di NELLO TROCCHIA
Molti dei partecipanti al sistema delle cene di Arcore e agli strascichi di favori e pagamenti sono già stati condannati in via definitiva. Nel 2009 l'ex moglie Veronica Lario aveva già capito tutto sul Cavaliere
Il centrodestra, a partire dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, festeggia l'assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby ter, ma una sentenza di primo grado, fondata su un cavillo che altri giudici avevano interpretato diversamente, non lava le condotte dell'ex presidente del Consiglio.
Il pregiudicato per frode fiscale Berlusconi ha mentito al paese, ha beneficiato di un circolo prostitutivo presso le sue dimore, ha pagato escort e si è così sottoposto a possibili ricatti e ritorsioni portando il paese a un passo dalla bancarotta, nel 2011. Un paese che, nei consessi internazionali, perdeva ruolo e prestigio per gli scandali di un presidente travolto da questioni di letto e bagordi.
Un primo ministro che a telefono parlava con i procacciatori di escort vantandosi che alle serate avrebbero partecipato manager Rai e che le ragazze avrebbero avuto l'occasione di svoltare il loro destino. Vicende che hanno gettato disdoro sulle istituzioni, mercificato i corpi delle donne, reso vulnerabile la presidenza del Consiglio .
L'entusiasmo
Ci sarebbe da tacere, da prendere le distanze, ma le destre festeggiano l'assoluzione. Alcuni di loro, con dieci anni in più, sfilavano da parlamentari davanti al palazzo di giustizia di Milano per protestare contro la procura che osava indagare il loro capo.
Era il marzo 2013, all'epoca non esisteva il fantomatico reato di rave, ma di certo l'immunità li avrebbe salvati. C'erano anche quelli che ora tacciono come Mariastella Gelmini, oggi parlamentare renzian-calendiana, che all'epoca parlava di «persecuzione giudiziaria» e di «difesa della democrazia». C'era chi, giornalisti compresi, credeva alla panzana di Ruby come nipote del presidente egiziano, Hosni Mubarak. Torniamo ai processi.
Berlusconi è stato assolto dall'accusa di corruzione giudiziaria e falsa testimonianza, insieme alle olgettine, nel processo Ruby ter perché secondo il collegio, presieduto dal giudice Marco Tremolada, lo stesso dell'assoluzione Eni-Nigeria, nei processi Ruby uno e Ruby bis, le donne sono state ascoltate erroneamente come testimoni e non come indagate di reato connesso. Da indagate avrebbero potuto mentire in presenza di avvocato. Ma all'epoca la procura aveva deciso di non iscriverle nel registro degli indagati perché non ancora si era materializzata la discrasia tra quanto emerso e quanto dichiarato, interpretazione condivisa da vari giudici che si sono espressi sul caso.
Un cavillo ha mandato assolto Berlusconi e le imputate che hanno ricevuto dall'ex cavaliere dieci milioni di euro in ogni genere di utilità, ora si attendono le motivazioni per l'eventuale ricorso della procura. L'ex primo ministro era già stato assolto definitivamente nel processo Ruby uno dalle accuse di concussione e prostituzione minorile, dopo la condanna in primo grado.
Tutto ruota attorno alla figura di Karima El Mahroug, la giovane marocchina che è stata portata a villa San Martino dove si è accompagnata a Berlusconi in diverse notti in cambio di soldi e altre utilità quando era ancora minorenne.
L'allora primo ministro si era speso per farla rilasciare dalla questura, nel 2010, accusata di furto, da lì iniziano i guai giudiziari.
La prostituzione c'è stata, mancano le prove che Berlusconi conoscesse l'età della minorenne e così è scattata l'assoluzione che ha riguardato anche il primo reato. Ma cosa resta di 13 anni di indagini, processi e sentenze?
Fatti e ciarpame
Restano i fatti e quelli sono incontrovertibili e scolpiti nei pronunciamenti passati in giudicato. La prima sentenza pubblica inappellabile sulle condotte del fu cavaliere è contenuta nelle parole che ha scritto la sua ex moglie, Veronica Lario. Correva l'anno 2009 e Berlusconi aveva già mandato avvisaglie al paese con la fuga a Casoria per il compleanno, i 18 anni, della giovane Noemi Letizia. Non certo un impegno istituzionale.
La sintesi di Veronica Lario nel 2009 in una lettera a Repubblica, all'epoca quotidiano nemico di Berlusconi, è rimasta come sintesi di quegli anni. Parlava di «ciarpame senza pudore» in merito alle scelte che maturavano nelle fila del Pdl, il partito che teneva insieme Forza Italia e gli ex An.
La candidatura e l'elezione, in consiglio regionale, di Nicole Minetti erano la riprova della bontà di quelle parole. Minetti è stata una delle procacciatrici di prostitute per Berlusconi, condannata in via definitiva nel Ruby bis.
Lario consegna parole che sono sentenza, «non posso stare con un uomo che frequenta minorenni» e ragazze ridotte a essere «figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica».
Una lettura confermata dalle intercettazioni telefoniche. «Lui mi ha chiamato per dirmi, 'ti darò quanti soldi vuoi, l'importante è che passi per pazza, per sparacazzate, passi per pazza, non devi raccontare la verità' (…) Devo aspettare solo la maggiore età, avrò tanti soldi, avrò la fama, di che cazzo devo avere paura», dice Karima "Ruby" El Mahroug al telefono nel 2010.
Le prime dichiarazioni della giovane confermano il quadro che sarà dettagliato nella sentenza, diventata definitiva, a carico di Emilio Fede, Nicole Minetti e di Lele Mora che si prodigavano per trovare escort per il capo, fondata sulla base dei riscontri raccolti, intercettazioni e dichiarazioni.
«La corte di Cassazione riteneva provata l'attività prostitutiva svolta da El Mahroug con riferimento alla sinallagmaticità dell'attività sessuale svolta dalla ragazza in favore di Berlusconi e ai compensi in denaro da costui erogati in favore della giovane in occasione delle varie serate nelle quali la stesa si trovava in Arcore», si legge nella sentenza d'appello bis che conferma le condanne per Minetti e Fede, risalente al 2018.
Soldi, regali, promesse di lavoro, utilità che sono stati elargiti alle olgettine alle quali Berlusconi, per il tramite di Minetti, pagava anche un alloggio. Giovani che frequentavano Arcore e chiedevano sempre di più all'allora primo ministro, esponendo ruolo e carica al rischio ricatto.
Un dato che addirittura è stato evidenziato dagli stessi avvocati dell'ex cavaliere quando in aula, nel processo Ruby ter, per smontare la tesi della procura, hanno sostenuto che non ci sarebbe stato nessun "germoglio" di un presunto accordo corruttivo tra l'ex premier e le ragazze, a cui il leader di Forza Italia ha dato soldi «come ristoro» per i danni dello scandalo mediatico e che, poi, in alcuni casi hanno pure tentato di ricattarlo.
Due donne
Brindano e festeggiano le parlamentari forziste per l'assoluzione, le ritroveremo impegnate presto in una giornata o in una dichiarazione di vicinanza a favore delle donne. Peccato dimentichino chi, in questa storia lunga 13 anni, ha avuto la vita rovinata, ma ha mantenuto intatta la propria dignità rinunciando al «circuito prostitutivo trifasico», prima la cena, poi il bunga bunga e poi le notti con il sultano.
Donne che hanno saputo dire di no nonostante la tenera età e le sirene del potere. Hanno continuato a credere nella giustizia raccontando quello che sapevano, si tratta di Chiara Danese e Ambra Battilana. Sono state considerate totalmente credibili per ogni ordine e grado di giudizio. Cosa hanno raccontato? Quando, il 22 agosto 2010, sono andate ad Arcore convinte da Emilio Fede, che aveva promesso loro un posto di lavoro televisivo come "meteorine", lautamente retribuito, sono fuggite dopo aver visto gli spettacolini, subito palpeggiamenti, assistito al giro della statuetta di Priapo tra le altre ragazze che, nude, si strusciavano su Berlusconi che le chiamava le «sue bambine».
Danese ha ricordato quella sera quando è stata ascolta nel processo Ruby ter. «Ho visto e subito una violenza fisica e psicologica, ho sofferto tanto, anche ora sono in cura e prendo dei farmaci. Mentre Berlusconi ci accompagnava ci toccava dietro, a me e Ambra, io avevo paura», ha detto prima di piangere in aula e interrompere il suo racconto. Quando disse no all'uomo più potente d'Italia, aveva solo 18 anni. Berlusconi è stato assolto, ma una sentenza non cancella tutto questo.
Domani.it, 17/2/2023
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