Il presidente regionale di LegaCoop Parrino: “ Settemila aziende rischiano di chiudere”. Anche Schifani chiede modifiche al decreto del governo Meloni
di CLAUDIO REALE
La stima, di fronte agli iscritti di LegaCoop, la fornisce il direttore dello Svimez, Luca Bianchi: «In ballo ci sono 3 miliardi di euro » . Perché a tanto ammonta in Sicilia il credito ammesso in detrazione per il superbonus che adesso con un tratto di penna il governo Meloni vuole impedire di cedere alle banche: «Sarebbe una catastrofe per il sistema imprenditoriale siciliano», dice senza giri di parole il riconfermato presidente di LegaCoop Sicilia Filippo Parrino: uno tsunami che secondo Parrino travolgerebbe 7mila delle 14mila imprese che hanno avuto accesso al superbonus e che lascerebbe sul terreno migliaia di lavoratori. Anche qui una stima precisa non c’è, ma si viaggia a spanne: «Fra 7 e 10mila posti di lavoro», calcola in platea il vicesegretario nazionale del Partito democratico Giuseppe Provenzano.
«Si cancella un fattore che ha permesso all’occupazione del comparto di crescere dell’8 per cento nel 2022, trainando l’occupazione generale a un più 2,8», rilancia Bianchi.Il punto è che quello che arriva dalla Sicilia è un coro di “ no”. Che travalicano i confini di maggioranza e opposizione: la prima a pronunciarsi nel centrodestra era stata ladeputata regionale forzista Bernardette Grasso, secondo la quale lo stop alla cessione dei crediti « getterebbe nel baratro centinaia di imprese siciliane, che vantano crediti per oltre 200 milioni di euro attualmente bloccati » , ma assume un peso maggiore la presa di posizione del presidente della Regione Renato Schifani. «Mi auguro — osserva — che in sede di conversione del decreto del governo nazionale siano inserite le opportune verifiche per limitare al massimo l’impatto per le imprese del settore». Parole che fanno il paio con quelle dell’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, anch’egli forzista, che chiama in causa il meloniano Gaetano Galvagno. « Durante il percorso della Finanziaria — sillaba — abbiamo sospeso la seduta per confrontarci con tutte le forze politiche e comprendere come risolvere la questione della cessione dei crediti. È stata una riunione che ha chiesto il presidentedell’Assemblea Galvagno. Affronteremo il problema in una seduta della conferenza dei capigruppo».
« Questa — incalza invece da sinistra Provenzano, che ne approfitta per una stilettata al candidato segretario Stefano Bonaccini e all’uscente Enrico Letta — è una scelta scellerata che mina il sistema economico italiano. Serve una mobilitazione.Nel mio partito c’è chi dice che questo governo è capace. Sì, è capace di affossare l’Italia».
Tutto intorno c’è il coro di proteste degli addetti ai lavori. «In Sicilia — ricorda Parrino — avevamo una Regione che finanziava l’edilizia attraverso le cooperative di abitanti. Quando quella misura si è interrotta si è creato un vuoto nel sistema imprenditoriale, colmato poi solo in parte dal superbonus. Bloccare anche questo spingerebbe sul lastrico le imprese». «In quel decreto — gli fa sponda il presidente nazionale di LegaCoop, Maurizio Lusetti — c’è una duplice valenza. Noi giudichiamo positivamente la parte sul Pnrr, ad esempio il commissariamento degli enti locali in caso di ritardi e il miglioramento delle misure per l’assegnazione dei bandi, ma il blocco del 110 per cento crea enormi difficoltà. Martedì ci sarà un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Bisogna rianalizzare la questione».
« È una sorta di ghigliottina calata, improvvisamente, sulla testa di imprese, lavoratori, professionisti e famiglie — dice la Cna siciliana — le conseguenze sembrano non essere chiare solo per chi siede a Palazzo Chigi. Si rischia un pesante shockper l’economia siciliana con danni irrimediabili per l’intera filiera».
Sullo stesso fronte i sindacati: « Il blocco della cessione dei crediti del superbonus — attacca il segretario della Cgil Sicilia, Alfio Mannino — è una misura contro il Sud. Bloccherà la ripresa del settore edile, metterà a rischio migliaia di posti di lavoro, contribuirà a indebolire le prospettive di sviluppo. È necessario un largo fronte di opposizione ma anche di proposta politica, a partire dalla rigenerazione della pubblica amministrazione e da un nuovo piano per il lavoro». «A Palermo — aggiunge il segretario Fillea- Cgil Piero Ceraulo — ha portato 4mila lavoratori in più negli ultimi due anni. Il mancato introito dei crediti già maturati e la definitiva chiusura dei meccanismi incentivanti stanno generando un corto circuito del sistema imprenditoriale che colpirà famiglie e lavoratori».
La Repubblica Palermo, 19/2/2023
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