Luigi Colombo |
Il dirigente sindacale della Cgil e deputato regionale del Pci Luigi Colombo, è scomparso a Palermo all’età di 86 anni. La camera ardente sarà allestita oggi, 31 marzo a mezzogiorno e resterà aperta al pubblico dalle ore 12 alle 23 nella sala “Rosario Garibaldi Bosco”, al primo piano della Camera del Lavoro di Palermo, in via Meli, 5. L’ultimo saluto sarà dato sabato 1° aprile alle ore 9 sempre in via Meli. Alle 10 la salma sarà trasportata al cimitero dei Rotoli per la tumulazione.
IL RICORDO DI EMILIO MICELI, SEGRETARIO CONFEDERALE NAZIONALE CGIL
EMILIO MICELI
Luigi Colombo se n’è andato. Improvvisamente.
Proprio come era lui: senza mezze misure. La determinazione e la nettezza sono state le sue compagne di viaggio fino all’ultimo respiro.
Se ne va probabilmente l’ultimo capo della classe operaia palermitana e siciliana.
Perché Gigi era innanzitutto un operaio ed un dirigente operaio.
Dell’ Aeronautica Sicula, la sua fabbrica; e poi, per la sua lunga militanza alla Fiom/Cgil, dei metalmeccanici palermitani.
La sua lunga carriera sindacale prima, e politica poi, fu interamente dedicata al mondo operaio.
Diresse due camere del lavoro, Catania e Palermo, dopo l’esperienza alla direzione dei metalmeccanici della Fiom, e poi fu segretario regionale confederale nella Cgil siciliana. Infine, l’elezione al Parlamento siciliano, dove fu il “deputato degli operai”.
Gigi fu il “crocevia” delle vertenze siciliane durante il suo mandato.
Erano gli anni difficili degli effetti pesanti della chiusura dell’industria pubblica regionale. Quel processo avviato alla fine degli anni ’70 che comportò lo smantellamento di fatto di tante filiere industriali a partecipazione regionale, meccaniche, chimiche e tessili, che rappresentavano, insieme ai grandi insediamenti delle Partecipazioni Statali, a partire dai Cantieri navali di Palermo, il cuore della “sua” classe operaia. Tra queste la stessa Aeronautica sicula a lui tanto cara.
Gigi attraversò per intero, e diresse, le grandi lotte operaie di oltre un trentennio.
Dal luglio ’60 all’autunno caldo; dagli scioperi ai Cantieri Navali alla battaglia in difesa dell’elettronica siciliana. Alla lotta alla mafia: Cola d’Alessandro ed Accomando Alessi ai Cantieri, don paolino Bontà alla vecchia Sit Siemens: La mafia gestiva assunzioni ed appalti, perfino le portinerie delle fabbriche; ed il sindacato, la Fiom, era l’unico argine di una città dove il tessuto democratico era debole e solo la Cgil, e la Fiom, con le sue migliaia di militanti rappresentavano l’argine allo strapotere mafioso.
Ed il Pci, il suo partito, quello a cui era stato condotto dalla militanza sindacale. Così era un tempo…
Gigi è stato comunista tutta la vita. Comunista italiano, riformista, perché dalla cultura sindacale aveva imparato il linguaggio dell’unità, di Di Vittorio, di Lama, di Trentin. La consapevolezza che la politica delle alleanze è strategica se vuoi vincere e dare un senso alla tua lotta.
Come diceva Pio La Torre, che fu suo segretario della Camera del lavoro: spostare forze dal campo avverso verso il nostro….
Era questo, l’esercizio dell’unità, il carattere che ha mosso i dirigenti operai e gli intellettuali che avevano conosciuto il fascismo e la persecuzione. Non rimanere isolati, perché il prezzo che si paga è la sconfitta.
L’unità sindacale, l’unità della sinistra erano le precondizioni per conseguire la vittoria, e quella generazione ne fu profondamente interprete.
In ultimo, la chiarezza. Gigi era cresciuto in una scuola che parlava il linguaggio della schiettezza e della verità. Anche di fronte agli operai. Il sindacato guidava i lavoratori e non si “nascondeva” dietro i lavoratori. La trasparenza della discussione, la fermezza e la nettezza delle opinioni erano l’altra cifra di quella generazione.
La nettezza, appunto, con cui ha voluto lasciarci. Da un momento all’altro.
Oggi è il giorno del dolore non solo per i suoi cari, ed i suoi amici e compagni più cari. Ma per chi combatte per i diritti di tutti.
Emilio Miceli
IlSicilia.it, 31/3/23
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