Zdenek Zeman |
di Zdenek Zeman
"Mi hanno fatto scontare le mie opinioni su farmacie e uffici finanziari, doping reale e amministrativo, muscoli innaturali e plusvalenze gonfiate, su un calcio sempre più business e sempre meno sport, su un Sistema colluso negli anni più bui del calcio italiano.
Ho pagato care certe verità, la mia carriera di vertice è stata condizionata e poi interrotta. Ma non mi sono mai pentito di ciò che ho detto e denunciato. Mi spiace solo che a subirne le conseguenze non sia stato solo io, ma anche le squadre allenate in quegli anni e i loro tifosi.
Ho fatto ciò che ritenevo giusto. Non esisteva per me un bivio. Non c’era un’altra strada da prendere. Per essere uno sportivo professionista conosco solo tre ingredienti: allenamento, alimentazione, riposo. Se mixati nella maniera giusta, bastano per correre, affrontare una stagione, ottenere performance ottimali. Qualsiasi altra scorciatoia non è più sport, ma un’altra cosa.
Quelle denunce del 1998 e tutti gli eventi successivi rappresentano per me un passato che non passa. La mia carriera e la mia figura sono rimaste indissolubilmente legate a quelle battaglie in solitudine. Io in un’aula di tribunale ci sono finito solo da testimone, mai da imputato. Ogni mia parola veniva passata al microscopio e si è cercato in tutti i modi di ridurmi al silenzio.
Sono stato deferito e quasi sempre punito per aver dichiarato quello che tanti sapevano, molti pensavano e nessuno aveva il coraggio di dire: che l’abuso di farmaci metteva in pericolo la salute degli atleti, che certe plusvalenze rappresentavano una truffa, che i passaporti falsi erano un reato, che i campionati venivano falsati.
Nessuno ha subito niente per gli attacchi nei miei confronti. Io invece ho dovuto ingaggiare avvocati per difendermi, ho pagato multe altissime, sono stato screditato. Più di un dirigente ha confessato che c’era chi gli diceva: «Non prendete Zeman o la pagherete cara». Non ho mai voluto fare la vittima, ma oggi dico: non è stato giusto."
Zdenek Zeman
Fonte: autobiografia "La bellezza non ha prezzo"
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