di Patrizia Gariffo
A nessun alunno diversamente abile dovrebbe essere negata una gita come è accaduto nei giorni scorsi in una scuola del Palermitano
Qualche giorno fa ho raccontato una storia di discriminazione ai danni di una studentessa disabile di una scuola media in provincia di Palermo e il gesto di solidarietà dei suoi compagni. La ragazza è stata esclusa dal viaggio d'istruzione perché la dirigente scolastica ha imposto la presenza della madre per partecipare, spingendo i suoi amici a rinunciare al viaggio per non lasciarla da sola. Purtroppo, questo non è un caso isolato, perché tanti ragazzi disabili vengono esclusi dalle gite. Secondo l'Ufficio scolastico regionale gli alunni con handicap sono quasi 30 mila in Sicilia e solo una piccola percentuale partecipa ai viaggi d'istruzione, sebbene le scuole debbano tenere conto delle esigenze di questi allievi, garantendo la partecipazione.
Organizzare un viaggio che tenga conto di tutte le esigenze di chi è affetto da una disabilità, fisica o psichica, è complicato, ma non è impossibile. Basta avere la volontà reale di farlo e buon senso. La scuola deve fare di tutto per far fronte ai bisogni dei ragazzi diversamente abili e le famiglie non devono pretendere cose che, realisticamente, sono impossibili da garantire in determinate situazioni. Nella mia esperienza di ex studentessa in carrozzina, negli anni Novanta, nel piccolo liceo classico di Corleone, ho avuto dirigenti, insegnanti, compagni e genitori con cui sono andata dappertutto. Sia in Italia che all'estero, niente ci ha fermato, nessuna barriera architettonica mi ha impedito di vivere il viaggio d'istruzione come i miei compagni che, in molte occasioni, mi hanno sollevata di peso per superare gli ostacoli. Poiché è quasi impossibile trovare mete e strutture accessibili al 100%, durante i miei viaggi d'istruzione, mi è capitato anche di non poter visitare alcuni luoghi, ma questo non ha rovinato un momento indimenticabile come quello della gita con i compagni.
Attimi di vita a cui non si deve mai rinunciare, anche se non si possono vivere nella loro interezza, e che arricchiscono tutti gli studenti e non solo quelli disabili. Mi rendo conto, però, che la mia esperienza è una delle poche oasi in un deserto di indifferenza, insensibilità e incompetenza, dove ci sono dirigenti e insegnanti che creano problemi anziché risolverli. Così, non mancano i racconti di ragazzi costretti a restare a casa perché le mete scelte hanno le barriere architettoniche o perché l'autobus, che deve trasportare la scolaresca, non è attrezzato per accogliere le carrozzine o, ancora, perché non c'è la disponibilità dell'insegnante di sostegno. Quest'ultimo non ha l'obbligo di accompagnare l'alunno che assiste, anche se, in questi casi, la sensibilità dovrebbe fare da guida a chi, ogni giorno, in classe, sta a contatto con lui e ne conosce le difficoltà. A sostituirlo possono essere un altro docente, un assistente, un collaboratore scolastico, un compagno, se si tratta di ragazzi che frequentano le scuole superiori, o un familiare. L'assenza di una di queste figure, però, non è motivo di esclusione dal viaggio, com'è avvenuto nella scuola media del Palermitano, dove gli studenti hanno dovuto sopperire alle mancanze della loro preside, rinunciando a una delle esperienze più belle per un adolescente.
La Repubblica Palermo, 4/4/2023
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