venerdì, aprile 07, 2023

La nuova sfida di Piergiorgio Morosini al tribunale di Palermo


Per il magistrato di 59 anni è un ritorno al palazzo di giustizia dove era arrivato nel 1994 La nomina ufficializzata dal plenum: giurista e autore di saggi con la passione del tennis

Umberto Lucentini

È Piergiorgio Morosini, 59 anni, oggi sostituto procuratore generale in Cassazione, il nuovo presidente del Tribunale. È un ritorno a Palermo quello di Morosini, nato a Rimini il 26 marzo del 1964, magistrato dal 1993: è arrivato nel palazzo di giustizia di piazza Vittorio Emanuele Orlando nel 1994 ed è rimasto fino al 2021 - tranne la parentesi iniziata nel 2014 al Csm -. A Palermo, Morosini è stato giudice del dibattimento penale e giudice delle indagini preliminari. Un ruolo, quello di gip, che ha visto Morosini titolare di fascicoli delicati, uno tra tutti quello del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia.

Il nuovo presidente del Tribunale, già segretario della corrente progressista di Magistratura democratica, è stato nominato ieri all’unanimità dal plenum del Consiglio superiore della magistratura: era l’unico candidato, era già stato designato da tutti i componenti dalla commissione che si occupa degli incarichi direttivi.

La scelta di Morosini come presidente del Tribunale arriva dopo l’annullamento - da parte del Consiglio di Stato- della nomina di Antonio Balsamo, che venne decisa dal precedente Csm, nel luglio 2021. Morosini aveva fatto ricorso contro questa pronuncia e dopo quasi due anni ha avuto ragione. Morosini a Palermo è di casa: si è occupato di diversi processi contro esponenti di spicco di Cosa Nostra ed è stato estensore di sentenze culminate con condanne dei capi storici delle cosche, da Pagliarelli all’Acquasanta. Si è occupato di infiltrazioni mafiose nella sanità, negli appalti di opere pubbliche, nella politica e nella giustizia, di reati ambientali e societari.

Nel suo curriculum professionale annovera diverse esperienze, tutte di livello. Dal 2002 al 2005 è stato componente del Comitato scientifico del Csm e ha coordinato l’attività di formazione dei magistrati italiani. Ha fatto parte della Commissione ministeriale per la riforma del codice penale dal 2006 al 2008. Poi una parentesi, dal 2010 al 2012, come segretario di Magistratura democratica, la corrente a cui aderisce da sempre. Appassionato saggista, è autore di articoli e commenti sulla giustizia penale e sull’ordinamento giudiziario, pubblicate dalle riviste Questione giustizia, Diritto penale e processo, Foro italiano». Morosini si è anche occupato di mafia e attualità: ha scritto per Rubbettino i libri Il Gotha di Cosa Nostra e Attentato alla giustizia. E ama il tennis.

Nel 2014, Morosini è stato eletto componente del Consiglio superiore della magistratura. Nel suo intervento al plenum del 19 luglio 2017, per il venticinquesimo anniversario della strage di via D'Amelio, Morosini motivò così la scelta del Csm di desecretare gli atti più rilevanti della vita professionale di Paolo Borsellino, nella speranza che soprattutto i giovani potessero conoscerla: «Negli atti de-secretati scopriamo il giudice Borsellino: la sua esperienza nella giurisdizione civile, orgogliosamente rivendicata; la passione per la ricerca giuridica; l’impegno associativo; il passaggio alla giurisdizione penale in momenti tragici, in cui non ci si poteva tirare indietro e per lui sarebbe stato comunque moralmente inaccettabile farlo». E un giudizio, oggi più che attuale, sugli «ultimi due mesi» di vita di Borsellino: «Tante ombre ancora avvolgono quella stagione della sua vita. Troppe ombre sull’attentato di via D’Amelio. Troppi i pezzi mancanti, le verità parziali, i depistaggi». Dopo la partentesi a Palazzo dei Marescialli, Morosini torna in città come gip e fa domanda per la presidenza del Tribunale. Il diniego del Csm lo spinge a chiedere trasferimento a Roma in Cassazione.

«Rivolgo al nuovo presidente del Tribunale, Piergiorgio Morosini, il più sentito augurio di buon lavoro a nome mio e dell’amministrazione comunale che rappresento» il commento del sindaco, Roberto Lagalla. «Convinto che l’attività giurisdizionale sia strumento fondamentale per la difesa della democrazia e la salvaguardia della legalità nella nostra comunità, sono certo che Morosini, grazie alla sua esperienza, saprà garantire una proficua opera a servizio della città. Un sentito ringraziamento va anche al presidente uscente, Antonio Balsamo, per l’attività attenta e appassionata che ha svolto nel corso del suo incarico e a lui i migliori auguri per il proseguimento della sua carriera». 

GdS, 6/4/2023


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Tribunale, la nuova sfida di Morosini: «Qui c’è una comunità piena di passione civile. Dobbiamo impegnarci per fare luce su passaggi fondamentali per il nostro Paese»

«Le sensazioni per il mio ritorno professionale a Palermo? Sono molto emozionato e molto onorato» dice Piergiorgio Morosini, al termine di una lunga giornata di lavoro in Cassazione, accompagnato dalla grande emozione per la nomina a presidente del Tribunale. «Sento tutto il peso della responsabilità per questo incarico, anche perché ho vissuto 27 anni a Palermo, diventata il baricentro della mia vita non solo professionale. Sono uno del gruppo di giovani magistrati venuto da tutte le regioni d’Italia che pensava di fare un’esperienza limitata in una stagione molto particolare del dopo stragi, anche solo facendo il civile... Poi mi sono trovato in una comunità piena di passione civile e di grandi professionalità, ed ecco che Palermo è diventata il baricentro della mia esperienza umana e professionale».

Torna qui, e non è un mistero, dopo un ricorso contro la decisione del precedente Csm. Le va di parlarne?

«Sono una persona che rispetta il lavoro degli altri e guarda al futuro. Mi interessa fare il bene della realtà dove vado ad assumermi responsabilità».

Trova, ai vertici dei diversi uffici, colleghi con cui ha lavorato in passato: dal presidente della Corte d’Appello, Matteo Frasca, al procuratore generale Lia Sava, al procuratore Maurizio de Lucia...

«Trovo amici, persone che conosco da tempo, con le quali abbiamo condiviso la giurisdizione e la tutela dei diritti. Assieme a loro ci sono tantissimi altri magistrati valorosi. Sento il peso di questa responsabilità, e posso garantire che mi impegnerò al massimo per essere all’altezza di questi magistrati di grande valore che seguono l’esempio di uomini che hanno sacrificato la loro vita per rendere migliore la realtà di Palermo e quella nazionale. Sono persone motivate, con tanta passione civile e grande professionalità. Stando in Cassazione, ho visto la grandissima qualità della magistratura palermitana nel panorama nazionale: è tra le migliori per la serietà dei provvedimenti. È il luogo dove andare alla ricerca della giustizia per le tragedie che ci sono state, è un ambiente di alto livello e motivato, dove anche il personale di cancelleria e quello ausiliario svolgono un ruolo importantissimo, perché è anche grazie a loro che si possono celebrare i processi. Ma una cosa vorrei aggiungerla...».

Prego, presidente, ci mancherebbe....

«In questa nuova esperienza sarà molto importante coltivare il dialogo, che è già avviato da anni, con l’avvocatura. Palermo ha una classe forense che ha sempre cercato la collaborazione istituzionale per rendere il servizio giustizia adeguato alle sfide della nostra realtà. Un esempio su tutti? Ricordo il processo Gotha, in abbreviato, con tantissimi imputati: grazie alla collaborazione istituzionale degli avvocati, il processo è potuto andare avanti spedito, rispettoso delle nostre decisioni in un clima di grande civiltà».

La nomina del Csm arriva nel giorno in cui viene annunciato il deposito della motivazione del processo sul depistaggio di via D’Amelio. Nell’articolo qui accanto sono ricordate le sue parole durante la seduta del plenum del 19 luglio 2017... È un segnale?

«Lo voglio interpretare come il fatto che la ricerca della verità e le risposte di giustizia vanno coltivate con continuità. Ci sono pezzi mancanti, punti oscuri, vicende drammatiche. Abbiamo il compito di impegnarci tutti per far luce su passaggi fondamentali della vita del nostro paese. È un segnale di grande motivazione per il lavoro che andrò a svolgere».

Lei ama il mare e il tennis: conferma?

«Ci saranno, ma solo nei ritagli di tempo».

Ha già un’idea di quando sarà, e come sarà, il suo primo giorno da presidente?

«Credo tra due settimane o una ventina di giorni. Sarà un giorno in cui dovrò cercare di incontrare quanti più colleghi e rappresentanti del personale per capire la situazione e leggere meglio la situazione. Sarà una giornata di ascolto».

U. Luc.

GdS, 6/4/23

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