Il poliziotto Biagio Melita |
Domani 29 marzo ricorre il 43mo anniversario della morte del poliziotto Biagio Melita, che possiamo considerare un corleonese d’adozione.
Un poliziotto che ha trascorso la sua vita, breve ma intensa, dedicandola totalmente ai valori della giustizia, della patria e dell’amicizia. I cittadini più anziani di Corleone lo ricordano come una persona gentile, educata e rispettosa di tutti. Gli articoli di giornale, nel passato, lo hanno ricordato per le sue operazioni di polizia giudiziaria, portate a termine contro la feroce e spietata cosca mafiosa dei “corleonesi”.
Ha partecipato all’arresto del famigerato boss mafioso Luciano Liggio il 14 maggio del 1964; è stato l’univo capace di riconoscere il mafioso Totó Riina, quando venne fermato a Corleone il 15 dicembre del 1963 con un falso documento intestato ad un’altra persona.
Biagio Melita con I colleghi. All'epoca era il responsabile del nucleo investigativo del commissariato |
Biagio Melita ha vissuto una vita professionale di altissimo livello. Entrato in polizia nel 1944, nei primi giorni di servizio in Puglia, grazie ad un suo intervento, venne arrestato, senza ulteriore spargimento di sangue, un uxoricida. Da quel momento venne per alcuni anni istruito dalla Polizia militare americana, con cui partecipò a numerose altre operazioni, soprattutto a Napoli contro il contrabbando di sigarette e la camorra.
Un uomo che seppe resistere ai tentativi di corruzione. Uno fra tutti: un costruttore organico alla mafia corleonese gli propose l’acquisto di un appartamento molto sotto costo, quasi regalato. La risposta di Biagio Melita, che abitava in una casa in affitto, fu: “grazie ma la casa di proprietà non mi interessa.”
In questi giorni abbiamo avuto a Corleone la visita del pronipote di Joe Petrosino, che - ironia della sorte - si chiama Nino Melito.
Assistendo al suo intervento presso il CIDMA di Corleone si sono potute notare numerose “convergenze” tra il grande poliziotto italo-americano ed il nostro poliziotto “corleonese”. Entrambi hanno iniziato la loro brillante carriera usando una scopa, di quelle antiche che si usano ancora per spazzare le strade. Incredibilmente Joe Petrosino, usando la scopa, ha salvato la vita al capo della Polizia di New Jork. Biagio Melita, invece, usandone il bastone, ha colpito al piede l’assassino della donna in Puglia, che si era barricato in una casa, armato di revolver, e ne ha permesso la facile cattura alla Polizia statunitense.
Analogia tra le innovazioni apportate al modo di condurre le indagini dei due poliziotti: Joe Petrosino si travestiva e praticava i locali malfamati per acquisire notizie.
Biagio Melita invece è stato il precursore del motto “la Polizia fra la gente”.
Tra i corleonesi onesti aveva numerosi amici che lo tenevano informato di tutto quello che succedeva in città. I suoi amici avevano la certezza della riservatezza assoluta delle informazioni. Biagio Melita non ha mai rivelato la fonte delle sue informazioni a nessuno, nemmeno ai superiori o ai magistrati.
Joe Petrosino era molto pratico di esplosivi tanto che fondò la squadra artificieri. Biagio Melita era stato conduttore di carri armati ed anch’egli era pratico di armi e polveri esplosive. Si dilettava con un suo amico di Corleone, proprietario di una cava, col confezionamento degli esplosivi per l’estrazione del materiale, tanto da insegnarlo ai suoi operai che successivamente lo cercavano sempre per ulteriori consigli.
Entrambe le figure ritenevano di mettere al primo posto nella loro vita il dovere ed il servizio alla propria patria sino all’estremo sacrificio.
Vogliamo ricordare così un “corleonese” che riposa nel cimitero cittadino, nella tomba di famiglia che ormai si è radicata in questo territorio. È la figura di un poliziotto che ha donato la sua vita per gli altri. Ricordiamo che Biagio Melita, a causa di una grave malattia contratta per il freddo e per le sigarette fumate in servizio, ad appena quarantasei anni fu congedato. Il decesso del Brigadiere della PS Biagio Melita avvenne a Corleone il 29 marzo 1980.
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