Nel portafogli il capomafia teneva la foto del nipote morto in montagna nel 2021
Umberto Lucentini
Una «stanza riservata», quello che per comodità viene definito il «secondo covo» di Matteo Messina Denaro, è in una stradina del centro di Campobello di Mazara, nell’abitazione di Errico Risalvato, che nel 2019 subì una perquisizione per i sospetti legami col boss. In via Maggiore Toselli 32, a 90 metri di distanza dall’appartamento di vicolo San Vito dove il boss viveva, la Dda di Palermo è arrivata grazie ad una segnalazione del Gico della Guardia di Finanza. Dopo un summit col procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, e l’aggiunto Paolo Guido, a cui hanno preso parte il colonnello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, e il colonnello del Ros, Lucio Arcidiacono, il via al blitz.
Trovate pietre preziose
Nell’appartamento all’interno dell’immobile di una palazzo a due piani, i controlli sono iniziati intorno all’una: dietro la parete scorrevole di un armadio si accede ad un piccolo locale che custodisce diverse scatole, alcune vuote e altre con diversi documenti. Secondo fonti qualificate, sono stati trovati anche gioielli, collane, bracciali e pietre preziose di dimensioni consistenti: sarà una perizia ad accertare l’autenticità e il valore dei gioielli e delle pietre.
C’è un altro, importante passo avanti nelle indagini sulla rete di fiancheggiatori di Messina Denaro: ieri mattina i carabinieri del comando provinciale di Trapani hanno perquisito il reparto di Oncologia dell’ospedale Sant'Antonio Abate alla ricerca del primo esame istologico effettuato da Matteo Messina Denaro, quello che diagnosticò il tumore al colon. Al vaglio degli inquirenti la posizione del primario Filippo Zerilli (ieri assente per malattia) e di altri medici del reparto (l’approfondimento in un articolo a pagina 4, ndr).
Le indagini del Gico
All’appartamento di Campobello di Mazara, gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sarebbero arrivati grazie all'analisi di alcuni dati catastali uniti ad una serie di informazioni che, con un'analisi del contesto in cui è inserito Risalvato, ha consentito di localizzare il luogo che sarebbe stato utilizzato da Messina Denaro. Il blitz in via Maggiore Toselli 32 vede coinvolto anche il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri, il Ris, che ha perlustrato l’immobile alla ricerca di tracce biologiche significative che possano ricondurre al capomafia di Castelvetrano ora in trappola.
Pagava anche con una carta
Intanto, dalle testimonianze di chi ha frequentato per motivi medici la casa di cura La Maddalena nello stesso periodo in cui Messina Denaro si sottoponeva alle sedute di chemioterapia, si apre il capitolo del metodo con cui il boss faceva acquisti. Messina Denaro usava sicuramente soldi in contanti, specie per le piccole spese, ma anche una carta di pagamento per gli esborsi più elevati. C’è anche questo aspetto da chiarire nella vita quotidiana di Messina Denaro. Come e chi riforniva di euro il boss? Di certo, nelle giornate in cui si sottoponeva alle terapie, andava al bar ed era solito offrire qualcosa agli altri pazienti con i quali aveva stretto un rapporto di confidenza, e tirava fuori dalla tasca una carta di pagamento per saldare il conto.
Quella foto del nipote
Ma nel portafogli di Messina Denaro, il giorno della cattura, oltre ai contanti, alle ricette mediche, agli scontrini per gli acquisti, c’era una fotografia particolare: quella di Gaspare Allegra, il nipote - figlio della sorella Giovanna e di Rosario- morto nel marzo del 2021 durante una gita nella montagne che guardano il lago di Como, sopra Lecco. Una pagina evidentemente dolorosa per il boss: Gaspare, 37 anni compiuti pochi giorni giorni prima di morire, aveva lasciato Castelvetrano e la Sicilia per trasferirsi ad Abbiategrasso. Troppo pesanti le ombre che gravavano su di lui per via della parentela con l’allora superlatitante. Troppo ingombrante il ruolo che il padre Saro (che morirà il 13 giugno 2019, a 65 anni, per un aneurisma cerebrale, mentre era ricoverato in ospedale a Terni) aveva avuto come fiancheggiatore del boss, tanto da finire sotto processo. Pesanti anche per i rischi che incombevano su futuro del fratello Francesco, più giovane di lui, finito in un’inchiesta legata alla gestione di macchine da gioco clandestine. Così, dopo gli studi a Castelvetrano e quelli universitari, il giovane Allegra aveva deciso di intraprendere la carriera di avvocato e aveva potuto completare il tirocinio presso il legale del padre, l’avvocato Giovanni Ferro, che ha a Gibellina un avviato studio. Fatti i conti con il peso della parentela, e spinto dai consigli della madre e di chi lo conosceva professionalmente, a cambiare aria. Aveva così scelto di andare a vivere ad Albairate, in provincia di Milano, e di lavorare in uno studio legale di Abbiategrasso. L’incidente avvenne sulla Grigna Settentrionale, a 1.600 metri di quota, in un tratto ghiacciato e ancora innevato. Gaspare scivolò in un canalone impervio sotto gli occhi del Francesco. Che non ha potuto fare nulla per salvargli la vita.
GdS, 19 gennaio 2023
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