbarcare il lunario e portare avanti con dignità il lavoro, le responsabilità, la famiglia; non guardiamo a queste persone con l’idea di volerli consolare, come se volessimo mantenere l’attuale status quo di sperequazione e di ingiustizia; piuttosto, vorremmo offrire una suggestione: è risaputo che l'accumulo di pochi si trascina appresso ossa di morti e putridume nella misura in cui esso va avanti, quasi sempre, a spese delle lacrime degli altri, che sono la maggior parte dell’umanità. Ma, in questo modo vengono inevitabilmente alimentati il lamento e le privazioni, le emigrazioni e le fughe, le recriminazioni fino alle rivolte: tendenzialmente un sepolcro pieno di ossa! Ma come si può godere qualcosa quando si sa che altri, prima o poi, pacificamente o violentemente, rivendicheranno qualcosa anche loro, risucchiati dai tanti beni appetibili? Si tratta di ribaltare il sistema, come la pietra posta sul sepolcro.
Se la vita, invece, va avanti senza il seppellimento degli altri, allora il sepolcro rimasto vuoto darà luogo a una bella "sorpresa" di vita, quella di non doversi temere reciprocamente; in questo caso, finalmente, si potrà intonare il canto e sciogliere le danze. Buona Pasqua… col sepolcro vuoto, però!
GdS, 8 aprile 2023
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