mercoledì, marzo 15, 2023

Parco delle Madonie: associazioni ambientaliste unite nel dire no all’Osservatorio astronomico sulla Mufara


La costruzione di un eventuale Osservatorio nel cuore del Parco regionale delle Madonie, in Sicilia, sta producendo diversi attriti fra ambientalisti e gli astronomi.

No all'Osservatorio astronomico sulla Mufara, nel cuore del Parco delle Madonie, in Sicilia. È questa la richiesta avanzata dalle associazioni di protezione ambientale al progetto proposto dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dall'Agenzia Spaziale Italiana (ASI).

Una corsa contro il tempo dato che il Parlamento regionale e l'Ente parco sono chiamati ad approvare il progetto entro il 12 maggio 2023. Per la costruzione dell'Osservatorio è prevista la cementificazione di 800 metri quadri e l'edificazione di un edificio dal volume di oltre 3.540 metri cubi sulla sommità del monte Mufara, noto per la bellezza paesaggistice e situato in una zona di protezione integrale all'interno dell'area protetta.

Le associazioni Cai, GRE, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Rangers e Wwf si sono riunite per impedire la realizzazione dell'Osservatorio, rigettando le accuse di ostacolare il progresso scientifico e culturale del territorio madonita: «Il progetto dell’osservatorio astronomico sulla Mufara è irrealizzabile per violazioni di vincoli di legge inderogabile – spiegano in un comunicato congiunto – Ribadiamo che vadano rispettate le leggi di tutela ambientale e paesaggistica, con la Mufara che va preservata da simili opere (strade, piazzali, volumi edilizi) che la distruggerebbero irrimediabilmente».

Non è la prima volta che le associazioni affrontano la questione dell'Osservatorio all'interno del Parco. Il caso nasce nel 2017, quando l'ESA chiese all'Italia di poter costruire una nuova tipologia di telescopio, noto come Fly Eye, sulla sommità delle Madonie. Il telescopio aveva lo scopo di rilevare e monitorare gli oggetti celesti di dimensioni pari o superiori ai 40 metri che rischiano di impattare con il nostro Pianeta. Tuttavia, la scelta dell'agenzia spaziale è caduta proprio sulla Mufara, una delle poche montagne del Palermitano in cui è possibile trovare le faggete e tante altre specie endemiche del territorio. Immediatamente quindi volontari, docenti universitari, insieme alle associazioni ambientaliste che operano in Sicilia, si sono dichiarati contrari alla sua realizzazione. Il via libera ufficiale, però, non è ancora arrivato né dall'Ente parco né dai diversi sindaci dei Comuni limitrofi. 

«Alla fine non si sta parlando di quattro alberi o di una zona brulla, priva di vita, come sostengono alcune pagine sui social – afferma Vanessa Rosano, direttrice di Legambiente Sicilia – Tutto questo si realizzerebbe non solo in piena zona A, che prevede la tutela integrale del territorio, ma addirittura in aree dalla inedificabilità assoluta, come recentemente ribadito dalla Corte Costituzionale che con la sentenza n. 135 del 26 aprile 2022 ha dichiarato illegittime le norme regionali con cui si volevano cancellare i vincoli di tutela sulle aree boscate».

Ma perché l'Agenzia Spaziale Europea insieme all'ASI desidera così tanto edificare un Osservatorio sulle Madonie? Innanzitutto perché, come afferma Giuseppe Mogavero, presidente dell'Osservatorio Astronomico Gal Hassin d'Isnello il cielo della Mufara è «uno dei migliori siti osservativi astronomici d’Europa». La differenza tra il nuovo Osservatorio e quello di Mogavero è che quest'ultimo pur trovandosi sulle Madonie è al di fuori dell'area protetta.

Secondo i suoi sostenitori, la nuova costruzione spingerebbe l'economia locale, con ricadute positive sul turismo. I detrattori fanno notare invece che sarebbe meglio valorizzare le bellezza naturali che è possibile trovare all'interno del Parco incentivando il turismo sostenibile e di frontiera. Anche perché esistono delle realtà nel nostro Paese che dimostrano come le aree naturali possano risultare un elemento di slancio dell'economia e non un ostacolo all'esigenze della popolazione: «Sulle Madonie, sarebbero molto utili l'adeguamento (o sarebbe meglio dire restauro) delle reti stradali già realizzate, l'ampliamento dell'offerta turistica, il recupero dei sentieri e il mantenimento dei reparti negli ospedali locali», sostengono gli attivisti locali.


Tuttavia, «il progetto dell'Osservatorio è stato presentato non secondo le procedure standard delle opere pubbliche dichiarate di interesse nazionale – commentano gli ambientalisti di Legambiente – ma allo Sportello Unico Attività Produttive dei comuni delle Madonie, gestito da un’altra società privata la Sosvima, come un qualunque piccolo esercizio commerciale». Tra l'altro, anche l’Ente parco avrebbe rilasciato solo un parere preliminare al momento. Nessun nulla osta definitivo sarebbe stato in pratica firmato per consentire la realizzazione dell’opera.

Rispondendo quindi alla possibilità di vedere la Mufara cementificata e la faggeta disboscata le associazioni concludono chiarendo che «non ci sono alternative: o si cambia sito rispetto alla Mufara, ubicando l’osservatorio in aree non vincolate a inedificabilità assoluta e lontano dai boschi, o il progetto deve essere totalmente rivisto, eliminando dalla sommità della Mufara volumi edilizi e opere che nulla hanno a che vedere con la struttura del telescopio e salvaguardando l’integrità delle aree boscate».

La Biodiversità madonita


Per fare un quadro migliore della situazione, le associazioni ci illustrano quali sono le specie di flora e di fauna presenti sul sito. Oltre alle faggete (Fagus sylvatica), che in Sicilia sono una rarità – a tal proposito Legambiente sta lavorando affinché diventino patrimonio dell’umanità – a essere presenti nella zona abbiamo anche il biancospino di Sicilia (Crataegus laciniata), il sorbo montano (Aria edulis), il pero corvino (Amelanchier ovalis), ma anche diversi arbusti spinosi endemici come la Genista cupanii, che in primavera produce bellissimi fiori gialli, Jurinea bocconei e Alyssum nebrodense. Per non parlare poi della Stipa sicula, della Sideritis syriaca, della Saponaria sicula e dell'Iris pseudopumila che in primavera vanno a formare un giardino botanico naturale particolarmente colorato fino alla somma del Monte Quacella, situato a un paio di chilometri, insieme a decine di orchidee – tra cui Neotinea tridentata, Orchis italica , Orchis quadripunctata , Ophrys lutea e Ophrys fusca subsp. cesiella – che è possibile osservare proprio sulla Mufara a partire dalla fine di Marzo.

Queste piante, molto preziose, ovviamente possono anche trovarsi poco lontano dal punto specifico in cui gli architetti hanno immaginato di costruire l'osservatorio di 13 metri, ma il via vai di persone, la costruzione di nuove strade, vicoli, del parcheggio che permetterà comodamente di posteggiare a fianco del telescopio, oltre all'eventuale calpestio di eventuali astrofili, potrebbe arrecare danno all'ecosistema della vetta.

Tra gli animali invece che è possibile osservare, sfruttando la Mufara come un punto di osservazione naturale e non cementificato, abbiamo i rapaci, che sono soliti spingersi in quota alla ricerca di prede e per controllare nella sua totalità il territorio che stanno governando (si ricorda che siamo nell'area più protetta e meno antropizzata dell'intero parco). Fra questi uccelli, all'interno delle Madonie si trovano l'aquila reale (Aquila chrysaetos), l'importantissima aquila di Bonelli (Aquila fasciata), coinvolta in progetti di conservazione,  falchi pellegrini (Falco peregrinus), lanari (Falco biarmicus), gheppi (Falco tinnunculus), lodolai (Falco subbuteo) e poiane (Buteo buteo). All'interno dei boschi di faggete che circondano la Mufara e Piano Battaglia è possibile anche sentire di notte però gli allocchi (Strix aluco), le civette (Athene noctua), assioli (Otus scops) e alcuni barbagianni (Tyto alba), che potrebbero sentirsi disturbati qualora flotte di astrofili affollino l'area, senza controllo, per recarsi giustamente in quota per osservare le stelle. In questo caso il problema si potrebbe risolvere gestendo limitati gruppi di appassionati.

Ovviamente l'avifauna non è rappresentata solo dai rapaci. Fra le fronde degli alberi, sopra i 1400 metri, è possibile infatti scovare codirossoni (Monticola saxatilis), zigoli muciatti e culbianchi (Oenanthe oenanthe), con saltuari avvistamenti di passere lagie (Petronia petronia), codirossi spazzacamini (Phoenicurus ochruros) e dei rarissimi gracchi corallini (Pyrrhocorax pyrrhocorax) che sono minacciati in tutta Europa. Ed in questo caso, per questi animali, la costruzione dell'Osservatorio potrebbe recare sicuramente un disturbo, perché i movimenti dei mezzi umani porterebbero persone e materiale edile sulla vetta. 

La risposta della politica

Alla lettera inviata alla Sosvima e al parlamento regionale siciliano dall’ASI, tramite il Direttore delle Operazioni dell’ESA, Rolf Densing, in cui i promotori del progetto si lamentavano di come l'iter per ottenere il permesso di costruzione fosse troppo lento e non compatibile con i tempi approvati dall'agenzie spaziali, l'attuale Presidente di Regione Renato Schifani ha risposto dichiarandosi intenzionato ad autorizzare l'installazione dell'Osservatorio, soprassedendo sulle perplessità sollevate dagli ambientalisti.

Anche lui però sottolinea, paradossalmente, le difficoltà legislative legate alla sentenza definitiva della Corte costituzionale che si riferiscono all'inedificabilità assoluta dell'intera area. «Per superare questi vincoli – spiega Schifani – il governo regionale ha proposto, durante l’esame della Finanziaria, un’apposita norma la cui approvazione, da parte dell’Ars (parlamento siciliano N.d.R.), però non ha consentito di derogare alle disposizioni vigenti. Stiamo già tuttavia procedendo a perfezionare il provvedimento e nel contempo abbiamo avviato anche un’interlocuzione con il ministero dei Beni culturali, competente per materia».

Gli ambientalisti però, aspettandosi questa risposta da parte del neo presidente della regione, sono corsi subito a ricordare che la Corte costituzionale ha dichiarato già illegittime tutte le norme regionali sul tema. Inoltre sottolineano che «questa decisione della corte non viene raccontata, così come non si dice che a seguito di questa sentenza, la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, con provvedimento prot. 0015350 del 9 agosto 2022 (reso noto a ottobre del 2022) ha rilasciato, correttamente e inevitabilmente, parere negativo sulla realizzabilità dell’opera nel sito prescelto sulla Mufara».

Lo scontro sembra essere destinato a prolungarsi ben oltre la fine di questo inverno. Senza dimenticare però che l'ESA ha già dichiarato che se non sarà rilasciato il permesso di costruire nei prossimi due mesi, il telescopio Fly Eye sarà installato alle isole Canarie. Un eventuale piano B dunque per l'agenzia spaziale europea esisterebbe già, superando l'impasse della Sicilia, ma anche trascurando le opinioni dell’International Astronomical Unione della Royal Astronomical Society, che hanno sostenuto come nessun luogo sulla Terra è ormai idoneo a ospitare un osservatorio astronomico, tanto da essere divenuto del tutto controproducente continuare a progettare tali strutture. Sarebbe infatti meglio per loro sfruttare un insieme di piccoli telescopi nello spazio, capaci di effettuare molteplici osservazioni da punti molto distanti rispetto alla superficie della Terra, che continuare a proporre mega progetti all'interno di aree naturali.

Giuseppe Alfieri, presidente Legambiente Sicilia

Opinione che sembra ricevere il sostegno degli ambientalisti, come spiega il presidente di Legambiente Sicilia Giuseppe Alfieri  a Kodami: «Anche nelle ultime note congiunte che abbiamo diramato insieme alle altre associazioni ambientaliste noi ribadiamo di non essere contrari all’osservatorio dell’ESA, di cui comprendiamo bene l’elevato valore scientifico. Ma altrettanto fermamente abbiamo voluto ribadire la nostra contrarietà al progetto che è stato presentato e che interesserebbe uno dei luoghi naturalisticamente più belli ed importanti della Sicilia, sottoposto a plurimi vincoli. Quello che la Regione dovrebbe fare, a nostro avviso, è proporre subito un sito diverso per la realizzazione di quest’opera, anziché pensare a trovare escamotage per aggirare i vincoli esistenti sulla Mufara, anche perché questo costituirebbe un grave precedente a scapito della tutela del patrimonio ambientale e naturale siciliano».

lodami.it, 11 marzo 2023

https://www.kodami.it/parco-delle-madonie-associazioni-ambientaliste-unite-nel-dire-no-allosservatorio-astronomico-sulla-mufara/

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