In diecimila hanno affollato la cattedrale per il funerale del missionario laico Lo strazio dei genitori è quello della città. Tanti sulla sedia a rotelle hanno assistito al rito funebre a pochi passi dal feretro A terra davanti alle prime panche c’erano i bambiniLe pagine del Vangelo sulla cassa in legno grezzo Il toccante ricordo di don Pino e l’intervento delle nipoti I messaggi del Papa e di Mattarella
di Claudia Brunetto
«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato». Le parole del Vangelo di Matteo aperto sulla bara di Biagio Conte erano impresse sui volti delle oltre diecimila persone che ieri hanno invaso l’interno della cattedrale, il sagrato e le vie attorno per i funerali del missionario laico. C’erano i poveri a cui lui ha dato da bere e da mangiare e un posto dove dormire. I malati che ha accudito fino a quando non si è ammalato pure lui.
Ma anche i tanti, tantissimi, a cui ha regalato la speranza di una nuova vita in un momento di disperazione, a cui ha fatto vedere un nuovo inizio proprio quando tutto sembrava finito. Un popolo venuto fuori dal ventre della Palermo invisibile per piangere, urlare, applaudire il figlio, il padre, il fratello Biagio incontrato sul cammino della vita. Adesso che non c’è più restano aggrappati a lui con tutte le forze. Tanti sulla sedia a rotelle hanno assistito alla messa a pochi passi dal feretro, seduti a terra davanti alle prime panche c’erano i bambini e le donne della missione femminile con un grande striscione: «Uniti per un mondo migliore» . Le ultime parole, rivolte alla comunità pochi giorni prima di morire.«Santo subito, santo subito», ha urlato la folla a più riprese durante la celebrazione. E applausi, applausi, fino a quando la bara, ancora una volta portata a spalla dai suoi, ha lasciato il duomo con un volo di colombe bianche. Già alle otto del mattino la cattedrale era piena di gente in arrivo anche dal resto della Sicilia. Tutti volevano sfiorare la bara con una mano o con un bacio. Il segno della croce, una preghiera bisbigliata. La mamma Maria e il papà Giuseppe si sono soffermati per provare a stringere il loro figlio per l’ultima volta. Per tutto il tempo dei funerali hanno tenuto fra le mani una foto di Biagio risalente agli anni Novanta accanto a Vincenzo Agostino che continua a cercare la verità sul figlio poliziotto, ucciso dalla mafia nel 1989. Anche ieri, Agostino, era in cattedrale per testimoniare il percorso «giusto» del santo laico.«Sarà sempre con noi — ha detto la mamma di Conte — Biagio è vivo, Biagio non ci abbandona. Lui era per tutti e così sarà sempre». L’hanno voluto dire anche le quattro nipoti, figlie delle due sorelle di Conte, sedute nelle prime panche. «Riuscivi a sopportare il dolore degli altri e cercavi di alleviarlo — ha detto singhiozzando Simona Leta, una delle nipoti — Quando raccontiamo la tua storia le persone si stupiscono che un uomo solo potesse fare tutto questo, ma tu non eri solo. Eri con Dio che ti ha mandato tanta gente che aveva bisogno. Non hai mai giudicato nessuno, accoglievi tutti senza distinzione» . E per la prima volta ha parlato anche don Pino Vitrano, dal giorno della morte di Conte travolto dal fiume di gente in arrivo alla camera ardente, travolto dalle questioni burocratiche e dal quotidiano delle dieci missioni Speranza e carità.
«Grazie fratellino mio Biagio — ha detto il sacerdote — Adesso mi accorgo che quando ti ho conosciuto alla stazione centrale mentre ero in cerca di un ragazzo dell’Albergheria, in realtà il giovane che si era perso ero io. E tu mi hai accolto. Aiutaci a essere santi subito, adesso è il nostro turno di prendere la croce e seguirti. Ci hai testimoniato che la mafia si può vincere con la santità della vita» . Anche don Pino ha pianto ieri. Per la prima volta da quando fratello Biagio si è aggravato.
A rendere omaggio a Conte, ieri, c’erano anche i rappresentanti di tutte le istituzioni. Le offerte raccolte durante la celebrazione sono state donate alla missione di Conte che adesso dovrà riorganizzarsi per andare avanti. Dall’altare sono stati letti i messaggi di Papa Francesco e del presidente della Repubblica arrivati il giorno della morte del missionario. Ieri, in apertura della riunione del Consiglio supremo di difesa, Mattarella ha sottolineato la grande partecipazione popolare alle esequie del missionario laico «che manifesta gli autentici sentimenti che animano la società italiana». Tra i fiori attorno alla bara c’era anche una lettera scritta a mano: «Quando ti ho incontrato la prima volta ero disperato alla ricerca di un lavoro, tu mi hai accolto e hai pregato per me. Custodirò sempre il momento di quell’incontro».
La Repubblica Palermo, 18/1/2023
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